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Intervento intensivo sullo stile di vita migliora cognizione e funzioni in un piccolo studio

È stata osservata una correlazione statisticamente significativa tra dose e risposta, indicando che cambiamenti importanti nello stile di vita hanno portato a esiti cognitivi e funzionali migliori nei pazienti di Alzheimer.

womans doing fitness exercises Image by Racool studio on Freepik.com

Uno studio multicentrico e randomizzato di fase 2, controllato e randomizzato, pubblicato di recente su Alzheimers Research & Therapy , ha mostrato che cambiamenti di stile di vita ottenuti da un intervento multimodale intensivo hanno migliorato significativamente la cognizione e la funzione dopo 20 settimane in pazienti con lieve compromissione cognitiva (MCI) o demenza iniziale da morbo di Alzheimer (MA).


La validità di questi risultati è stata supportata da cambiamenti osservati nei biomarcatori del plasma e nel microbioma, e giustificano un monitoraggio più lungo e studi clinici più grandi.


Lo studio ha riguardato 51 pazienti da 45 a 90 anni di età con MCI o demenza iniziale da MA, che avevano un punteggi Montreal Cognitive Assessment (MoCA) di 18 o superiore. Ventisei pazienti sono stati randomizzati in un gruppo di intervento che ha ricevuto l'intervento sullo stile di vita per 20 settimane e altri 25 in un gruppo di controllo a cui è stato chiesto di non apportare modifiche allo stile di vita.


L'intervento dello stile di vita multimodale includeva dieta, esercizio fisico, gestione dello stress, supporto di gruppo e informazioni sugli integratori. Per rafforzare questo intervento, ogni paziente e il coniuge o il partner di studio si sono incontrati 3 volte alla settimana in sessioni Zoom di 4 ore.


Le misure di esito primarie erano i cambiamenti dopo 20 settimane nella cognizione e nella funzione sui test Clinical Global Impression of Change (CGIC), Alzheimer’s Disease Assessment Scale (ADAS-Cog), Clinical Dementia Rating–Sum of Boxes (CDR-SB) e Clinical Dementia Rating Global (CDR-G). In quel punto, i risultati dell'analisi primaria hanno mostrato differenze statisticamente significative tra il gruppo di intervento e il gruppo di controllo randomizzato, nella cognizione e nella funzione misurate dai test CGIC (P = ,001), CDR-SB (P = ,032) e CDR-G (P = ,037), e con significatività marginale nel test ADAS-COG (P = ,053).


"Sono cautamente ottimista e molto incoraggiato da questi risultati, che possono dare a molte persone nuove speranze e nuove possibilità di scelta", ha dichiarato il primo autore Dan Ornish MD, fondatore e presidente della no-profit Preventive Medicine Research Institute. "Non abbiamo ancora una cura per il MA, ma, mentre la comunità scientifica continua a perseguire tutte le strade per identificare potenziali trattamenti, ora siamo in grado di offrire una migliore qualità di vita a molte persone che soffrono di questa terribile malattia".


Rispetto al gruppo di intervento, quello di controllo ha mostrato un peggioramento di cognizione e funzione su tutte le 4 misure osservate. Inoltre, dopo 20 settimane, il rapporto plasmatico dell'amiloide-ß (Aß) 42/40 è aumentato nel gruppo di intervento ma è diminuito nel gruppo di controllo (P = 0,003; bicaudato). Cambiamenti in Aß42/40, simili ad altri biomarcatori osservati, si sono correlati con lo stile di vita a 20 settimane (P = ,035; correlazione, 0,306) e con il grado di cambiamento nello stile di vita (P = ,068; correlazione 0,266).


Gli investigatori hanno osservato ulteriori correlazioni statisticamente significative tra il grado di cambiamento dello stile di vita e il grado di cambiamento di molti dei biomarcatori cruciali:

  • acetilazione della glicoproteina (correlazione con lo stile di vita a 20 settimane: P = ,011; correlazione: 0,363; correlazione con il grado di cambiamento nello stile di vita: P = ,007, correlazione 0,383).
  • colesterolo LDL (P <,0001; correlazione: 0,678; grado di cambiamento: P <,0001; correlazione: 0,628),
  • beta-idrossibutirrato (P = ,013; correlazione: 0,372; grado di cambiamento: P =,034;correlazione 0,320),
  • tau 181 fosforilata (P =,.228; correlazione: 0,177; grado di cambiamento: P = ,135; correlazione: 0,219),
  • proteina acida fibrillare gliale (P = ,096; correlazione: 0,243; grado di cambiamento: P = ,351; correlazione: 0,138).


Lo studio ha anche esaminato il grado con cui il cambiamento dello stile di vita si è correlato al miglioramento dei test di funzionalità cognitiva. In altre parole, quale percentuale di aderenza all'intervento dello stile di vita si correlava a nessun cambiamento nell'MCI o nella demenza in entrambi i gruppi. Tutto sommato, i tassi di aderenza a correlarsi con lo stile di vita a 20 settimane erano del 71,4%, 120,6% e 95,6% per ADAS-COG, CDR-SB e CDR-Global, rispettivamente.


Nello studio, gli investigatori hanno anche osservato un cambiamento significativo e benefico nella configurazione del microbioma nel gruppo di intervento ma non nel gruppo di controllo. Diversi taxa (=raggruppamento di organismi omogenei), tra cui Blautia ed Eubacterium, coinvolti nella riduzione del rischio di MA, erano aumentati solo nel gruppo di intervento. Inoltre, vi è stata un calo dell'abbondanza relativa di taxa coinvolti nell'aumento del rischio di MA nel gruppo di intervento, ad esempio Prevotella e Turicibacter, il secondo dei quali è stato associato a processi biologici rilevanti come la produzione di 5-HT.


"Questi risultati supportano l'ipotesi che l'intervento sullo stile di vita possa modificare positivamente gruppi microbici nel microbioma: l'aumento di quelli che riducono il rischio di MA e il calo di quelli che lo aumentano", hanno scritto gli autori dello studio.


Lo studio aveva diversi limiti, che includono:

  • ha arruolato solo 51 pazienti dalla selezione originale di quasi 1.500 individui;
  • 20 settimane sono considerate un tempo relativamente breve perché un intervento mostri una vera efficacia in una popolazione di pazienti con MCI o demenza iniziale da MA;
  • non tutti i pazienti nel gruppo di intervento sono migliorati; la maggior parte ha mostrato miglioramenti, ma alcuni sono rimasti invariati e altri sono peggiorati; in confronto al placebo, nessuno è migliorato.


Ornish e i colleghi hanno notato:

"I risultati sul grado di cambiamento dello stile di vita richiesto per fermare il peggioramento, o migliorare la cognizione e la funzione, devono essere interpretati con cautela. Poiché i dati di entrambi i gruppi sono stati combinati, non è stato più uno studio randomizzato per questa specifica analisi, quindi potrebbero esserci influenze confondenti sconosciute. Inoltre, è possibile che quelli con cambiamenti migliorativi della cognizione riuscissero meglio ad aderire all'intervento e quindi avessero indici migliori di stile di vita".

 

 

 


Fonte: Preventative Medicine Research Institute via Neurology Live (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: D Ornish, [+19], RE Tanzi, SE Arnold. Effects of intensive lifestyle changes on the progression of mild cognitive impairment or early dementia due to Alzheimer’s disease: a randomized, controlled clinical trial. Alzheimers Res Ther., 2024, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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