Un nuovo studio pubblicato su Neurology® ha trovato importanti indizi sul ruolo dell'età, del genere, dei cambiamenti ormonali e della genetica sul modo in cui si esprimono nel sangue alcuni biomarcatori della demenza.
"Stanno emergendo test del sangue che rilevano i biomarcatori del morbo di Alzheimer (MA) e altre demenze, e con il loro ulteriore sviluppo stanno diventando strumenti importanti per comprendere e diagnosticare queste condizioni", ha affermato la prima autrice dello studio Hannah Stocker PhD/MPH, dell'Università di Heidelberg in Germania. "I nostri risultati forniscono preziose informazioni su come l'età, il sesso, la genetica e i cambiamenti ormonali durante la menopausa sono collegati a tre biomarcatori che si ritiene influenzino il rischio di demenza di una persona".
I ricercatori hanno analizzato i dati di un ampio studio di 17 anni, confrontando 513 persone che hanno sviluppato la demenza durante lo studio con 513 persone che sono rimaste immuni. I partecipanti avevano un'età media di 64 anni all'inizio dello studio.
I ricercatori hanno prelevato campioni di sangue dai partecipanti tre volte durante lo studio per misurare i livelli di tre biomarcatori: proteine del neurofilamento a catena leggera (presenti nel sangue quando le cellule nervose sono ferite o morenti), proteine acide gliali (rilasciate quando le cellule lavorano per riparare le lesioni) e tau 181 fosforilata (legata all'accumulo di proteine amiloidi nel corpo, che avviene nel MA).
I ricercatori hanno quindi confrontato i livelli dei biomarcatori nelle persone con e senza demenza nei seguenti modi: nel tempo mentre le persone invecchiavano, nei partecipanti maschi e femmine, nelle persone con e senza un gene collegato al MA, e nelle donne partecipanti, prima e dopo la menopausa.
Dopo aver aggiustato i dati per età, sesso e APOEe4, un biomarcatore genetico che indica un forte rischio di MA, i ricercatori hanno scoperto che l'età avanzata era legata a livelli più alti di tutti e tre i marcatori:
- per le proteine del neurofilamento a catena leggera, le persone di 75 anni avevano una media di 25 picogrammi per millilitro (pg/ml) rispetto alle persone di 50 anni che ne avevano in media 10 pg/mL;
- per le proteine acide gliali, i 75enni avevano una media di 140 pg/mL rispetto ai 50enni che avevano in media 45 pg/mL;
- per la tau 181 fosforilata, i 75enni avevano una media di 2 o 3 pg/ml rispetto ai 50enni che avevano una media di 0,5-1,5 pg/mL.
I ricercatori hanno anche scoperto che le partecipanti femmine avevano livelli più elevati di proteine acide gliali, mentre i partecipanti maschi avevano livelli più alti di proteine del neurofilamento a catena leggera. Inoltre, hanno scoperto che le persone che avevano il gene APOEe4 avevano livelli più elevati di proteine acide gliali.
Infine, lo studio ha scoperto che le donne che non erano ancora entrate in menopausa avevano livelli più elevati di proteine acide gliali, che secondo la Stocker può essere dovuto ai loro livelli più alti di ormoni sessuali. La Stocker ha affermato che studi precedenti hanno trovato un legame tra ormoni sessuali e neuroinfiammazione.
"Capire meglio questi biomarcatori contribuirà a migliorare la nostra capacità di testare la demenza in futuro con semplici esami del sangue", ha affermato la Stocker. "La nostra ricerca sottolinea la necessità di esplorare ulteriormente questi biomarcatori, anche durante la menopausa, nello sviluppo della demenza".
Una limitazione dello studio è che tutti i partecipanti erano di origine europea, quindi i risultati potrebbero non essere validi per altre popolazioni.
Fonte: American Academy of Neurology (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: H Stocker, [+8], H Brenner. Association of Nonmodifiable Risk Factors With Alzheimer Disease Blood Biomarkers in Community-Dwelling Adults in the ESTHER Study. Neurology, 2025, DOI
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