Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Carenza di vitamina D porta alla demenza

La demenza è una delle cause principali di disabilità e dipendenza negli anziani di tutto il mondo, che influenza il pensiero e i comportamenti con l'età. E se potessi fermare questa malattia degenerativa nel suo percorso?

La demenza è una sindrome cronica o progressiva che porta al deterioramento della funzione cognitiva. Circa 487.500 australiani vivono con la demenza, la seconda causa di morte del paese. A livello globale, oltre 55 milioni di persone hanno la demenza con 10 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno.


Uno studio genetico ha analizzato i dati di 294.514 partecipanti dell'UK Biobank, esaminando l'impatto dei livelli bassi di vitamina D (25 nmol/L) e il rischio di demenza e ictus.


La ricerca ha usato la randomizzazione mendeliana non lineare, un metodo che usa la variazione misurata nei geni per esaminare l'effetto causale di un'esposizione modificabile sulla malattia, e verificare la causalità sottostante degli esiti di neuroscansione, demenza e ictus.


La prof.ssa Elina Hyppönen, ricercatrice senior e direttrice dell'Australian Centre for Precision Health della Università del Sud Australia, afferma che i risultati sono importanti per la prevenzione della demenza e per rendersi conto che bisogna abolire la carenza di vitamina D:

"La vitamina D è un precursore ormonale che è sempre più riconosciuto per i suoi effetti diffusi, anche sulla salute del cervello, ma fino ad ora è stato molto difficile esaminare cosa accadrebbe se fossimo in grado di prevenire la carenza di vitamina D.

“Il nostro studio è il primo a esaminare l'effetto di livelli molto bassi di vitamina D sui rischi di demenza e ictus, usando solide analisi genetiche in una grande popolazione.

“In alcuni contesti, in cui la carenza di vitamina D è relativamente comune, i nostri risultati hanno implicazioni importanti per i rischi di demenza. In effetti, in questa popolazione del Regno Unito abbiamo osservato che fino al 17% dei casi di demenza potrebbero essere stati evitati aumentando i livelli di vitamina D fino a un intervallo normale".


I risultati sono incredibilmente significativi, data l'elevata prevalenza della demenza in tutto il mondo. La prof.ssa Hyppönen continua:

"La demenza è una malattia progressiva e debilitante che può devastare individui e famiglie.

"Se fossimo in grado di cambiare questa realtà assicurando che nessuno di noi sia gravemente carente di vitamina D, ci sarebbero anche ulteriori benefici e potremmo cambiare la salute e il benessere di migliaia di persone.

"È probabile che la maggior parte di noi sia a posto, ma per chiunque che per qualsiasi motivo non riceve abbastanza vitamina D dal sole, potrebbero non essere sufficienti le modifiche alla dieta e ci potrebbe essere la necessità di integratori".

 

 

 


Fonte: University of South Australia (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: SS Navale, ...[+3], Elina Hyppönen. Vitamin D and brain health: an observational and Mendelian randomization study. The American Journal of Clinical Nutrition, 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)