Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Spiegati in dettaglio i danni cerebrali provocati dai mini-ictus

Un nuovo studio apparso il 12 Dicembre sul Journal of Neuroscience, per la prima volta spiega in dettglio il modo in cui i "mini-ictus" causano prolungati periodi di danni al cervello e deterioramento cognitivo.

Questi micro-sanguinamenti, spesso impercettibili, sono comuni negli anziani e si ritiene che contribuiscano alla demenza.

 


In questa immagine, si vedono le cellule immu-
nitarie del cervello - contrassegnate di rosso - che
"digeriscono" le cellule neuronali morte sul sito di un
mini-ictus. (Credit: Image courtesy of University of
Rochester Medical Center)

"La nostra ricerca indica che i neuroni vengono persi per colpa di processi prolungati dopo un mini-ictus, che possono differire sostanzialmente da quelli di eventi ischemici acuti", ha detto Maiken Nedergaard, MD, DMSC., l'autrice principale dello studio e professoressa di Neurochirurgia al Medical Center dell'Università di Rochester (URMC). "Questa osservazione implica che la finestra terapeutica per proteggere le cellule dopo questi piccoli ictus si può dilatare per giorni e settimane dopo la lesione iniziale".


La prevalenza di mini-ictus, o microinfarti, è stata valutata solo di recente perché le tecniche di imaging più comuni, come la risonanza magnetica, non sono in genere abbastanza sensibili da rilevare queste lesioni microscopiche. Come gli ictus ischemici gravi, i mini-ictus avvengono quando il flusso di sangue è bloccato in una piccola area del cervello, di solito da particelle che arrivano lì da un'altra parte del corpo.


Ma a differenza degli ictus ischemici acuti (che determinano sintomi immediati come intorpidimento, visione offuscata, difficoltà a parlare) i mini-ictus di solito avvengono senza avvisi. Tuttavia, è sempre più evidente che questi piccoli infarti hanno un impatto duraturo sulla funzione neurologica.


I microinfarti sono molto più comuni di quanto si pensava, si ritiene che circa il 50 per cento degli individui sopra i 60 anni abbiano subito almeno un mini-ictus. Degli studi hanno anche correlato la presenza di mini-ictus ai sintomi di demenza. Si stima che circa il 55 per cento delle persone con demenza lieve e fino al 70 per cento di quelli con sintomi più gravi presentino tracce di mini-icuts avvenuti. Questa associazione ha portato i ricercatori a credere che questi mini-ictus possano essere fattori chiave del declino cognitivo e della demenza legate all'età.


La Nedergaard e i suoi colleghi sono stati i primi a sviluppare un modello animale in cui osservare la progressione complessa e, in ultima analisi, l'impatto cognitivo dei mini-ictus. Il suo gruppo ha scoperto che, nella maggior parte dei casi, questi ictus causano un prolungato periodo di danni al cervello. Una piccola frazione di questi microinfarti genera gli stessi esiti degli ictus acuti; la morte cellulare è immediata e il cervello isola rapidamente il sito dell'ictus e comincia a "digerire" il tessuto danneggiato. Tuttavia, i ricercatori hanno individuato anche una seconda, e molto più comune, forma di ictus (che hanno definito lesioni incomplete) che genera una morte cellulare più duratura, di diverse settimane.


"Nella maggior parte dei microinfarti la lesione non è completa", dice la Nedergaard. "Non c'è tessuto cicatriziale per separare il sito dell'ictus dal resto del cervello e le cellule che normalmente supportano i neuroni potrebbero non funzionare correttamente. Come risultato, i neuroni nel sito continuano a morire lentamente come un fuoco che brucia sotto la cenere. Questo suggerisce che, a differenza dell'ictus ischemico acuto dove la morte cellulare avviene nelle prime 24 ore, c'è un periodo più lungo in cui possiamo intervenire medicalmente e fermare la morte neuronale risultante dal mini-ictus".


I ricercatori hanno poi tentato di determinare l'impatto cognitivo dei microinfarti. I topi vittime di mini-ictus hanno subito una serie di esperimenti, durante il quale hanno dovuto richiamare oggetti o rispondere a determinati segnali audio. I ricercatori hanno osservato che i topi con mini-ictus avevano una probabilità molto maggiore di fallire in questi compiti - suggerendo un danno neurologico - rispetto ai topi sani.


Hanno collaborato Jeffrey Iliff, Yonghong Liao, Michael Chen, Matthew Shinseki, Arun Venkataraman, e Jessica Cheung del Center for Translational Neuromedicine dell'URMC e Minghuan Wang, Wei Wang della Huazhong University of Science and Technology in Cina. Lo studio è stato finanziato dal National Institutes of Health, dal Dipartimento della Difesa statunitense, e dalla Harold e Leila Y. Mathers Charitable Foundation.

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale del University of Rochester Medical Center.

Riferimento:
M. Wang, JJ Iliff, Y. Liao, MJ Chen, MS Shinseki, A. Venkataraman, J. Cheung, W. Wang, M. Nedergaard. Cognitive Deficits and Delayed Neuronal Loss in a Mouse Model of Multiple Microinfarcts. Journal of Neuroscience, 2012; 32 (50): 17948 DOI: 10.1523/JNEUROSCI.1860-12.2012.

Pubblicato in ScienceDaily il 12 Dicembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.