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Il buon sonno è un fattore che protegge dalla demenza

lady sleeping in the sky

La demenza è una perdita progressiva di capacità cognitive, come la memoria, abbastanza significativa da avere un impatto sulle attività quotidiane di una persona, e può essere causata da diverse malattie, compreso il morbo di Alzheimer (MA), che è la forma più comune.


La demenza è causata dalla perdita continua di neuroni per un lungo periodo di tempo. Poiché nel momento in cui sono visibili i sintomi si sono già verificati molti cambiamenti nel cervello, molti scienziati si stanno concentrando sullo studio dei rischi e dei fattori protettivi per la demenza.


Un fattore di rischio, o al contrario, un fattore protettivo, è una condizione o un comportamento che aumenta o riduce il rischio di sviluppare una malattia, ma non garantisce nessuno dei due esiti. Alcuni fattori di rischio del MA e delle altre cause di demenza, come l'età o la genetica, non sono modificabili, ma ci sono molti altri fattori che possiamo influenzare, in particolare le abitudini dello stile di vita e il loro impatto sulla nostra salute generale.


Questi fattori di rischio includono depressione, mancanza di attività fisica, isolamento sociale, ipertensione, obesità, diabete, consumo eccessivo di alcol e fumo, nonché sonno scadente o carente. Le nostre ricerche sono concentrate da oltre 10 anni sul sonno, in particolare nel contesto dello studio Framingham Heart.


In questo grande studio su una coorte di comunità, attivo dagli anni '40, la salute dei partecipanti sopravvissuti è stata monitorata fino ai giorni nostri. Come ricercatori di medicina ed epidemiologia del sonno, siamo esperti nella ricerca sul ruolo del sonno e dei suoi disturbi nell'invecchiamento cognitivo e psichiatrico del cervello.


Nell'ambito della nostra ricerca, abbiamo monitorato e analizzato il sonno di persone over-60 per vedere chi, o chi non, sviluppa la demenza.

 

Sonno: rischio o fattore protettivo dalla demenza?

Il sonno sembra avere un ruolo essenziale in una serie di funzioni cerebrali, come la memoria. Quello di buona qualità potrebbe quindi avere un ruolo vitale nella prevenzione della demenza. Il sonno è importante per mantenere buone connessioni nel cervello.


La ricerca recente ha rivelato che il sonno sembra avere una funzione simile a quella di un camion della spazzatura per il cervello: il sonno profondo potrebbe essere cruciale per eliminare i rifiuti metabolici dal cervello, compresa la pulizia di alcune proteine, come quelle note per accumularsi nel cervello di persone con MA. Tuttavia, i legami tra sonno profondo e demenza non sono ancora chiari.

 

Cos'è il sonno profondo?

Durante una notte di sonno, attraversiamo diverse fasi di sonno che si susseguono e si ripetono. Il sonno nREM (diverso dal sonno con movimento rapido degli occhi) è diviso in sonno nREM leggero (stadio nREM1), sonno nREM (stadio nREM2) e sonno nREM profondo, chiamato anche sonno a onda lenta (stadio nREM3). Quest'ultimo è associato a diverse funzioni ristorative.


Dopo, il sonno REM (rapid eye movement, movimento rapido degli occhi) è la fase generalmente associata ai sogni più vividi. Un adulto trascorre generalmente circa il 15-20% di ogni notte nel sonno profondo, se sommiamo tutti i periodi di sonno nREM3. Negli adulti sono comuni diversi cambiamenti del sonno, come andare a letto e svegliarsi prima, dormire per periodi di tempo più brevi e meno profondamente e svegliarsi più di frequente di notte.

 

Perdita di sonno profondo legato alla demenza

I partecipanti allo studio Framingham Heart sono stati valutati (con la registrazione del sonno chiamata polisonnografia) in due occasioni, a circa 5 anni di distanza, nel 1995-1998 e di nuovo nel 2001-2003. Molte persone hanno mostrato una riduzione del sonno profondo a onda lenta nel corso degli anni, come ci si aspetta nell'invecchiamento. Al contrario, la quantità di sonno profondo in alcune persone è rimasta stabile o addirittura aumentata.


Il nostro team di ricercatori dello studio di Framingham Heart ha seguito 346 partecipanti over-60 per altri 17 anni per osservare chi ha sviluppato la demenza e chi no. La perdita progressiva del sonno profondo nel tempo era associata ad un aumento del rischio di demenza, per qualunque causa, e in particolare la demenza di tipo MA. Questi risultati erano indipendenti da molti altri fattori di rischio per la demenza.


Sebbene non dimostrino che la perdita di sonno profondo provoca demenza, i nostri risultati suggeriscono che potrebbe essere un fattore di rischio per gli anziani. Anche altri aspetti del sonno possono essere importanti, come durata e qualità.

 

Strategie per migliorare il sonno profondo

Conoscendo l'impatto della mancanza di sonno profondo sulla salute cognitiva, quali strategie ci possono essere per migliorarlo? Innanzitutto, se hai problemi di sonno, vale la pena parlare con il tuo medico. Molti disturbi del sonno sono sottostimati e curabili, in particolare con approcci comportamentali (cioè senza medicinali).


Adottare buone abitudini di sonno può aiutare, come andare a letto e alzarsi in tempi coerenti o evitare la luce forte o blu a letto, come quella degli schermi. Puoi anche evitare la caffeina, limitare l'alcol, mantenere un peso sano, essere fisicamente attivo durante il giorno e dormire in un ambiente comodo, scuro e silenzioso.


Il ruolo del sonno profondo nella prevenzione della demenza resta da esplorare e studiare. Incoraggiare il sonno con buone abitudini di stile di vita potrebbe avere il potenziale di aiutarci a invecchiare più sani.

 

 

 


Fonte: Andrée-Ann Baril (ricercatrice di Medicina, Università di Montreal) e Matthew Pase (professore di neurologia ed epidemiologia, Monash University)

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

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