Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ricerca di Alzheimer: uno sforzo lungo e arduo, più di 100 anni per capire, trattare, prevenire

christian behl alzheimer disease research book

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia complessa del cervello legata all'età; è la causa più frequente di demenza e una minaccia per le nostre società che invecchiano. Queste sono le poche conclusioni sulle quali c'è il consenso di quasi tutti i ricercatori di MA.


Molte altre questioni, ad esempio che si tratti di una malattia definita entità singola piuttosto che una sindrome più ampia indefinita, quali sono le cause effettive e quali terapie o percorsi di prevenzione da perseguire, sono ancora tutti soggetti a ricerche intense sin dall'introduzione dell'etichetta 'Morbo di Alzheimer' nel 1910.

 

Anni '90: problema risolto, caso chiuso?

Circa 30 anni fa, stavo partecipando attivamente a quella che poteva, a posteriori, essere chiamata 'l'era d'oro della ricerca sul MA', che si concentrava principalmente sulla biologia di un piccolo peptide che si deposita nel cervello di MA, il 'peptide amiloide-beta' (Aβ). A quel tempo, molti fili sciolti si erano riuniti; dati entusiasmanti da genetica, biochimica e biologia cellulare si adattavano come un puzzle che rivelava il quadro dell'«ipotesi cascata amiloide».


Alla fine degli anni '90, la causa di questo disturbo di memoria progressivo e fatale appariva risolto e tutta la colpa veniva data al peptide Aβ presente nel cervello degli individui con MA. Nonostante le incoerenze concettuali e le continue critiche a questa visione lineare causa-effetto della malattia, gran parte della comunità di MA l'ha accettata. Tuttavia, si è rivelato tutto molto più complicato.

 

Un'ipotesi ampiamente accettata è rimasta bloccata per anni e persa nella traslazione (clinica)

Poiché l'età è uno dei principali fattori di rischio del MA, nelle mie ricerche, ho iniziato a lavorare sul collegamento tra i cambiamenti ormonali legati all'età e il processo di riciclaggio delle proteine intracellulari chiamato 'autofagia' nel contesto della neurodegenerazione. Dopo essere tornato più di recente alla ricerca di MA focalizzata, mi sono reso conto che la maggior parte delle pubblicazioni sul MA sosteneva un ruolo causale dell'Aβ.


Tuttavia, ho anche scoperto un numero crescente di discussioni critiche che attaccano il concetto di malattia-Aβ a causa dei molti studi clinici anti-Aβ falliti dagli anni 2000. Vedendo questa discrepanza tra l'opinione «l'amiloide è il grilletto causale della malattia» da un lato e la mancanza di una traslazione di successo nelle cliniche dall'altro, mi sono incuriosito.


Leggendo molta letteratura, parlando con i leader cruciali nel campo del MA e frequentando le conferenze di MA, mi sono sempre più immerso nell'argomento. Per me, è stato come essere in una spedizione, come remare lungo il Rio delle Amazzoni con i suoi boschi densi e il delta ampiamente ramificato. Mi sono perso tra i numerosi bracci laterali, eppure mi sono sempre tirato indietro al braccio principale, una metafora che poteva rappresentare la continua riconferma della convenzione in letteratura, la 'cascata amiloide'.


Questa ipotesi ha dominato la ricerca sul MA per tre decenni ed è anche la base scientifica delle terapie anti-amiloidi introdotte di recente, che mirano a rimuovere immunologicamente il peptide dal cervello, come ad esempio, gli anticorpi anti-amiloide Lecanemab e Donanemab (rif.1 e 2)


Nel corso degli anni non c'è stata proprio carenza di ipotesi alternative non-amiloidi e il fatto che la 'cascata amiloide' le sovrastasse tutte dovrebbe essere sufficiente per cercare le ragioni della sua tenace persistenza.


"Ogni volta che una teoria ti sembra l'unica possibile, prendila come segno che non hai capito né la teoria né il problema che doveva risolvere".


Queste parole del filosofo ed epistemologo britannico Karl Raimund Popper nel 1972, per quanto provocanti possano apparire, sottolineano certamente la necessità di esaminare sempre la soluzione più ovvia nella scienza; e ciò si deve applicare in particolare quando si tratta di decodificare una questione scientifica con un alto impatto sulla salute umana. Bisogna chiedere, cosa è successo a tutte le rispettabili opinioni alternative sul MA del secolo scorso e perché si sono perse o quasi dimenticate? Avevano semplicemente torto?

 

La traiettoria della ricerca sul MA dall'inizio fino ad oggi

Il rapporto della spedizione - per così dire - che evidenzia il risultato del mio 'viaggio in Amazzonia' è intitolato Alzheimer’s Disease Research - What Has Guided Research So Far and Why It Is High Time for a Paradigm Shift (La ricerca sull'Alzheimer - Cosa guidato la ricerca finora e perché è giunto il momento di un cambio di paradigma).


Questo libro mira a mostrare gli entusiasmanti inizi della ricerca di MA, l'evoluzione delle ipotesi della malattia, gli alti e bassi e lo status quo odierno delle terapie e della prevenzione del MA (rif.3). Questa storia di ricerca discute l'ovvia divisione e il conflitto tra diversi campi di ricerca, l'insistenza ortodossa su determinate opinioni e il parziale abbandono dei dati chiave che sfidano le convenzioni.


Affronta anche le molte domande ancora aperte sulla patogenesi del MA e le sue strade terapeutiche. Ecco alcuni eventi chiave e sviluppi nello studio del MA, come indicato nel libro.

  • L'introduzione dell'etichetta 'Malattia di Alzheimer' da parte di Emil Kraepelin nel 1910. Kraepelin era il mentore di Alois Alzheimer che ha descritto per la prima volta le cosiddette caratteristiche del MA. È interessante notare che Oskar Fischer, un collega scienziato di un laboratorio 'rivale' di Praga, ha osservato patologie simili a quelle descritte da Alzheimer nel 1906.
  • Lo sviluppo della ricerca sulla demenza per oltre 100 anni nel contesto dello spirito del tempo, il convergere di alcuni scienziati in alcuni punti ('think tank') e l'avvento di nuove misure sperimentali.
  • I percorsi che hanno portato all'approvazione di farmaci di MA, a partire dalla 'ipotesi colinergica' e 'glutamatergica' e l'inizio della ricerca amiloide che ha seguito la divulgazione della composizione biochimica (sequenza di aminoacidi) del peptide Aβ nel 1984.
  • La corsa allettante alla clonazione del gene precursore del peptide amiloide (APP) tra i diversi laboratori nel 1987 e l'avvento dell'«ipotesi cascata amiloide», comprese le prime critiche, rivalutazioni e modifiche. È interessante notare che questa ipotesi segue paradigmaticamente il corso definito epistemologicamente di una 'ipotesi' e appare matura per un cambio di paradigma.
  • Vari concetti alternativi di malattia, che vanno dall'attenzione all'altro segno distintivo, la proteina tau, e ai cosiddetti grovigli, alla disfunzione dei mitocondri, allo stress ossidativo, al metabolismo lipidico disturbato, al ruolo delle infezioni, al fallimento nella funzione endosomiale-lisosomiale e molto di più; alcune di queste alternative consolidate escludono, altre includono, un ruolo del peptide Aβ.
  • Forze trainanti cruciali delle direzioni di ricerca sul MA, tra cui l'impatto di riviste di alto rango, associazioni, industria farmaceutica e protagonisti come gli 'influenzatori' della ricerca.
  • Le terapie anti-amiloidi recentemente introdotte, percorsi molecolari che stanno attualmente attirando molta attenzione e le tracce perdute del Redux degli anni '90, che potrebbero portare a nuove terapie indipendenti dall'amiloide in futuro.
  • Le possibilità di prevenzione e un approccio terapeutico più personalizzato che riconoscono il MA come malattia altamente individuale.


Vagliando la letteratura, può sembrare che per molti nel campo del MA, sia di massima priorità la prova ultima corretta dopo aver seguito per decenni l'ipotesi tradizionale (la 'cascata amiloide'); per me, questo è completamente superfluo. Dopo una odissea di ricerca durata più di un secolo, l'unica priorità dovrebbe essere quella di ottenere una terapia convincente ed efficace, indipendentemente da quale fondamento scientifico c'è alla base; indipendentemente dal fatto che la soluzione sia 'convenzionale' o 'laterale'.


Lo sviluppo della ricerca sul MA ha fornito un'enorme quantità di eccellenti dati e fatti scientifici, specialmente negli ultimi 30 anni, ma ha anche portato a incomprensioni e sovra-interpretazioni. Ad oggi, non c'è una cura in vista, e la ricerca sul MA mantiene ancora questioni fondamentali e molti misteri, che potrebbero non essere risolti senza un'apertura significativa del campo di ricerca, un cambio di mentalità e comunque di paradigma.

 

 

 


Fonte: Christian Behl PhD, professore e direttore dell'Istituto di Patobiochimica della clinica dell'Università Johannes Gutenberg di Mainz/Germania

Pubblicato su Psychology Today (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  1. CH van Dyck et al. Lecanemab in Early Alzheimer's ... NEJM, Jan 2023, DOI
  2. JR Sims et al. Donanemab in Early Symptomatic Alz ... JAMA, Aug 2023, DOI
  3. Christian Behl. Alzheimer’s Disease Research—What ... Springer, 2023, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Farmaco per Alzheimer non cambia l'eliminazione dei rifiuti a breve termi…

24.11.2025 | Ricerche

Dopo il trattamento con il farmaco, le scansioni MRI non mostrano alcun cambiamento a breve termi...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)