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Studio non trova alcuna evidenza che la tecnologia causi 'demenza digitale' negli anziani

puzzled lady working at computer Foto: Shutterstock

Nel 21° secolo, la tecnologia digitale ha cambiato molti aspetti della nostra vita. L'intelligenza artificiale generativa (AI) è l'ultimo nuovo arrivato, con chatbot (=programmi di conversazione) e altri strumenti di AI che cambiano il modo in cui apprendiamo e creiamo notevoli sfide filosofiche e legali su cosa significhi 'esternalizzare il pensiero'.


Ma l'emergere della tecnologia che cambia il modo in cui viviamo non è un nuovo problema. Il cambiamento dalla tecnologia analogica alla digitale è iniziato intorno agli anni '60 e questa 'rivoluzione digitale' è ciò che ci ha portato a Internet. Un'intera generazione di persone che hanno vissuto e lavorato interamente durante questa evoluzione stanno arrivando agli 80 anni.


Quindi cosa possiamo imparare da loro sull'impatto della tecnologia sul cervello che invecchia? Un nuovo studio completo di ricercatori dell'Università del Texas e della Baylor University, pubblicato su Nature Human Behaviour, fornisce risposte importanti, non avendo trovato prove a supporto dell'ipotesi 'demenza digitale'. In effetti, ha scoperto che l'uso di computer, smartphone e Internet nelle persone di età superiore ai 50 anni potrebbe effettivamente essere associato a tassi inferiori di declino cognitivo.

 

Cos'è la 'demenza digitale'?

Molto è stato scritto sul potenziale impatto negativo dalla tecnologia sul cervello umano. Secondo l'ipotesi 'demenza digitale', introdotta dal neuroscienziato e psichiatra tedesco Manfred Spitzer nel 2012, un maggiore uso di dispositivi digitali ha comportato una eccessiva dipendenza dalla tecnologia. A sua volta, ciò ha indebolito la nostra capacità cognitiva complessiva.

In precedenza sono state annotate tre aree di preoccupazione per l'uso della tecnologia:

  1. Un aumento del tempo di schermo passivo, che si riferisce all'uso di tecnologia che non richiede pensiero o partecipazione significativi, come guardare la TV o scorrere i social media.
  2. Delegare le abilità cognitive alla tecnologia, come non memorizzare più i numeri di telefono perché sono mantenuti nella nostra lista di contatti.
  3. Maggiore suscettibilità alla distrazione.

 

Perché questo nuovo studio è importante?

Sappiamo che la tecnologia può avere un impatto su come si sviluppa il nostro cervello. Ma l'effetto della tecnologia su come il nostro cervello invecchia è meno compreso. Questo nuovo studio dei neuropsicologi Jared Benge e Michael Scullin è importante perché esamina l'impatto della tecnologia sugli anziani che hanno subito cambiamenti significativi nel modo in cui usano la tecnologia nella loro intera vita.


Il nuovo studio ha eseguito quella che è chiamata meta-analisi, per cui si combinano i risultati di molti studi precedenti. Gli autori hanno cercato studi che hanno esaminato l'uso della tecnologia negli over-50 e hanno esaminato l'associazione con il declino cognitivo o la demenza. Hanno trovato 57 studi, con i dati di oltre 411.000 adulti, che hanno misurato il declino cognitivo in base a prestazioni più basse nei test cognitivi o una diagnosi di demenza.

 

Un rischio ridotto di declino cognitivo

Nel complesso, lo studio ha rilevato che un maggiore uso della tecnologia si è associato a un rischio ridotto di declino cognitivo. Sono stati usati test statistici per determinare le 'probabilità' di avere un declino cognitivo in base all'esposizione alla tecnologia. Un rapporto di probabilità sotto 1 indica un rischio ridotto per esposizione e il rapporto di probabilità combinato in questo studio era 0,42.


Ciò significa che un uso maggiore della tecnologia è associato a una riduzione del rischio del 58% di declino cognitivo. Questo vantaggio è stato riscontrato anche quando si è tenuto conto dell'effetto di altre cose note per contribuire al declino cognitivo, come lo stato socioeconomico e altri fattori di salute.


È interessante notare che l'entità dell'effetto dell'uso della tecnologia sulla funzione cerebrale riscontrata in questo studio era simile o più forte di altri fattori protettivi noti, come l'attività fisica (riduzione del rischio del 35% circa) o del controllo della pressione sanguigna (riduzione del rischio di circa il 13%).


Tuttavia, è importante capire che sono stati condotti molti più studi nel corso di molti anni per esaminare i benefici della gestione della pressione sanguigna e nell'aumento dell'attività fisica e i meccanismi attraverso i quali aiutano a proteggere il nostro cervello sono molto più compresi.


È anche molto più facile misurare la pressione sanguigna di quanto non sia l'uso della tecnologia. Un punto di forza di questo studio è che ha considerato queste difficoltà concentrandosi su alcuni aspetti dell'uso della tecnologia, ma ha escluso altri aspetti come i giochi di allenamento del cervello.


Questi risultati sono incoraggianti, ma non possiamo ancora dire che l'uso della tecnologia provoca una migliore funzione cognitiva. Sono necessarie ulteriori ricerche per vedere se questi risultati sono replicati in diversi gruppi di persone (in particolare quelli dei paesi a reddito basso e medio) che sono stati sotto-rappresentati in questo studio e per capire perché potrebbe esserci questa relazione.

 

La questione è 'come' usiamo la tecnologia

In realtà, semplicemente non è possibile vivere nel mondo oggi senza usare una qualche forma di tecnologia. Tutto, dal pagamento delle bollette alla prenotazione della nostra prossima vacanza, ora è quasi completamente fatto online. Forse dovremmo invece pensare a come usiamo la tecnologia. Attività cognitive di stimolazione come leggere, apprendere una nuova lingua e suonare musica - in particolare nella prima età adulta - possono aiutare a proteggere il nostro cervello quando invecchiamo.


Un maggiore coinvolgimento con la tecnologia durante l'intero corso della vita può essere una forma di stimolazione della memoria e del pensiero, mentre ci adattiamo ai nuovi aggiornamenti del software o impariamo a usare un nuovo smartphone. Si è suggerito che questa 'riserva tecnologica' potrebbe fare bene al nostro cervello. La tecnologia può anche aiutarci a rimanere socialmente connessi e aiutarci a rimanere indipendenti più a lungo.

 

Un mondo digitale in rapida evoluzione

Mentre i risultati di questo studio mostrano che è improbabile che tutta la tecnologia digitale sia negativa per noi, il modo in cui interagiamo e facciamo affidamento su di essa è in rapido cambiamento. L'impatto dell'intelligenza artificiale sul cervello che invecchia diventerà evidente solo nei decenni futuri.


Tuttavia, la nostra capacità di adattarci alle innovazioni tecnologiche storiche e il potenziale per supportare la funzione cognitiva, suggerisce che il futuro potrebbe non essere tutto così malvagio. Ad esempio, i progressi nelle interfacce cervello-computer offrono nuove speranze per coloro che convivono con una malattia neurologica o una disabilità.


Tuttavia, i potenziali svantaggi della tecnologia sono reali, in particolare per i giovani, compresa la cattiva salute mentale. La ricerca futura aiuterà a determinare come possiamo cogliere i benefici della tecnologia limitando i danni potenziali.

 

 

 


Fonte: Nikki-Anne Wilson, ricercatrice postdottorato in neuroscienze, UNSW Sydney

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: JF Benge, MK Scullin. A meta-analysis of technology use and cognitive aging. Nat Hum Behav, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

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