Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto ruolo della barriera emato-encefalica nelle funzioni e nei danni dei neuroni

I risultati dello studio aprono una potenziale nuova strada per terapie volte a contrastare le neurodegenerazioni.

Anche se si conosce da tempo il ruolo della barriera emato-encefalica per mantenere un controllo preciso sulle molecole che possono entrare nel sistema nervoso, si sa molto poco su come le cellule che formano la barriera influenzano le funzioni del sistema nervoso.


"Quello che sappiamo attualmente della barriera emato-encefalica è principalmente che non sappiamo molto oltre alle basi", afferma il prof. Pejmun Haghighi PhD, del Buck Institute di Novato/California, che ha scoperto un nuovo ruolo di queste cellule.


Haghighi è l'autore senior di uno studio apparso il 19 agosto 2022 su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) che offre per la prima volta le prove, nei moscerini della frutta, che dei segnali provenienti dalle cellule della barriera hanno un ruolo diretto nel controllo di ciò che accade nelle cellule nervose che la barriera sta proteggendo.


La rottura della barriera emato-encefalica accompagna molte condizioni neurologiche, come l'epilessia e la sclerosi multipla, e malattie neurodegenerative dell'invecchiamento, come il morbo di Alzheimer (MA) e il Parkinson.


"Stiamo scoprendo che la barriera non è solo un controllo protettivo ma anche una fonte di regolamentazione", afferma Haghighi. “Può causare problemi che non sono semplicemente un effetto della neurodegenerazione. Stiamo apprendendo ora che c'è sicuramente una strada a doppio senso".


La scoperta introduce un nuovo approccio concettuale alla ricerca di terapie che possono contrastare i danni causati dalle malattie neurodegenerative e per delineare strategie per portare dei farmaci oltre la barriera emato-encefalica ai siti puntati nel cervello.


Haghighi spiega così i risultati della sua squadra: immaginiamo che ci sia un portinaio a un ingresso, che controlla le identità e garantisce che chiunque entra è perché deve essere lì, e controlla anche l'identità di coloro che sono entrati attraverso una porta sul retro e butta fuori chiunque non si suppone debba essere lì. Questo è il lavoro della barriera emato-encefalica.


Ora immagina che, oltre a essere un controllo di sicurezza, il portinaio distribuisca anche indicazioni su dove andare e cosa fare. La seconda funzione è ciò che ha rivelato la squadra di Haghighi. Il team ha usato larve di moscerini della frutta per il loro studio. Anche se questi animali non hanno la complessità della barriera emato-encefalica dei vertebrati, molte delle proprietà sono le stesse, in un sistema molto più facile da studiare.


Le cellule chiave che costituiscono una barriera per i neuroni nei moscerini della frutta sono delle glia (=cellule del sistema immunitario cerebrale) specializzate, che funzionano in modo simile alle cellule endoteliali specializzate che formano la parte critica della barriera cerebrale nel sangue nei vertebrati superiori, compresi gli esseri umani.


L'indagine è iniziata con una particolare attenzione agli enzimi chiamati metalloproteinasi, per il loro potenziale di essere cruciali nelle interazioni tra glia e neuroni. Usando un approccio genetico per cercare cosa regola l'espressione di questi enzimi, il team ha identificato un percorso noto come 'segnalazione Notch'. il Notch è un recettore presente sia nei moscerini della frutta che nell'uomo, e in quest'ultimo è associato alle malattie della vascolarizzazione, alla demenza e all'ictus.


"Non avevamo intenzione di studiare il Notch, ma abbiamo scoperto che era il giocatore principale per mantenere la barriera emato-encefalica", afferma Haghighi.


Si è scoperto che la segnalazione Notch nelle glia regola la struttura generale della barriera. Quando il segnale si blocca, non solo si compromette la funzione della barriera, ma "viene influenzato il lavoro fondamentale del sistema nervoso", afferma Haghighi, incluso il rilascio di neurotrasmettitori e le contrazioni muscolari.


In determinate condizioni, la manipolazione della segnalazione Notch ha influenzato il modo in cui i neuroni sparavano, anche se la barriera emato-encefalica era intatta. Ciò indica una segnalazione nella barriera emato-encefalica che è al di là del solo mantenimento della funzione della barriera, afferma Haghighi. La rottura della funzione di barriera può causare disfunzione del sistema nervoso, piuttosto che essere correlata con essa o magari una conseguenza di altri danni.


"Poiché si assiste all'interruzione della funzione di barriera, senza alcuna evidente perdita della barriera stessa, con un effetto sulla funzione sinaptica, questo è un progresso concettuale", ha detto, poiché nessuno finora aveva osservato che le cellule dalla barriera stessa controllano l'attività dei neuroni. "Non possiamo ancora dire cosa è causa e cosa è effetto, ma possiamo dire che il fatto che alcuni pazienti abbiano una rottura della barriera emato-encefalica non è solo una correlazione: è un difetto importante associato alla neurodegenerazione".


Queste scoperte aprono una prospettiva completamente diversa per lo sviluppo di nuove terapie volte a contrastare il danno nella funzione della barriera legato alle malattie neurodegenerative. Per sfruttare questa premessa intrigante, la squadra di Haghighi sta seguendo una serie di direzioni.


Hanno esaminato due delle mutazioni geniche primarie nel MA e hanno trovato una rottura molto rapida della barriera emato-encefalica quando questi geni sono espressi nei moscerini. Gli studi bioinformatici del team suggeriscono che quasi tutti i geni identificati nei moscerini hanno omologhi nell'uomo e che le funzioni di molti di questi geni umani sono sconosciute.


Non sappiamo ancora molto sulle versioni umane del Notch e delle metalloproteinasi, oltre al fatto che una mutazione in una proteina Notch umana porta alla rottura della barriera emato-encefalica e alla demenza, e che diverse metalloproteinasi umane sono state trovate espresse in modo anomalo nelle malattie neurodegenerative e nella barriera emato-encefalica difettosa.


"Speriamo di riuscire a lavorare a ritroso per capire nel complesso quale è la relazione tra la barriera emato-encefalica e le malattie neurodegenerative"
, afferma Haghighi. "Stiamo esplorando tutti questi percorsi di segnalazione per vedere se possiamo tradurre i nostri risultati dalla funzione sinaptica delle larve a un modello più universale di neurodegenerazione dipendente dall'età".

 

 

 


Fonte: Buck Institute for Research on Aging (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Mario Calderon, ...[+6], Pejmun Haghighi. Delta/Notch signaling in glia maintains motor nerve barrier function and synaptic transmission by controlling matrix metalloproteinase expression. PNAS, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Questo approccio di medicina di precisione potrebbe aiutarti a ritardare la de…

5.12.2025 | Ricerche

Secondo un nuovo studio condotto alla Università della California di San Francisco, la c...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.