Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Esercitare la mente protegge dall' Alzheimer

Lo studio fa crescere una «riserva» di energia che rallenta la degenerazione del cervello.
La ricerca *** è degli scienziati del San Raffaele di Milano con altre 5 équipe

Alla conferenza annuale dell' Accademia Americana di Neurologia, a Boston, una nutrita equipe di studiosi e clinici europei ha presentato ieri un dato importante e sorprendente che, in prospettiva, ci riguarda tutti.

Detto molto succintamente, esercitare la mente per tutta la vita, massime quando si comincia a diventare anziani, protegge dalle malattie degenerative del sistema nervoso, soprattutto dall' Alzheimer, attualmente la più diffusa nel mondo.

Comparando dati anatomici e funzionali raccolti su 300 pazienti con malattia di Alzheimer e 100 soggetti anziani che presentavano soltanto lievi disturbi di memoria, questi scienziati del San Raffaele di Milano, unitamente a colleghi di Colonia, Manchester, Liegi, Brescia e Firenze, hanno dimostrato differenze tra pazienti con alto livello di educazione ed elevata attività occupazionale durante la vita, rispetto a quelli con bassa educazione e basso livello occupazionale.

In sintesi, i primi arrivano a presentare le caratteristiche cliniche di decadimento cognitivo tipico della demenza più tardi e soltanto quando la loro attività metabolica cerebrale si è significativamente ridotta.

Lo stesso avviene per i soggetti con lievi deficit di memoria, dove la cosiddetta «riserva funzionale» offre anche un ritardo nella progressione verso la malattia di Alzheimer nei soggetti in qualche modo predestinati.

Le misure sono state effettuate con una tecnica complessa e dispendiosa, ma oramai corrente nei migliori ospedali, chiamata tomografia ad emissione di positroni (in gergo PET). L' attività biochimica del cervello viene così visualizzata in tempo reale, in ogni dettaglio.

Tale metodo ha fornito precisi dati sulle differenze tra individui nella capacità di fronteggiare gli effetti dell' invecchiamento. Come ben sappiamo, alcuni «invecchiano» meglio di altri, soprattutto per quanto riguarda le capacità cognitive. Alcune persone hanno miglior memoria, migliore ritenzione dei dettagli, migliori capacità decisionali ed esecutive, maggiore facilità di linguaggio.

Un' ipotesi che cerca di spiegare queste differenze è la cosiddetta ipotesi della «riserva funzionale». Così me la spiega la professoressa Daniela Perani del San Raffaele, principale autrice di questo lavoro: «Il nostro cervello è una macchina con grandi possibilità plastiche, cioè con intrinseche capacità di aumentare le connessioni e lo specifico utilizzo dei vari sistemi neurali a seconda delle attività motorie o cognitive svolte. Ben sappiamo, ad esempio, che un pianista, un musicista, hanno un aumento delle connessioni nelle aree uditive e motorie del cervello».

Quanto all' ipotesi, oggi confermata, che esista una «riserva funzionale», Perani la precisa dicendomi: «L' espressione significa proprio quello che dice, cioè che può formarsi nel nostro cervello una riserva, un potenziale di funzioni che può essere attivato e accresciuto durante tutto il corso della vita a partire dalla prima infanzia. La scuola, l' educazione, l' attività intellettuale e occupazionale, tutto potrebbe contribuire alla crescita della riserva, aumentando le connessioni tra i neuroni, le cosiddette sinapsi».

Questa riserva può veramente proteggerci dall' invecchiamento e dalle malattie degenerative del cervello? La risposta, alla luce dei dati appena presentati è netta, e molto incoraggiante. Daniela Perani, infatti, aggiunge: «Ebbene sì, la riserva funzionale potrebbe costituire una potente barriera, un fattore limitante o ritardante. Il nostro studio multicentrico europeo che ha visto coinvolti cinque centri universitari che si dedicano allo studio delle demenze e dell' invecchiamento, inclusa l' Università Vita Salute San Raffaele di Milano, hanno dimostrato in vivo con tecniche all' avanguardia come la PET, la presenza di questa riserva funzionale. Questi sono dati biologici a conferma della presenza di una riserva funzionale costruita durante una vita mentalmente attiva».

Aggiungo io, allora, precipitiamoci ad iscrivere lo zio, la nonna e noi stessi ai più avanzati corsi serali di logica e di filosofia. La scienza ci conferma che davvero non è mai troppo tardi.


Articolo di Massimo Piattelli Palmarini, Corriere della Sera, 4 maggio 2007, Archivio storico.

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)