Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Esperimento collega livello alto di amiloide con lo stadio precoce dell'Alzheimer

I primi dati pubblicati dallo studio Anti-Amyloid Treatment in Asymptomatic Alzheimer's Disease (A4) supporta l'ipotesi che livelli più elevati di proteina amiloide nel cervello rappresentano una fase precoce del morbo di Alzheimer (MA).


I risultati di un'analisi dei dati dei partecipanti, pubblicati il 6 aprile su JAMA Neurology, mostrano anche che l'onere di amiloide negli anziani clinicamente normali è associato a una storia familiare della malattia, a punteggi più bassi dei test cognitivi, e a rapporti di cali nella funzione cognitiva quotidiana.


Lo studio A4, il cui completamento è previsto per la fine del 2022, è un esperimento di prevenzione in corso lanciato nel 2014 per verificare se il farmaco solanezumab, un anticorpo monoclonale, è in grado di rallentare il declino cognitivo associato con amiloide cerebrale elevata, se iniziato prima della comparsa dei sintomi clinici.


L'amiloide, da tempo considerato un segno distintivo del MA, è stato il bersaglio di terapie negli studi clinici nelle persone che già mostrano i sintomi della malattia.


“Una questione importante per gli studi clinici del MA che puntano l'amiloide, e che viene affrontata con lo studio A4, è che gli studi precedenti potrebbero essere intervenuti troppo tardi nel processo della malattia per essere efficaci”, ha detto Richard J. Hodes MD, direttore del NIA. “L'A4 è un pioniere nel settore in quanto punta l'accumulo di amiloide negli anziani a rischio di sviluppare la demenza, prima della comparsa dei sintomi”.


Il gruppo di studio A4 ha cercato soggetti cognitivamente normali con alti livelli di amiloide. Ha cominciato a pre-selezionare più di 15.000 persone che avevano espresso interesse per l'esperimento. Di questi 15.000, i ricercatori hanno scelto 6.763 volontari per fare test cognitivi, valutazioni cliniche e genotipizzazione. Dopo aver escluso 2.277 partecipanti per ragioni cognitive e/o mediche, i ricercatori hanno effettuato scansioni PET (tomografia ad emissione di positroni) dell'amiloide su 4.486 partecipanti per misurare l'accumulo di amiloide nel cervello. La PET ha rivelato 1.323 persone con livelli di amiloide elevati che erano eleggibili per proseguire nello studio A4.


“Nel 2014, l'A4 è stato un primo studio nel suo genere perché ha usato la PET amiloide per identificare le persone cognitivamente normali con livelli elevati di amiloide cerebrale”, ha detto Laurie Ryan PhD, capo del ramo demenze e invecchiamento della divisione di neuroscienze del NIA. “Prima della disponibilità di PET amiloide, altri studi clinici che puntavano l'amiloide potrebbero aver testato le terapie in alcune persone che non avevano amiloide”.


Scrivendo a nome del gruppo di studio A4, la prima autrice Reisa A. Sperling MD, del Brigham and Women 's Hospital e della Harvard Medical School di Boston, ha osservato che i dati della selezione di tutti i 4.486 partecipanti che hanno avuto la scansione PET sono ora disponibili per la comunità di ricerca. Questi nuovi dati contribuiranno a migliorare l'efficienza della selezione e l'iscrizione di altre esperimenti per prevenire il MA in persone senza sintomi.


“L'A4 dimostra che studi di prevenzione possono arruolare individui ad alto rischio, persone con biomarcatori del MA che sono cognitivamente normali”, ha detto la Ryan, aggiungendo: “In ultima analisi, saranno essenziali approcci di medicina di precisione. Il MA non avrà mai un trattamento valido per tutti. Probabilmente avremo bisogno di diversi trattamenti, anche combinazioni di terapie, per i diversi individui, in base ai loro fattori di rischio”.

 

 

 


Fonte: NIH/National Institute on Aging (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Reisa Sperling, Michael Donohue, Rema aman, Chung-Kai Sun, Roy Yaari, Karen Holdridge, Eric Siemers, Keith Johnson, Paul Aisen, for the A4 Study Team. Association of Factors With Elevated Amyloid Burden in Clinically Normal Older Individuals in the A4 Study Screening Cohort. JAMA Neurol., 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.