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Infezione e infiammazione sistemica portano al declino cognitivo e problemi comportamentali nell'Alzheimer


Uno studio pubblicato sulla rivista Neurology (infiammazione sistemica e la progressione della malattia nell'Alzheimer) indica che le infezioni (come la UTI) possono accelerare la perdita di memoria nelle persone con Alzheimer.

La ricerca descritta qui di seguito ha trovato un legame tra le infezioni comuni, come un raffreddore, virus intestinale o infezione delle urine e un aumento dell'infiammazione, come le reazioni nel cervello che portano ad un maggiore tasso di declino cognitivo.

I risultati dello studio hanno mostrato che le persone che avevano avuto un'infezione avevano il doppio del tasso di declino cognitivo di quelle senza infezioni. La Dssa Susanne Sorensen, responsabile della ricerca della Alzheimer's Society ha detto: "E' importante che gli anziani, le persone con demenza e i caregivers curino eventuali infezioni gravi e consultino il medico. I professionisti che trattano le persone con Alzheimer hanno anche la responsabilità di essere vigili nei loro sforzi per il trattamento di infezioni, presto e efficacemente". Cioè: controllare le infezioni e andare dal medico immediatamente.

Con sempre maggiore frequenza ricevo email da parte dei caregivers di AD che mi dicono come una persona che vive con l'Alzheimer inizia ad avere "comportamenti sospetti". Forse sono irrazionali, arrabbiati, volgari, disorientati, o semplicemente diventano addirittura noiosi e poco comunicativi. Oppure, provano una combinazione di rabbia, irrazionalità, meschinità, disorientamento, e ottusità. Ogni volta che leggo una di queste e-mail penso subito: è una persona che soffre di una infezione? Il medico ha fatto fare una cultura delle urine? E, ordinato un esame del sangue (o cultura), progettata per cercare infezioni che potrebbero causare l'infiammazione al cervello e provocare il declino cognitivo?

Ne dubito. Perché? Perché è fin troppo facile spiegare il comportamento come parte della malattia. Un sintomo della malattia di Alzheimer. Sei volgare, arrabbiato, irrazionale, opaco - oh, va bene, è un sintomo di AD. È vero? La maggior parte di noi pensano che il nostro medico sa cosa sta facendo. Tuttavia, quando si tratta di demenza, pochi medici di famiglia hanno ricevuto una formazione intensa con pazienti affetti da demenza, durante la scuola di medicina o in un qualsiasi momento successivo. Il tipico vecchio medico personale ha circa 4 giorni di formazione per trattare con pazienti affetti da demenza.

Se un medico non ha trattato i pazienti in un ambiente di apprendimento, come ci si può aspettare che possa trattare i sintomi in modo efficace quando non ha alcun sistema di riferimento a cui attingere. Tipicamente, i medici sperimentano un momento "AHA" quando esaminano un paziente e mettono insieme tutti i sintomi in una diagnosi. Lo hanno visto prima e sanno di cosa si tratta. Bene, cosa succede se non l'hanno mai visto prima? Questi stessi medici potrebbero essere eccellenti nella diagnosi di problemi comuni; quei tipi di sintomi che vengono con le infezioni comuni che tutti sperimentiamo nel corso della nostra vita.

Tuttavia, tenete questo in mente. Quando si va dal medico questo chiede, che c'è che non van bene? Quindi si descrivono i sintomi. Può il paziente Alzheimer di cui ti prendi cura descrivere i suoi sintomi? Ne dubito. Possono dire ciò che è sbagliato, e poi descrivere come si sentono e cercare di descrivere il problema? Ne dubito. Mia madre non può farlo. Mai, nemmeno una volta.

Permettimi di fare una domanda semplice. Se ti sei sentito uno schifo giorno dopo giorno, settimana dopo settimana e mese dopo mese, e non potevi dirlo a nessuno, come pensi che agiresti? Cattivo, arrabbiato, aggressivo, depresso? Hai mai avuto un raffreddore comune e hai reagito male con qualcuno perché non ti sentivi bene? E se avessi un'infezione per un mese? Dimmelo.

Gente, è difficile escludere un'infezione invece di accettare che questo è semplicemente demenza. Devi trovare un medico aduso a problemi di diagnosi con pazienti affetti da demenza. Questo di solito significa un geriatra che ha un quadro di riferimento e sa cosa cercare e dove cercare, con persone che soffrono di demenza.

Nello studio descritto di seguito, la metà dei pazienti di Alzheimer studiati avevano eventi acuti infiammatori sistemici. Questi eventi possono essere associati a declino cognitivo.

Estratto

Premessa: l'infiammazione sistemica acuta e cronica si caratterizza per la produzione sistemica della citochina proinfiammatoria "fattore di necrosi tumorale α" (TNF-α), che gioca un ruolo nel sistema immunitario di comunicazione del cervello. Precedente ricerca preclinica mostra che l'infiammazione acuta sistemica contribuisce ad una esacerbazione della neurodegenerazione attivando le cellule microgliali innescate.

Obiettivo: determinare se episodi acuti di infiammazione sistemica associata ad un aumento del TNF-α potrebbero essere associate declino cognitivo nel lungo termine, in uno studio prospettico di coorte di soggetti affetti da Alzheimer.

Metodi: Trecento ospiti in comunità con Alzheimer da lieve a grave, sono stati valutati cognitivamente, e un campione di sangue è stato prelevato per trovare marcatori dell'infiammazione sistemica. Il caregiver principale di ogni soggetto è stato intervistato per valutare la presenza di eventi infiammatori sistemici incidenti. Le valutazioni del paziente e del caregiver sono state ripetute a 2, 4 e 6 mesi.

Risultati: eventi infiammatori sistemici acuti, trovati in circa la metà di tutti i soggetti, sono stati associati a un aumento dei livelli sierici di citochine proinfiammatorie TNF-α e a un aumento di 2 volte del tasso di declino cognitivo nel corso di un periodo di 6 mesi. Livelli basali elevati di TNF-α sono stati associati all'incremento di 4 volte del tasso di declino cognitivo. I soggetti che avevano bassi livelli sierici di TNF-α nel corso dello studio non hanno mostrato un declino cognitivo oltre i 6 mesi.

Conclusioni: l'infiammazione sistemica, sia acuta che cronica, associata ad un aumento nel siero fattore di necrosi tumorale α, è associata ad un aumento del declino cognitivo nell'Alzheimer.

 

 

 


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Pubblicato in Alzheimer's Reading Room il 18 ottobre 2011 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

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