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Gli ormoni bioidentici possono aiutare a prevenire l'Alzheimer

L'Alzheimer è in aumento in America, ma nuove prove rivelano che c'è speranza. Il Rapporto Shriver, edito da Maria Shriver con il sostegno della Alzheimer's Association, ha dato uno sguardo inquietante da vicino all'impatto della terribile malattia sulle donne - e sul possibile ruolo degli estrogeni nel prevenirla.

I medici degli ormoni bioidentici della BodyLogicMD sanno che il rischio di Alzheimer per la donna aumenta dopo la menopausa. Essendo la più grande rete nazionale (ndr: in USA) di medici esperti che si occupano principalmente in medicina preventiva, aiutano decine di migliaia di donne (e uomini), a prevenire le malattie, bilanciando gli ormoni utilizzando terapia di sostituzione con ormonali bioidentici (BHRT).

Gli scienziati riferiscono che la ricerca sta mostrando alcune connessioni chiare tra estrogeni in declino e una serie di malattie, tra cui il morbo di Alzheimer. Il segreto potrebbe trovarsi in una proteina chiamata enzima di degradazione dell'insulina (IDE). Scoperto da Liqin Zhao, e i suoi colleghi dell'University of Southern California, l'IDE degrada il beta-amiloide, un frammento di proteina fortemente associato con l'Alzheimer.

Di più, i ricercatori hanno anche scoperto che un livello minore di estradiolo, che avviene durante la menopausa, riduce l'espressione dell'IDE. Questo, a sua volta, può ridurre la capacità del cervello di estromettere il beta-amiloide. La Zhao e i suoi colleghi hanno proposto un approfondimento sul meccanismo con cui la regolamentazione degli estrogeni può influenzare il rischio di Alzheimer, ma chiare connessioni sono già state dimostrate.

"Vi è una significativa ricerca che dimostra come funziona una efficacia della terapia estrogenica per prevenire l'Alzheimer," dice il Dott. Jennifer Landa, dirigente sanitario responsabile di BodyLogicMD. "Alcuni studi hanno mostrato una diminuzione dell'Alzheimer con la terapia estrogenica, e i ricercatori stanno iniziando a capire che i tempi, nella terapia ormonale, possono avere un impatto". Landa si riferisce a un articolo che recensisce più di un decennio di scoperte della ricerca scientifica che ha esplorato il problema della temporizzazione dell'HRT (terapia ormonale sostitutiva). L'articolo, intitolato "Ruolo potenziale degli estrogeni nella patobiologia e nella prevenzione del morbo di Alzheimer", conclude che, quando la terapia con estrogeni comincia all'inizio della menopausa, dà benefici al cervello e riduce effettivamente il rischio delle donne di sviluppare la malattia di Alzheimer in età più avanzata.

"Quando si inizia la terapia ormonale da 45 a 50 anni  - sostanzialmente al momento della comparsa del declino degli estrogeni - si ha il maggiore grado di prevenzione dell'Alzheimer nel lungo periodo," dice Landa. "Nelle donne che hanno iniziato la terapia estrogenica da 60 a 65 anni, non c'era nemmeno lontanamente l'effetto drastico di prevenzione che è stato dimostrato nelle donne che erano tra 45 e 55 anni."

La ricerca dimostra che è anche importante il dosaggio della terapia ormonale sostitutiva. La chiave è quella di utilizzare gli estrogeni naturali, piuttosto che i preparati di sintesi. L'estradiolo, l'ormone che sta mostrando tutto questo potenziale, è un estrogeni naturalmente potente. Gli studi indicano che gli estrogeni sintetici potrebbero non offrire gli stessi vantaggi dell'estradiolo naturale. Infatti, gli ormoni sintetici agiscono come tossine perché la loro composizione chimica non può essere metabolizzata in modo corretto.

"Gli estrogeni bioidentici applicati attraverso la pelle, ottengono risultati molto migliori nella prevenzione dell'Alzheimer degli estrogeni sintetici assunti per bocca," dice Landa. "C'è anche qualche evidenza forte a favore del progesterone bioidentico. Il progesterone protegge il cervello. La forma di progesterone naturale ha benefici per il cervello mentre il progesterone sintetico è in realtà negativo per il cervello. In entrambi i casi, gli ormoni bioidentici sono l'approccio migliore."

Il Rapporto Shriver dimostra perché questa ricerca sulla prevenzione dell'Alzheimer è così importante. Secondo il rapporto, 10 milioni di donne o hanno il morbo di Alzheimer o si prendono cura di qualcuno con la malattia. Questo numero potrebbe addirittura triplicare nei prossimi decenni quando 78 milioni di Baby Boomers entreranno nella terza età. Il Rapporto prevede Shriver che costo dell'Alzheimer per la società potrebbe raggiungere un importo da capogiro di 20.000 miliardi di dollari entro il 2050.

La ricerca è ancora in corso. Nuovi studi sono in corso per il ri-controllare i precedenti studi che collegano la terapia sostitutiva via ormoni bioidentici alla prevenzione dell'Alzheimer. Landa indica un esperimento chiamato KEEPS (Kronos Early Estrogen Prevention Study) che mira ad aumentare l'insieme delle conoscenze sulla terapia ormonale in menopausa, aiutando la ricerca scientifica a determinare se la terapia ormonale impedisce o ritarda l'insorgenza di alcune malattie nelle donne, tra cui l'Alzheimer.

"Maria Shriver sta portando l'attenzione sulla battaglia contro l'Alzheimer - e si sta attivando su come prevenire questa devastante malattia prima che si evidenzi", dice Landa. "Sempre più studi mostrano la relazione positiva tra terapia sostitutiva con ormoni bioidentici e la prevenzione delle malattie. Gli ormoni bioidentici stanno portando speranza oggi per una vita migliore domani".


Versione originale su PRWeb e altre informazioni.

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