Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Terapia genica per Alzheimer preserva memoria e apprendimento nei topi

Ricercatori dell'Università della California di San Diego, con colleghi di altre istituzioni, hanno usato la terapia genica per prevenire la perdita di apprendimento e memoria in topi modello del morbo di Alzheimer (MA), un passo cruciale per testare l'approccio negli esseri umani con la malattia neurodegenerativa.


I risultati dello studio sono pubblicati online su Molecular Therapy–Methods & Clinical Development.


Il MA è caratterizzato dall'accumulo di ciuffi di proteine ​​mal ripiegate chiamate placche amiloidi e grovigli neurofibrillari di tau, entrambi i quali compromettono la segnalazione delle cellule e promuovono la morte neuronale. I trattamenti attuali per la malattia che puntano placche e grovigli affrontano solo i sintomi. Questo, secondo gli autori dello studio, suggerisce che una inversione e una cura del MA probabilmente richiede una combinazione di approcci di intervento che riducano entrambe le tossine aggregate e promuovano la plasticità neuronale e sinaptica.


La terapia genica si basa sulla premessa che introducendo un composto terapeutico con precisione in una regione del cervello si può ripristinare o proteggere la normale funzione neurale e/o invertire i processi neurodegenerativi. In questo caso, i ricercatori hanno usato un vettore virale innocuo adeno-associato per introdurre la sinapsina-Caveolina-1 cDNA (AAV-SynCav1) nella regione dell'ippocampo di topi transgenici con MA di tre mesi di età.


I topi erano stati geneticamente modificati per mostrare MA e deficit di memoria a 9 e 11 mesi, rispettivamente. Questi deficit sono associati a un calo dell'espressione di Caveolina-1, una proteina strutturale che costruisce le membrane che alloggiano strumenti di segnalazione cellulare (come i recettori della neurotrofina che ricevono i segnali extracellulari critici che regolano tutta la vita e la funzione cellulare). Con il decadimento e la distruzione di queste membrane, arrivano disfunzione cellulare e neurodegenerazione.


"Il nostro obiettivo era verificare se la terapia genica SyncAV1 poteva preservare la plasticità neuronale e sinaptica in parti specifiche della membrana di questi topi modello del MA, e migliorare la funzione cerebrale più alta", ha detto l'autore senior Brian P. Head PhD, professore aggiunto nel dipartimento di anestesiologia dell'UC San Diego e ricercatore del VA San Diego Healthcare System.


E, in effetti, è quello che è successo dopo che i topi hanno ricevuto una singola iniezione di AAV-SynCav1 all'ippocampo, che è una regione complessa nel profondo del cervello, con un ruolo importante nell'apprendimento e nella memoria. Nel MA, l'ippocampo è tra le prime aree del cervello ad essere compromessa.


A 9 e 11 mesi, ha detto Head, si sono conservati l'apprendimento e la memoria ippocampale nei topi. I ricercatori hanno anche scoperto che anche le strutture cruciali di membrana e i recettori della neurotrofina associati sono rimasti intatti. In più questi effetti neuroprotettivi derivanti dall'invio del gene SynCav1 si sono verificati indipendentemente dalla riduzione dei depositi di placca amiloide.


"Questi risultati suggeriscono che la terapia genica SynCav1 è un approccio attraente per ripristinare la plasticità cerebrale e migliorare la funzione cerebrale nel MA e potenzialmente in altre forme di neurodegenerazione causate da eziologia sconosciuta", hanno scritto gli autori.


Il laboratorio di Head sta attualmente testando la consegna del gene SynCav1 in altri modelli di MA nelle fasi sintomatiche, come pure in un topo modello di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), e spera di far progredire presto questo lavoro verso esperimenti clinici umani.


La terapia genica SyncAV1 è brevettata tramite la UC San Diego e il Department of Veterans Affairs.

 

 

 


Fonte: Scott LaFee in University of California - San Diego (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Shanshan Wang, Joseph Leem, Sonia Podvin, Vivian Hook, Natalia Kleschevnikov, Paul Savchenko, Mehul Dhanani, Kimberly Zhou, Isabella Kelly, Tong Zhang, Atsushi Miyanohara, Phuong Nguyen, Alexander Kleschevnikov, Steve Wagner, John Trojanowski, David Roth, Hemal Patel, Piyush Patel, Brian Head. Synapsin-caveolin-1 gene therapy preserves neuronal and synaptic morphology and prevents neurodegeneration in a mouse model of AD. Molecular Therapy - Methods & Clinical Development, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.