Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio collega la proteina causa di Alzheimer alla comune perdita della vista

Una ricerca appena pubblicata ha rivelato un collegamento stretto tra le proteine ​​associate al morbo di Alzheimer (MA) e la perdita di vista legata all'età. I risultati potrebbero aprire la strada a nuovi trattamenti per i pazienti con deterioramento della vista e attraverso questo studio, gli scienziati ritengono di poter ridurre la necessità di usare animali nelle ricerche future sulla malattie dell'occhio.


La proteina a​miloide-beta (Aβ) è la causa principale del MA, ma comincia anche a raccogliersi nella retina mentre le persone invecchiano. Occhi donati da pazienti che soffrivano di degenerazione maculare legata all'età (DMLE), la causa più comune di cecità degli anziani, hanno dimostrato di avere molta Aβ nella retina.


Questo nuovo studio, pubblicato su Cells, si basa su ricerche precedenti che avevano mostrato che l'Aβ si raccoglie attorno a uno strato di cellule chiamato 'epitelio pigmentato retinico' (EPR), stabilendo quali danni causano alle cellule EPR queste proteine ​​tossiche.


Il team di ricerca ha esposto all'Aβ le cellule EPR di occhi normali di topo e in coltura. Il topo modello ha permesso al team di osservare l'effetto della proteina sul tessuto di occhi viventi, attraverso tecniche di scansione non invasive usate nelle cliniche di oftalmologia. I risultati hanno mostrato che gli occhi del topo sviluppano una patologia retinica sorprendentemente simile alla DMLE degli umani.


La dott.ssa Arjuna Ratnayaka, docente di scienze della vista all'Università di Southampton, che ha guidato lo studio, ha detto:

"Questo è uno studio importante che ha mostrato anche che il numero di topi usati per esperimenti di questo tipo può essere ridotto significativamente in futuro. Siamo riusciti a sviluppare un modello robusto per studiare la patologia retinica simile all'DMLE guidata dall'Aβ senza usare animali transgenici, spesso impiegati dai ricercatori del settore.

"Può servire fino a un anno, e di solito di più, prima che ai topi transgenici, o progettati geneticamente, l'Aβ provochi la patologia nella retina; ora possiamo ottenerlo in 2 settimane. Questo riduce la necessità di sviluppare altri modelli transgenici e migliora il benessere degli animali".


I ricercatori hanno anche usato modelli di cellule, che hanno ulteriormente ridotto l'uso di topi in questi esperimenti, dimostrando che le proteine ​​Aβ tossiche entrano nelle cellule EPR e si raccolgono rapidamente nei lisosomi, il sistema di smaltimento dei rifiuti delle cellule. Anche se le cellule facevano il loro solito lavoro di aumentare gli enzimi all'interno dei lisosomi per scomporre questo carico indesiderato, lo studio ha rilevato che circa l'85% dell'Aβ rimaneva ancora all'interno dei lisosomi, e quindi le molecole tossiche continueranno ad accumularsi nel tempo all'interno delle cellule EPR.


Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che una volta che i lisosomi erano invasi dall'Aβ, era disponibile circa il 20% in meno di lisosomi per scomporre i segmenti esterni del fotorecettore, una funzione che eseguono regolarmente nel ciclo visivo giornaliero. La dott.ssa Ratnayaka ha aggiunto:

"Questa è un'ulteriore indicazione del modo in cui le cellule degli occhi possono deteriorarsi nel tempo a causa di queste molecole tossiche che si raccolgono all'interno delle cellule EPR. Questo potrebbe essere un nuovo percorso che nessuno ha esplorato finora.

"Le nostre scoperte hanno anche rafforzato il legame tra le malattie dell'occhio e il cervello. L'occhio fa parte del cervello e abbiamo mostrato che l'Aβ, nota per guidare importanti condizioni neurologiche come il MA, può anche causare danni significativi alle cellule della retina".


I ricercatori sperano che uno dei prossimi passi sia la riproposizione di farmaci anti-Aβ, già sperimentati nei pazienti di MA, e la loro sperimentazione come possibile trattamento per la degenerazione maculare correlata all'età. Poiché i regolatori di farmaci USA e della UE hanno già dato l'approvazione per molti di questi farmaci, questa è un'area che potrebbe essere esplorata con relativa rapidità.


Lo studio può anche aiutare gli sforzi più ampi per superare in gran parte la sperimentazione animale ove possibile, e quindi alcuni aspetti dei test su nuovi trattamenti clinici possono passare direttamente dai modelli cellulari ai pazienti.

 

 

 


Fonte: University of Southampton (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Savannah Lynn, David Johnston, Jenny Scott, Rosie Munday, Roshni Desai, Eloise Keeling, Ruaridh Weaterton, Alexander Simpson, Dillon Davis, Thomas Freeman, David Chatelet, Anton Page, Angela Cree, Helena Lee, Tracey Newman, Andrew Lotery, Arjuna Ratnayaka. Oligomeric Aβ1-42 Induces an AMD-Like Phenotype and Accumulates in Lysosomes to Impair RPE Function. Cells, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)