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Anche i pazienti con demenza grave rispondono alla musica

musicaLa musica ha fascino per lenire le sofferenze anche di quelli che soffrono di Alzheimer avanzato.

Questa è la scoperta fondamentale di una nuova ricerca incoraggiare dalla Francia, che ha trovato che la musicoterapia migliora lo stato d'animo dei pazienti fino a quattro settimane dopo la conclusione di un programma di 1 mese.


E' l'ultimo di una serie di studi che puntano alla terapia con la musica come strumento efficace nel trattare la demenza. L'Associazione Italiana Psicogeriatrica ha appena esaminato 32 studi pubblicati negli ultimi dieci anni, e ha trovato un modello di riduzione significativa dei sintomi quali depressione, deliri e allucinazioni. Il nuovo studio francese, pubblicato nella rivista Music Perception, è (come la maggior parte degli studi di persone che soffrono di demenza) basato su un campione molto piccolo: 11 persone. Ma è stato strutturato per fornire un confronto diretto tra la musicoterapia e un approccio terapeutico alternativo: in particolare, mangiare e cucinare.


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I pazienti, ospiti di una casa di riposo francese per anziani ai quali era stato diagnosticato l'Alzheimer di grado grave, hanno partecipato a otto sessioni (ciascuna della durata di due ore) nel corso di quattro settimane. In base al progetto, ciascuna delle sessioni alternavano attività passive e attive. I cinque partecipanti al gruppo della musica "erano seduti in cerchio intorno a un tavolo sul quale sono stati collocati vari strumenti musicali (principalmente percussioni)", scrive il gruppo di ricerca guidato da Sylvain Clement (foto) dell'Université de Lille, nel nord della Francia. Veniva suonata una selezione di brani proposti dagli stessi pazienti, che venivano incoraggiati ad accompagnare la musica "battendo, sfregando o scuotendo" gli strumenti a percussione. "Tra una canzone e l'altra, i pazienti sono stati incoraggiati a esprimere i loro sentimenti circa l'ascolto musicale e cercare di verbalizzare i ricordi evocati dalla musica", scrivono i ricercatori.

 

I sei membri del gruppo di cucina "erano seduti attorno a un tavolo sul quale erano collocati gli utensili e gli ingredienti necessari per preparare un dessert". Durante ogni sessione hanno creato insieme un dessert semplice come una torta di mele o una macedonia di frutta, "tagliando, pelando, misurando le quantità e mescolando gli ingredienti" e degustandoli nel progredire dell'attività. Come nelle sessioni musicali, "i partecipanti sono stati incoraggiati a esprimere i propri sentimenti sul cibo e a cercare di verbalizzare i ricordi evocati dal cibo", scrivono i ricercatori.


Lo stato mentale dei partecipanti è stato valutato all'inizio, a metà e alla fine delle quattro settimane del programma, e ancora due settimane e quattro settimane più tardi. I ricercatori hanno utilizzato tre misurazioni separate della salute emotiva dei pazienti: le espressioni facciali, il vocabolario e l'umore generale. "I principali risultati sono stati che la musica era più efficace rispetto alla cottura nel migliorare lo stato emotivo dei pazienti con Alzheimer", scrivono i ricercatori. In particolare, la musicoterapia aumenta i punteggi su tutte le tre misurazioni sia a metà che alla fine del programma di quattro settimane. Inoltre, gli stati d'animo dei pazienti sono rimasti significativamente elevati per quattro settimane dopo la conclusione.

"Al contrario dell'intervento musicale, le sessioni di cucina non avevano quasi alcun effetto positivo sullo stato emotivo dei pazienti di Alzheimer", scrivono i ricercatori.


La differenza è impressionante, dal momento che i due gruppi di attività erano simili in molti modi: entrambe suscitavano sensazioni forti e piacevoli (ascoltare musica e degustare dolci), e entrambe coinvolgevano interazioni piacevoli. Clement e i suoi colleghi non sono sicuro del perchè la musicoterapia fosse molto più efficace. Ma notano che, in uno studio del 2009 pubblicato in francese, hanno trovato che la musicoterapia migliora l'umore dei pazienti con Alzheimer molto più che la partecipazione ad un laboratorio di pittura (anche se le arti visive hanno i loro partigiani).


"Sembra che gli interventi musicali possano avere uno specifico effetto benefico sullo stato emotivo dei pazienti con Alzheimer"
, concludono i ricercatori. Anche se sono necessari altri studi e più grandi, sembra che un modo particolarmente efficace "di produrre effetti emotivi duraturi sul benessere dei pazienti" sia il battere il tempo [musicale] di brani preferiti.

 

 

 

 

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Pubblicato da Tom Jacobs su Pacific Standard il 9 Luglio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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