Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Interventi tempestivi per la depressione potrebbero ridurre il rischio di demenza

depressed people risk of dementiaGli individui con depressione in tarda età, curati per la malattia, avevano un rischio inferiore di demenza nel tempo rispetto agli individui con depressione non trattata (Fonte: Biological Psychiatry).

La depressione è da tempo associata ad un aumento del rischio di demenza e ora un nuovo studio fornisce le prove che il trattamento tempestivo della depressione potrebbe ridurre il rischio di demenza in gruppi specifici di pazienti.


Oltre 55 milioni di persone in tutto il mondo hanno la demenza, una condizione neurocognitiva invalidante che colpisce principalmente gli anziani. Non esiste un trattamento efficace per la demenza, ma identificare i modi per aiutare a ridurla al minimo o prevenirla aiuterebbe a abbassare l'onere della malattia.


Lo studio, guidato da Jin-Tai Yu MD/PhD e Wei Cheng PhD della Fudan University di Shanghai/Cina, e apparso su Biological Psychiatry, ha usato i dati della UK Biobank, una coorte basata sulla popolazione di oltre 500 mila partecipanti. Di questi, lo studio ne ha incluso oltre 350.000, di cui 46.280 con depressione. Nel corso dello studio, 725 dei pazienti depressi hanno sviluppato la demenza.


Studi precedenti che avevano esaminato se le terapie per la depressione, come la farmacoterapia e la psicoterapia, possono ridurre il rischio di demenza, hanno prodotto risultati contrastanti, lasciando la domanda irrisolta.


"Le persone più anziane sembrano sperimentare diversi modelli di depressione nel tempo", ha affermato il prof. Yu. "Pertanto, la variabilità tra gli individui nei sintomi potrebbe confermare un rischio diverso di demenza e l'eterogeneità nell'efficacia del trattamento della depressione in relazione alla prevenzione della demenza".


Per affrontare tale eterogeneità, i ricercatori hanno quindi classificato i partecipanti in uno di 4 decorsi della depressione: aumento del decorso (in cui i  sintomi iniziali lievi aumentano costantemente), decorso decrescente (partire da sintomi di gravità moderata o alta ma successivamente diminuire), decorso cronico di sintomi depressivi gravi, e decorso cronicamente basso (in cui vengono costantemente mantenuti sintomi depressivi lievi o moderati).


Come previsto, lo studio ha scoperto che la depressione ha elevato il rischio di demenza, di un sorprendente 51% rispetto ai partecipanti non depressi. Tuttavia, il grado di rischio dipendeva dal decorso della depressione; quelli con depressione in aumento, cronicamente alti o cronicamente bassi erano più vulnerabili alla demenza, mentre quelli con decorso in calo non avevano di fronte un rischio maggiore rispetto ai partecipanti senza depressione.


I ricercatori volevano sapere specialmente se l'aumento del rischio di demenza poteva essere ridotto da un trattamento della depressione. Complessivamente, i partecipanti depressi che hanno ricevuto un trattamento hanno ridotto di circa il 30% il rischio di demenza rispetto ai partecipanti non trattati.


Quando i ricercatori hanno separato i partecipanti per decorso della depressione, hanno visto che quelli con decorsi crescenti e cronicamente bassi hanno avuto un rischio inferiore di demenza con il trattamento, ma quelli con un decorso cronicamente alto non hanno avuto alcun beneficio dal trattamento in termini di rischio di demenza.


"Ancora una volta, il decorso della depressione trattata in modo inefficace comporta un rischio medico significativo", ha dichiarato il redattore di Biological Psychiatry John Krystal MD. "In questo caso, la depressione sintomatica aumenta il rischio di demenza del 51%, mentre il trattamento è stato associato a una riduzione significativa di questo rischio".


Il prof. Cheng conclude:

"Ciò indica che è necessario un trattamento tempestivo della depressione tra quelli in tarda età con depressione. Fornire un trattamento per la depressione a coloro che hanno la depressione in tarda età potrebbe non solo ridurre i sintomi affettivi, ma anche rinviare l'inizio della demenza.

"Le nuove scoperte hanno fatto luce anche sui lavori precedenti. Le differenze di efficacia tra i decorsi di depressione potrebbero spiegare le discrepanze tra gli studi precedenti".

 

 

 


Fonte: Elsevier (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Liu Yang, ...[+17], Jin-Tai Yu. Depression, Depression Treatments, and Risk of Incident Dementia: A Prospective Cohort Study of 354.313 Participants. Biological Psychiatry, 3 Sep 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.