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Molti di mezza età rifiutano di partecipare a studi su farmaci anti-demenza

I medici potrebbero aiutare discutendo dell'argomento con i pazienti, suggerisce l'analisi dei dati del National Poll on Healthy Aging (sondaggio nazionale sull'invecchiamento sano).

In questo momento, le compagnie farmaceutiche e i team universitari stanno lavorando alacremente per trovare e testare nuovi farmaci che potrebbero prevenire o rallentare il declino della funzione cerebrale negli anziani. Ma uno studio suggerisce che dovranno darsi da fare di più per trovare volontari per i loro studi clinici.


Solo il 12% delle persone da 50 a 64 anni ha affermato che molto probabilmente si farà avanti per testare un nuovo farmaco per la prevenzione della demenza, anche se un altro 32% afferma di essere in qualche modo disponibile, secondo i risultati pubblicati da una squadra dell'Università del Michigan.


Coloro che hanno una storia familiare di morbo di Alzheimer (MA) o un'altra forma di demenza, o che credono di avere probabilità di sviluppare la demenza, hanno più del doppio delle probabilità di dire che si iscriverebbero per testare un nuovo farmaco. Così è per coloro che hanno parlato con un medico della prevenzione della demenza, ma rappresentano solo il 5% degli intervistati.


I dati per lo studio, pubblicato sul Journal of Prevention of Alzheimer’s Disease, provenivano dal National Poll on Healthy Aging, un sondaggio basato alla U-M con il supporto di AARP e Michigan Medicine. I ricercatori della U-M hanno fatto un'analisi approfondita delle risposte di un campione nazionale di oltre 1.000 adulti tra 50 e 70 anni.


"Con il MA e le altre forme di demenza che colpiscono milioni di americani anziani e le loro famiglie, e che costano centinaia di miliardi di dollari in cure, trovare nuove opzioni per prevenire e rallentare il declino cognitivo è un obiettivo nazionale cruciale"
, ha affermato Scott Roberts PhD, direttore associato del sondaggio e professore di sanità pubblica alla U-M, nonché responsabile del nucleo di sensibilizzazione, reclutamento e coinvolgimento del Michigan Alzheimer's Disease Center.


"La nostra analisi mostra che il 56% degli intervistati che affermano che non è probabile che prendano parte a una sperimentazione farmacologica per la prevenzione della demenza cita principalmente le preoccupazioni sull'essere una 'cavia' o il potenziale di danno, ma quasi 1 su 4 ha detto che è perché non pensano che la demenza li influenzerà"
, ha dichiarato Chelsea Cox MPH/MSW, prima autrice del nuovo studio e dottoranda in sanità pubblica. "Tuttavia, come hanno dimostrato altre ricerche, un terzo delle persone over-65 ha demenza o lieve deterioramento cognitivo e il tasso aumenta costantemente con l'età".


Gli autori notano che gli attuali studi sui farmaci per la prevenzione della demenza spesso non riescono a reclutare un gruppo di partecipanti rappresentativi a livello nazionale. Ciò significa che i risultati di tali studi usati per cercare l'approvazione alla vendita di nuovi trattamenti potrebbero non rappresentare accuratamente le prestazioni dei farmaci tra i diversi gruppi razziali ed etnici.


La mancanza di volontà di partecipare agli studi di prevenzione rilevata dal nuovo studio non è stata perché gli anziani negano la demenza. La metà di loro ha detto di pensare di avere almeno un po' di probabilità di sviluppare la demenza e il 66% ha affermato che la sua memoria era leggermente o molto peggiore di quanto non fosse quando era più giovane. Un terzo aveva una storia familiare di demenza e il 18% si era preso cura di qualcuno con demenza.


Le domande del sondaggio usate per lo studio chiarivano che prendere parte a una sperimentazione clinica di un farmaco di prevenzione non costa nulla economicamente ai partecipanti. Ma un altro tipo di costo - il tempo - riguardava il 15% di coloro che hanno affermato che non avrebbero preso parte a uno studio. La Cox e Roberts sperano che i risultati vengano usati da coloro che progettano studi clinici per migliorare il reclutamento e i documenti per un consenso informato rivolti ai potenziali partecipanti.


Potrebbe essere utile dare la priorità a coloro che hanno una storia familiare o un rischio personale percepito di demenza, oltre a incoraggiare più medici a parlare con i loro pazienti sulla riduzione del rischio di demenza e sulla partecipazione agli studi. Ma potrebbe anche essere cruciale comunicare la sicurezza degli esperimenti e ridurre al minimo il peso per i partecipanti.

 

 

 


Fonte: Kara Gavin in University of Michigan (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: CG Cox, ...[+2], JS Roberts. US Adults’ Likelihood to Participate in Dementia Prevention Drug Trials: Results from the National Poll on Healthy Aging. J of Prev of Alzh Dis, 2022, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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