Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le cellule nervose potrebbero essere utilizzate contro l'Alzheimer

Ricercatori hanno trovato nuove prove che le cellule isolanti, quelle che proteggono i nostri nervi, possono essere prodotte e aggiunte al sistema nervoso centrale per tutta la vita.

Il ricercatore responsabile dello studio, il Dr Kaylene Young del Menzies Research Institute Tasmania, dice che c'è ora la prova che queste cellule non possono essere gli agenti passivi nella funzionalità del cervello che si credeva.

Fedorov_Oleksiy_Neuron_shutterstockLo studio ha rivelato che le cellule isolanti possono avere un ruolo più importante nell'apprendimento e nella memoria di quanto
si pensasse, e potrebbero essere un potenziale
bersaglio per il trattamento di Alzheimer.
Image: Fedorov Oleksiy/Shutterstock


"In precedenza si pensava che la maggior parte delle cellule di isolamento in un cervello adulto nascessero prima di raggiungere l'età adulta", spiega il Dott. Young. "Questa ricerca dimostra che vengono costituite nuove cellule isolanti da un tipo di cellula immatura presente nel cervello, chiamata cellula precursore degli oligodendrociti (OPC). In effetti, tutti i giorni viene aggiunto nuovo isolamento ai circuiti cerebrali , fatto che cambia il modo in cui funzionano i circuiti".


"Questo processo è probabile che sia molto importante per l'apprendimento, la memoria, la visione e il coordinamento. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni per chi soffre di Alzheimer, sclerosi multipla e altre malattie neurologiche".


L'Alzheimer è la forma più comune di demenza. Ci sono più di 321.600 australiani che vivono con demenza e, senza una scoperta medica, il numero di persone con demenza dovrebbe passare a quasi 900.000 entro il 2050. (Fonte: Alzheimer's Australia). Nell'Alzheimer (AD) muoiono molte cellule nervose. Questo induce i pazienti con AD a perdere progressivamente la loro capacità di pensare con chiarezza e di ricordare le cose, e possono avere anche problemi con il movimento e la coordinazione.


Una singola cellula isolante nel cervello supporta la salute e la funzione di molte cellule nervose. Sappiamo da malattie come la sclerosi multipla che la perdita di isolamento rende le cellule nervose estremamente vulnerabili ai danni e alla morte. Questo potrebbe essere vero anche per l'AD, e c'è una crescente quantità di prove che supportano l'idea che le cellule isolanti siano danneggiate prima delle cellule nervose e potrebbero contribuire direttamente alla perdita delle cellule nervose.

Studiando scansioni cerebrali di pazienti con AD, i ricercatori avevano in precedenza trovato che la quantità di isolamento danneggiato corrisponde al livello di demenza del paziente. Più è danneggiato l'isolamento, peggiori sono i problemi di memoria della persona.


Il gruppo di ricerca del dottor Young sta ora studiando il modo di carpire la capacità naturale delle OPC di produrre nuove cellule isolanti, e riparare il danno di isolamento visibile nel cervello dei pazienti con AD. "Stimolare le OPC nel cervello è una possibilità attraente dal momento che si trovano in tutte le regioni del cervello, nel senso che sono già dove devono essere per produrre nuove cellule isolanti! Prevediamo di riuscire ad aumentare l'isolamento del cervello, ri-coprire le cellule nervose, e impedire la morte di un maggior numero di cellule nervose. Questa protezione delle cellule nervose impedirà il rapido deterioramento mentale delle persone dopo la diagnosi di AD", conclude il Dott. Young.


Questo lavoro è stato pubblicato questo mese, sulla rivista internazionale Neuron, con la collaborazione di ricercatori del Regno Unito e del Giappone, ed è stato finanziato dal National Health and Medical Research Council, dall'Alzheimer's Society UK, dalla Fondazione BUPA, e da Multiple Sclerosis Research Australia.

 

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
The original English version EnFlag
of this article is here.

 

 

 

 

 


Fonte: The University of Tasmania

Riferimento: Kaylene M. Young, Konstantina Psachoulia, Richa B. Tripathi, Sara-Jane Dunn, Lee Cossell, David Attwell, Koujiro Tohyama, William D. Richardson. Oligodendrocyte Dynamics in the Healthy Adult CNS: Evidence for Myelin Remodeling. Neuron, Volume 77, Issue 5, 873-885, 6 March 2013. Copyright © 2013 Elsevier Inc. All rights reserved. 10.1016/j.neuron.2013.01.006.

Pubblicato in Science Alert il 18 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:




 

Notizie da non perdere

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.