Nella sala prove del Teatro Tricycle nel nord di Londra, un gruppo di persone prevalentemente anziane si riuniscono in cerchio per una sessione di improvvisazione.
Si riscaldano battendo le mani, sibilando e facendo la hola e poi passano a rispondere alle rispettive idee nella lavagna ("tu sei la pioggia, perciò io sarò un ombrello").
C'è un misto di entusiasmo e di nervosismo che monta con l'accelerazione degli esercizi. Alcuni devono lavorare sodo per spostare la loro concentrazione velocemente da un argomento all'altro. Coloro che prendono parte sono persone nelle fasi iniziali della demenza e i loro carer. Non è sempre facile dire chi è chi, a prima vista. Tra le persone con demenza c'è un ex archeologo, un rilegatore di libri, un drammaturgo.
Dopo l'improvvisazione, lavorano in coppia su testi che stanno scrivendo per l'interpretazione finale. Leonie Elliott, l'attore che conduce il seminario, dice che i partecipanti stanno facendo un viaggio. "Diamo loro una situazione - un conflitto o una rivelazione - e loro devono creare i profili dei personaggi; è impegnativo, ma la maggioranza amano farlo e dicono 'non farmi rinunciare'».
I seminari Tricycle sono una delle 14 diverse attività all'interno di un corso del London Arts Challenge gestito da Arts 4 dementia come parte del programma Cultural Olympiad's 2012 Inspire. C'è anche arte, musica, danza, fotografia, poesia e assoli comici. Ci sono alcuni luoghi incredibili: la National Portrait Gallery, la Cadogan Hall, la Wallace Collection. Alla Kenwood House, l'artista Michelle Leigh sta gestendo una serie di laboratori artistici. Ha insegnato in molti ambienti di istruzione per adulti prima, ma non era arrivata finora a lavorare al fianco di Vermeer e Rembrandt. "E' un grande sfondo - e un luogo sicuro in cui fare arte. Stanno apprendendo nuove competenze e nuovi modi di imparare, anche se molti stanno anche riscoprendo le competenze che già possiedono".
Tra i suoi studenti il senso di fiducia si è rafforzato. Judy, una ex artista della moda che ora vive con l'Alzheimer, dice: "La mia memoria svanisce. Ma questo è divertente e mi riporta a quello che facevo ...". Catherine, che lavora intensamente su una abile somiglianza a un aiutante, dice semplicemente che si sente più felice dopo un pomeriggio di arte. Phil è più filosofico: "E' molto meglio che pensare che il mondo sta procedendo e tu non lo stai facendo".
La fondatrice di "Arts 4 Dementia" e direttrice esecutiva è la storica dell'arte Veronica Franklin Gould. L'idea le è venuta dopo che ha visto come sua madre, una ex insegnante con demenza, ha risposto a un assolo di violoncello di Bach eseguito da un amico. "Lui ha suonato vicino a lei e la guardava negli occhi. Il suo amore naturale per la vita è tornato, il suo amore per la musica, per l'educazione e per la gente". Veronica sapeva che stava facendo qualcosa [di importante]. Le attività artistiche erano una caratteristica di alcune case di cura, ma c'era relativamente poco per le persone con demenza nelle fasi iniziali nelle comunità. Lei voleva offrire una esperienza di alta qualità in un'ampia gamma di diverse forme d'arte, perciò con la consulenza di specialisti per la cura della demenza, ha istituito tre progetti pilota con la musica, l'arte e la poesia che hanno evidenziato la necessità di formare alla demenza gli istruttori artistici, portando a questo programma.
L'obiettivo è quello di incoraggiare la diffusione in tutto il Regno Unito delle attività che saranno poi segnalate dal sito web di "Arts 4 dementia". Lei crede che le arti abbiano un ruolo speciale nel massimizzare la cognizione nella demenza, poichè i pazienti continuano a rispondere esteticamente e fantasiosamente anche quando declinano le altre abilità. Ma oltre a questo si tratta di ridare dignità e rispetto. "Vogliamo sfidare le persone, non renderle infantili", dice. "Vogliamo che si riprendano il loro senso di identità e che conducano una vita piena e sociale più a lungo possibile".
Una valutazione delle attività è stata supervisionata dal professor Paul Camic, direttore di ricerca di psicologia applicata alla Canterbury Christ Church University. Egli fa notare che le persone con demenza spesso si ritirano dall'impegno sociale per paura dell'imbarazzo. "I loro cerchio sociale si restringe, questo porta ad una diminuzione della stimolazione cognitiva e le persone sono marginalizzate. E' un circolo vizioso".
Dice che le arti offrono un intervento socialmente accessibile - una normale attività che la persona con demenza e il loro carer possono fare insieme e che migliora la qualità della vita di entrambi. Ci sono anche prove dei benefici a breve termine, come una comunicazione migliorata. Ma, dice Camic, la ricerca sull'intervento delle arti è nelle fasi iniziali ed è necessario uno studio controllato su larga scala. Egli preconizza che "se riuscissimo a far dimostrare a un economista sanitario che ciò può tenere i pazienti fuori da una casa di cura, anche un ulteriore mese, sarebbe preso al volo dalle autorità sanitarie".
Nel frattempo, è venuto il sostegnoda della Baronessa Greengross, presidente del gruppo parlamentare interpartitico sulla demenza, che ha proposto che le attività artistiche siano raccomandate ai gestori della cure e ai pazienti al momento della diagnosi, come parte di un pacchetto di assistenza e sostegno.
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Pubblicato da Wendy Jones in Guardian il 10 Aprile 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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