Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Coadiuvante riduce la dose di anestesia richiesta in interventi chirurgici

Un nuovo studio conclude che l'aggiunta di un farmaco sedativo chiamato dexmedetomidina può ridurre le dosi necessarie di altri farmaci anestetici, per i pazienti sottoposti a chirurgia.


L'uso della dexmedetomidina come agente coadiuvante (aggiuntivo) può abbassare non solo la dose di anestetico, ma anche allungare il tempo prima che siano necessari forti antidolorifici dopo l'intervento chirurgico, secondo la nuova ricerca dal Dott. Marc Fischler dell'Hôpital Foch di Suresnes in Francia, e colleghi, pubblicato in Anesthesia & Analgesia, rivista ufficiale della International Anesthesia Research Society (IARS).

 
Lo studio ha analizzato 60 pazienti sottoposti a chirurgia e anestesia con due farmaci anestetici endovenosi ampiamente utilizzati: propofol e remifentanil. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale all'intervento con il farmaco sedativo comunemente usato dexmedetomidina o a un placebo inattivo (soluzione salina).


Sono stati confrontate le dosi di propofol e remifentanil necessarie per la chirurgia tra i due gruppi. Gli anestetici sono stati iniettati tramite un sistema automatizzato «a circuito chiuso», che regola le dosi secondo una misura dell'attività cerebrale (indice bispettrale) per mantenere con precisione il livello oggettivo di anestesia. Questo ha fornito una misura oggettiva della profondità dell'anestesia, minimizzando le variazioni del dosaggio anestetico.


Le quantità di farmaci anestetici necessari per indurre l'anestesia erano significativamente inferiori nei pazienti trattati con dexmedetomidina. La dose di induzione di propofol è stata del 30 per cento più bassa e la dose di induzione di remifentanil inferiore del 25 per cento, rispetto ai pazienti trattati con placebo. Anche la dose di propofol necessaria per mantenere il livello desiderato di anestesia era circa del 30 per cento inferiore nel gruppo dexmedetomidina. La dose di mantenimento del remifentanil è stata influenzata dalla dexmedetomidina.

 

Può essere rilevante perché:

Diversi studi e numerose segnalazioni di pazienti suggeriscono che l'anestesia richiesta dalle operazioni chirurgiche ha un impatto peggiorativo sulle funzioni cognitive degli anziani.

Di solito questi effetti sono temporanei, ma non è raro sapere di casi in cui il deterioramento cognitivo è diventato permanente e progressivo.

La dexmedetomidina aiuta anche il controllo del dolore dopo la chirurgia

C'è anche la prova di un effetto analgesico (antidolorifico) della dexmedetomidina. Il tempo mediano fino alla prima richiesta del paziente di morfina era di quattro ore dopo l'intervento nel gruppo dexmedetomidina, rispetto a un'ora nel gruppo placebo. Non c'era alcuna differenza nel tempo di recupero, e nessun aumento del tasso di recupero ritardato, tra i pazienti trattati con dexmedetomidina. Altri effetti avversi erano simili in entrambi i gruppi.


La dexmedetomidina è di solito usata come sedativo per i pazienti sottoposti a ventilazione meccanica nel reparto di terapia intensiva. Come agonista adrenergica alfa-2, agisce con un meccanismo diverso rispetto al propofol o agli altri anestetici, suggerendo che potrebbe essere un utile complemento per l'anestesia.


Precedenti studi avevano concluso che la dexmedetomidina può ridurre le dosi di anestetici e analgesici in pazienti sottoposti a chirurgia. Tuttavia, questo nuovo studio è il primo a dimostrare un effetto «salva-anestetici» usando l'indice bispettrale come misura oggettiva dei requisiti degli anestetici.


I risultati di questo studio randomizzato indicano che una dose relativamente bassa di dexmedetomidina può ridurre la dose di anestetico ma anche aiutare a controllare il dolore dopo un intervento chirurgico, senza prolungare i tempi di recupero. Fischler e i co-autori concludono che "la dexmedetomidina è un utile coadiuvante che riduce la necessità di anestetici e fornisce analgesia postoperatoria".

 

 

 

 

 


FonteInternational Anesthesia Research Society (IARS)  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Morgan Le Guen, Ngai Liu, Felix Tounou, Marion Augé, Olivier Tuil, Thierry Chazot, Dominique Dardelle, Pierre-Antoine Laloë, Francis Bonnet, Daniel I. Sessler, Marc Fischler. Dexmedetomidine Reduces Propofol and Remifentanil Requirements During Bispectral Index-Guided Closed-Loop Anesthesia. Anesthesia & Analgesia, 2014; 1 DOI: 10.1213/ANE.0000000000000185

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)