Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Test di demenza: perché voglio sapere se ho un deterioramento cognitivo


Perdo gli occhiali, dimentico i nomi degli attori, ripeto storie ai miei figli. Nessuna di queste scivolate è un sintomo da allarme del morbo di Alzheimer (MA). Tuttavia, ho fatto una serie di valutazioni cognitive, dagli esami della memoria ai test genetici, alle scansioni cerebrali.


Perché? Perché la scienza della salute del cervello sta avanzando rapidamente. Data la mia storia familiare angosciante di demenza, preferisco peccare dalla parte del «sapere è potere», piuttosto che dell'«ignoranza è beatitudine».


All'inizio di quest'anno, con mia grande sorpresa, la U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF) ha scelto di non raccomandare esami cognitivi agli anziani asintomatici, dicendo che le “evidenze non sono sufficienti per valutare l'equilibrio tra benefici e rischi”. Anche se le evidenze di danni degli esami cognitivi sono limitate, afferma l'USPSTF, alcuni studi hanno dimostrato “più stress, maggiore depressione e bassa qualità di vita nelle persone a conoscenza di una diagnosi di deterioramento cognitivo”.


Mi preoccupa l'effetto enorme che questa raccomandazione potrebbe avere nell'indurre le persone a pensare che i test per la demenza sono inutili, mentre è il contrario, come dimostra sia la mia esperienza che le intuizioni degli esperti.

E anche un cambia-vita.


'Screening cognitivo' è di solito un test breve, come Mini-Cog, MMSE, MIS, e MoCA, il genere in cui si disegna il quadrante di un orologio, si devono richiamare delle parole o contare all'indietro per sette, per valutare le abilità di pensiero. Fanno parte della visita annuale di Medicare sul benessere. L'esame Self-Administered Gerocognitive Exam (SAGE) è un test auto-somministrato simile.


Sempre più spesso, anche le persone senza sintomi fanno altri test, mirati alla prevenzione, ancora una volta per valutare lo stato piuttosto che per la diagnosi, incluse valutazioni neurocognitive più dettagliate, test fisici e scansioni cerebrali (TAC, RM, PET).


Li ho fatti tutti. Purtroppo, i test esaurienti non sono finanziariamente o logisticamente fattibili per tutti oggi. (Le mie costose scansioni, ad esempio, erano per uno studio alla quale mi sono iscritta). Ecco i motivi per cui il test dovrebbe essere reso più accessibile e disponibile:

 

A. Per ottenere chiarezza sui tuoi rischi di demenza

Davvero: non sono ipocondriaca o fanatica dei test. Ma una cosa è sentir parlare di rischi generali e un altro è conoscere il proprio stato individuale. Una volta ho scoperto il corpo crescente di prove che è possibile ridurre alcuni rischi del MA o di ritardarne l'esordio, proprio come ora i medici valutano i fattori di rischio cardiaco per le malattie cardiache e l'ictus; dovevo sapere: dove mi trovo?

I miei inciampi mentali mi hanno resa nervosa quando ho subito i test di prestazione cognitiva nel corso di un programma educativo sulla salute del cervello al quale ho partecipato, all'Università del Texas di Dallas e alla Weill Cornell Medicine, dove sono iscritta a due studi.

Per fortuna, li ho superati. Le scansioni non hanno mostrato alcun restringimento del cervello o placche amiloidi, entrambi precursori di demenza. Eppure, altri test hanno rivelato una serie di fattori di rischio modificabili che mi preparano al peggioramento di punteggi futuri, tra cui la omocisteina elevata (un aminoacido legato alla demenza rimediabile con vitamine del gruppo B), una condizione della tiroide, il colesterolo non ottimale e un triste rapporto grasso-muscolo.

 

B. Per motivare miglioramenti del comportamento

Non c'è niente come una prova di debolezza per motivare il cambiamento del comportamento. Per la prima volta nella mia vita, mi sono iscritta ad una palestra e ho pagato un allenatore, cominciando allenamenti ad alta intensità ad intervallo, per dare benefici al cervello. (Ho imparato che il solo cammino, il mio vecchio esercizio, non era sufficiente). Sono diventata ancora più vigile sulla dieta mediterranea, ho preso integratori prescritti, ho imparato da dare “pause al cervello”, come la meditazione di consapevolezza e altro ancora.

Due anni dopo, i punteggi cognitivi migliorati e il colesterolo basso mi fanno andare avanti. Come lo fa trovarmi in una forma migliore a 60 anni di quanto non fosse a 40. È vero, ho guadagnato parecchi chili ... ma di muscoli.

Ora faccio passare ogni scelta che faccio attraverso la lente della mia salute del cervello: questo aiuta o danneggia?

Per qualcun altro, il test potrebbe sollevare un'urgenza su sonno scadente, ipertensione, scarso controllo glicemico o stress. Dei ricercatori svizzeri hanno suggerito che anche avere una “riserva motivazionale”, la motivazione a migliorare la propria salute cognitiva, può avere un effetto protettivo sul corso del lieve decadimento cognitivo.

 

C. Per stabilire una base cognitiva

Sapere il mio stato cognitivo potrebbe anche essere un confronto utile con i cambiamenti futuri? Ho fatto questa domanda ad alcuni geriatri. Assolutamente si, mi ha detto il dott. Howard Fillit, che è anche neuroscienziato e direttore esecutivo e fondatore dell'Alzheimer’s Drug Discovery Foundation.

“I dati mostrano che il 50% delle persone con MA non sono diagnosticati fino alla fase moderata”, ha detto. “La gente dice ‘Non c'è niente che puoi fare'. Ecco cosa mi manda proprio fuori di testa".

Prima si notano i sintomi cognitivi, prima si possono  considerare eventuali spiegazioni reversibili (come politerapia, basso B12 o depressione). Prima possono anche cominciare le cure mediche disponibili; se non i farmaci (il raccolto è insignificante), magari l'iscrizione alle sperimentazioni cliniche, il mettere in atto supporti di memoria o la gestione di altre condizioni in modo diverso. Ad esempio, il padre di Fillit, un diabetico meticoloso, è andato più volte in ospedale prima che qualcuno si rendesse conto che stava dosando erroneamente l'insulina a causa di una lieve disfunzione cognitiva.

 

D. Per aiutare la mia famiglia

Alcuni dicono che si preoccuperanno più avanti del loro stato cognitivo. Non è un grande piano, ha detto il dottor Leslie Kernisan, geriatra e fondatore di Better Health While Aging, un luogo educativo per la salute e il caregiving. “C'è una zona grigia in cui le persone intorno a te si preoccupano prima di te stesso. Hai deciso di mettere te stesso e gli altri a rischio rifiutando di andare dal medico, gestendo male il denaro, continuando a guidare e resistendo ferocemente all'aiuto”.

Secondo Fillit passano mediamente due anni in questo trambusto tra la famiglia che nota i sintomi e la diagnosi. A quel punto, di solito è troppo tardi per partecipare con competenza alla pianificazione anticipata dettagliata e specifica per la demenza.

“Se vuoi risparmiare alla tua famiglia questa prassi, fatti valutare”, ha detto Kernisan.

 

E. Per alleviare l'ansia

Infine, molti evitano i test cognitivi a causa di una paura di scoprire. Non lo capisco. La ricerca non trova una maggiore ansia o depressione derivanti dai test cognitivi, come ha osservato l'USPSTF. Molte persone trovano sollievo a ottenere chiarezza, in un modo o nell'altro. In ogni caso, la maggior parte di noi si preoccupa inutilmente: il 97% di chi ha da 65 a 74 anni, e l'83% della fascia 75-84, non hanno il MA.

Vale la pena ricordare: nessuno di questi test può definitivamente dire se hai, o avrai, il MA. Nemmeno il test per la variante del gene APOE-4, che comporta un rischio più elevato di MA. Sì, ho accolto anche questo test controverso. Anche se curiosa, ho capito che non predice nulla; sono solo altri dati utili per informare le scelte e i progetti.


Come tanti, ho sperimentato da vicino quanto sia terribile la demenza, perché ha perseguitato cinque miei cari parenti e ha rovesciato la nostra vita. Tenere un occhio proattivo su questo spettro mi fa sentire molto meno stressata, che lasciare che mi colga alla sprovvista.

 

 

 


Fonte: Paula Spencer Scott in NextAvenue (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.