Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rara forma di demenza cancella capacità di riconoscere volti famosi

TORONTO - Per la maggior parte delle persone, vedere la foto di un volto famoso (un presentatore, un attore o Einstein, per esempio) induce un riconoscimento immediato e ne porta facilmente il nome alle labbra.


Ma per le persone con una rara forma di demenza precoce chiamata afasia primaria progressiva (PPA), la capacità di identificare un volto o il nome della persona può essere compromessa.


La PPA colpisce le persone tra i 40 e i 65 anni, molto prima di quanto succede di solito per le altre forme di demenza come l'Alzheimer. La condizione è caratterizzata da un deterioramento del linguaggio e, infine, della capacità di comunicare, anche se almeno inizialmente la funzione cognitiva in altri settori rimane intatta, ha detto Tamar Gefen, dottore in neuropsicologia clinica alla Northwestern University di Chicago.


"La memoria va bene, come pure rimangono intatte l'attenzione, la pianificazione, il giudizio, la personalità e le emozioni"
, ha spiegato la Gefen, aggiungendo che i primi sintomi possono includere l'incapacità di ricordare i nomi di persone familiari o, in alcuni casi, degli oggetti di uso quotidiano. "Qualcuno arriverà a dire: 'Non riesco a ricordare il nome della mia collega. La vedo tutti i giorni e non riesco a ricordarlo' ", ha detto.


Col progredire della malattia, la persona ha difficoltà a parlare con coerenza e alla fine smette di parlare del tutto. Dal momento che l'incapacità di dare un nome a un volto può essere un segno precoce dell'Alzheimer, la Gefen ha detto che è importante diagnosticare correttamente la causa con test specifici che possono identificare la PPA. Tuttavia, i test standard per il riconoscimento del volto e della denominazione messi insieme negli anni '70, '80 o addirittura nei primi anni '90 potrebbero non essere aggiornati per alcune persone intorno ai 40 anni, che potrebbero non avere familiarità con le immagini di persone che divennero familiari durante o prima di tale periodo.


Quindi la Gefen e i colleghi hanno messo insieme una serie di 20 volti noti (ad esempio Oprah Winfrey, Bill Gates e la principessa Diana) che possono essere più rilevanti per i pazienti di mezza età, e li hanno testati in uno studio riportato nel numero di Martedì della rivista Neurology. "I volti celebri di questo studio sono stati scelti appositamente per la loro rilevanza per le persone sotto i 65 anni, in modo che il test possa essere utile per la diagnosi di demenza negli individui più giovani", ha detto l'autore senior Emily Rogalski, del Cognitive Neurology and Alzheimer’s Disease Center della Northwestern.


I ricercatori hanno mostrato le foto in bianco e nero a 30 soggetti con afasia progressiva primaria e a 27 soggetti sani di controllo senza demenza, tutti con una età media di 62 anni, per determinarne la capacità di riconoscere e denominare i volti famosi. I partecipanti hanno ricevuto un punto per ogni faccia che potevano nominare. Se il soggetto non poteva assegnare il nome al viso, gli è stato chiesto di identificare la persona attraverso la descrizione. I partecipanti guadagnavano più punti se fornivano almeno due elementi rilevanti della persona. "Per Oprah, si potrebbe dire: 'Oh, lo so che lei è davvero famosa ed è ricca e ha un talk show e ha fatto dei film', ma proprio non riesco a ricordare quel nome", ha detto la Gefen.


I ricercatori hanno scoperto che i soggetti con PPA hanno ottenuto risultati significativamente peggiori nel test, con una media del 79 per cento di riconoscimenti e del 46 per cento di nomi dati alle facce famose, contro il 97 per cento di riconoscimenti e il 93 per cento di nomi raggiunto dai soggetti di controllo. "Una componente importante del test è che distingue i deficit nel ricordare il nome di una persona famosa da quella di riconoscere la stessa persona", ha osservato la Rogalski.


Attraverso la risonanza magnetica, i ricercatori hanno scoperto che le persone che avevano difficoltà dare un nome ai volti avevano più probabilità di avere una perdita di tessuto cerebrale nel lobo temporale sinistro, mentre quelli con difficoltà nel riconoscere i visi avevano perdita di tessuto sia nel lobo temporale destro che in quello sinistro del cervello.


"Quindi questi due processi, nominare e riconoscere, sono in realtà molto distinti, però a volte sono messi insieme", ha detto la Gefen. "Questo ha un significato clinico per i neurologi. Ora possono eseguire questo test e possono stabilire che un problema di denominazione indica probabilmente un danno del lato sinistro. Ma se c'è un problema di riconoscimento, allora è probabilmente un problema bilaterale".


Non esiste un trattamento per l'afasia primaria progressiva e non è chiaro quanto diffusa sia la condizione nella popolazione. La malattia può essere devastante per la persona interessata e per le loro famiglie, ha detto la Gefen, che ha conseguito la sua laurea alla McGill University di Montreal.


"Gli esseri umani sono esseri sociali. Se non possiamo riconoscerci, non possiamo comunicare, non siamo in grado di interagire ... se non è possibile notare una persona cara in una folla, ci si perde, ma si diventa anche completamente disorientati su se stessi. Ho visto tanti pazienti con PPA e mi si spezza il cuore. E' davvero triste".

 

 

 

 

 


Pubblicato da Sheryl Ubelacker in Calgary Herald (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.