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Probabilmente hai sentito la frase 'follow your gut' (segui il tuo intestino, in italiano 'segui il tuo istinto'), usata per suggerire di fidarsi del proprio istinto e intuizione. Ma nel contesto dell'asse cervello-intestino, la frase assume un significato più letterale. La ricerca scientifica mostra sempre più che il cervello e l'intestino sono in una costante comunicazione a due vie. Un tempo trascurata, questa connessione è ora in prima linea nel crescente interesse per le neuroscienze, l'alimentazione e la salute mentale.
L'asse cervello-intestino è un sistema altamente complesso di percorsi interconnessi che trasmettono informazioni attraverso diversi segnali. La ricerca precedente ha suggerito che l'infiammazione intestinale può contribuire allo sviluppo della demenza. Ciò può verificarsi attraverso l'innesco dell'infiammazione sistemica e la distruzione dei percorsi tra l'intestino e il cervello.
Sebbene l'interesse per l'asse cervello-intestino sia cresciuto rapidamente, ancora non è chiaro se l'infiammazione intestinale può accelerare il declino cognitivo nelle persone che hanno già la demenza.
Connessione tra malattia infiammatoria intestinale e demenza
Il nostro studio ha esplorato questa domanda poco studiata, con l'obiettivo di espandere la comprensione in questo settore e migliorare la cura delle persone colpite. Ci siamo concentrati su persone a cui erano già state diagnosticate la demenza e la malattia infiammatoria intestinale (IBD, inflammatory bowel disease).
Demenza si riferisce a un gruppo di disturbi neurologici con diverse cause sottostanti, tutte caratterizzate da progressivo declino cognitivo e aumento della perdita di funzione indipendente. È una crescente preoccupazione per la salute globale, con il numero di diagnosi in aumento costante in tutto il mondo. L'età avanzata rimane il fattore di rischio più significativo per lo sviluppo della condizione. Nel 2024, la FDA ha approvato [per gli USA] il donanemab, il secondo farmaco volto a rallentare la progressione del morbo di Alzheimer (MA) in fase iniziale, la forma più comune di demenza. Tuttavia, non esiste ancora alcuna cura e gli attuali trattamenti si concentrano principalmente sulla gestione dei sintomi.
L'IBD è una condizione infiammatoria cronica complessa che colpisce il tratto gastrointestinale e include la malattia di Crohn, la colite ulcerosa e l'IBD-nonclassificata (chiamata anche IBD indeterminata), quando i sintomi e i risultati clinici non rientrano chiaramente nei criteri della malattia di Crohn o della colite ulcerosa. L'IBD è in genere caratterizzata da sintomi come dolore addominale, diarrea e cambiamenti nelle abitudini intestinali. Tuttavia, poiché può avere effetti sistemici (extra-intestinali), la condizione può anche influenzare altre parti del corpo, come pelle, occhi, articolazioni e fegato, ma può anche causare affaticamento generale.
L'IBD non dovrebbe essere confusa con la sindrome dell'intestino irritabile (IBS, irritable bowel syndrome), che è una condizione funzionale comune del tratto gastrointestinale. L'IBS può causare sintomi simili - come dolore addominale e cambiamenti nelle abitudini intestinali - tuttavia, a differenza dell'IBD, non ci sono cambiamenti nel tessuto intestinale. Sebbene attualmente non esista una cura per l'IBD, tranne per la colite ulcerosa, dove, in alcuni casi selezionati, la chirurgia può essere curativa, l'IBD può spesso essere gestita con farmaci (antinfiammatori) e cambiamenti nello stile di vita.
L'IBD è un problema di salute globale. In tutto il mondo, tra il 1990 e il 2021, i nuovi casi sono aumentati in tutte le fasce d'età, con il più grande salto nelle persone tra 50 e 54 anni. Il più piccolo aumento si è verificato in bambini di età inferiore ai 5 anni. È importante sottolineare che l'IBD può essere diagnosticata dalla prima infanzia alla tarda età, ma negli anziani, tra gli altri, i sintomi possono essere scambiati per altre condizioni, ritardando potenzialmente la diagnosi e il trattamento.
Per il nostro studio, abbiamo usato i dati del registro svedese dei disturbi cognitivi/demenza (SveDem), un registro nazionale globale di qualità che contiene informazioni mediche dettagliate su persone con varie forme di demenza di tutta la Svezia. Da questo database, abbiamo identificato le persone a cui è stata diagnosticata l'IBD dopo la diagnosi di demenza. Abbiamo quindi confrontato 111 persone che avevano sia la demenza che l'IBD di recente diagnosi con un gruppo di controllo di 1.110 persone che avevano demenza ma nessuna diagnosi di IBD. I due gruppi sono stati abbinati strettamente per età, sesso, tipo di demenza, altre condizioni di salute e uso dei farmaci.
Misurare il declino cognitivo
Per misurare i cambiamenti nella funzione cognitiva, abbiamo usato il punteggio MMSE (Mini-Mental State Examination), un test standardizzato composto da 11 compiti, con un punteggio massimo di 30 punti. È ampiamente usato dai professionisti sanitari per valutare la memoria, l'attenzione, il linguaggio e altri aspetti delle prestazioni cognitive, in particolare quando si sospetta la demenza. Le persone senza demenza in genere ottengono un punteggio tra 25 e 30, mentre quelle con demenza spesso restano sotto i 24.
Nel nostro studio, abbiamo confrontato i punteggi MMSE tra i due gruppi. Abbiamo anche esaminato i cambiamenti nei punteggi MMSE prima e dopo la diagnosi di IBD nelle persone che avevano sia demenza che IBD. I nostri risultati mostrano che quelli con entrambe le condizioni hanno subito un declino significativamente più rapido della funzione cognitiva, diventato più evidente dopo la diagnosi di IBD. In media, le persone con entrambe le diagnosi hanno perso quasi un punto MMSE aggiuntivo all'anno rispetto a quelli con solo demenza. Questo livello di declino è paragonabile alla differenza osservata tra le persone con demenza che prendono il nuovo farmaco di MA donanemab e quelli che non lo fanno.
I nostri risultati suggeriscono che l'IBD - e l'infiammazione sistemica che provoca - possono contribuire a un peggioramento più rapido della funzione cognitiva. Ciò evidenzia la necessità di un monitoraggio più stretto delle persone con entrambe le condizioni. La gestione efficace dell'IBD attraverso farmaci antinfiammatori, supporto nutrizionale e in alcuni casi la chirurgia, potrebbe potenzialmente aiutare a ridurre la neuroinfiammazione, rallentando così la progressione della demenza.
Mentre i nostri risultati indicano che il declino cognitivo era significativamente più veloce nelle persone con demenza e IBD di nuova diagnosi, è importante notare che si trattava di uno studio osservazionale, quindi non possiamo stabilire la causalità diretta. Lo studio aveva anche alcune limitazioni. Ad esempio, mancavano dati sulla gravità dell'IBD e i trattamenti specifici che i pazienti stavano ricevendo. Non abbiamo nemmeno potuto esplorare le differenze per genere, sottotipo di demenza o sottotipo IBD.
Inoltre, poiché la demenza viene in genere diagnosticata in età avanzata, i casi di IBD a tarda insorgenza potrebbero essere stati sottostimati. Infine, mentre lo SveDem è un prezioso registro nazionale, non include ancora tutti i casi di demenza di nuova diagnosi in Svezia.
Comprendere come l'IBD influenza il cervello potrebbe aprire la porta a nuove strategie per proteggere la salute cognitiva negli anziani. Inoltre, identificare se trattamenti IBD specifici possono rallentare il declino cognitivo può dare benefici alle persone con entrambe le condizioni e potrebbe aiutare a perfezionare le cure per questa popolazione di pazienti vulnerabili.
Fonte: Iris Mikulic (ricercatrice di neurobiologia), Hong Xu (prof.ssa ass. geriatria clinica) e Jonas F. Ludvigsson (prof. epidemiologia medica e biostatistica), Karolinska Institutet
Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: M Mo, [+5], H Xu. Inflammatory bowel disease linked to accelerated cognitive decline ... Gut, 2025, DOI
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