Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


ApoE4 primo fattore genetico di rischio dell'Alzheimer: come mette in pericolo il cervello?

ApoE3 and ApoE4Legandosi all'ApoE3, il recettore sortilin (rosso) può ritornare alla superficie cellulare e ripetere il processo. Legando l'ApoE4 si raggruma all'interno della cellula e non funziona più. Fonte: © AG Willnow, MDC

L'apolipoproteina E4 è considerata il più importante fattore di rischio genetico per il morbo di Alzheimer (MA). Un gruppo di ricercatori, guidati da Thomas Willnow, scienziato del Max Delbrück Center, ha ora scoperto come l'ApoE4 può danneggiare il cervello.


L'apolipoproteina E (ApoE) è un po' come un servizio di consegna per il cervello umano. Fornisce ai neuroni sostanze nutritive importanti, come gli acidi grassi polinsaturi, che sono i blocchi di costruzione delle membrane che circondano i neuroni. Inoltre, alcuni acidi grassi insaturi sono convertiti in cosiddetti endocannabinoidi. Si tratta di molecole di segnalazione endogene che regolano numerose funzioni del sistema nervoso, come la memoria, ma controllano anche la risposta immunitaria, proteggendo così il cervello dall'infiammazione.


Il carico portato dall'ApoE raggiunge i neuroni attraverso un recettore di membrana chiamato sortilin. In un processo chiamato endocitosi, il sortilin lega l'ApoE e lo trasporta verso l'interno del neurone attraverso invaginazioni della membrana cellulare. L'interazione tra ApoE e sortilin ha un grande impatto sulla salute del nostro cervello: se gli acidi grassi polinsaturi non raggiungono le nostre cellule grigie in quantità sufficiente, iniziano a deperire e a diventare sensibili alle risposte infiammatorie.


Ma non tutto l'ApoE è uguale. Ci sono tre varianti del gene nell'uomo: ApoE2, ApoE3 e ApoE4. Non differiscono nella loro funzione di trasporto lipidi e pure la capacità di legarsi al sortilin è uguale in tutte le varianti. Tuttavia, le persone che portano la variante E4 hanno un rischio dodici volte più alto di sviluppare il MA rispetto a chi ha la forma E3. Circa il 15% delle persone è portatore dell'ApoE4.


“Il motivo per cui l'ApoE4 aumenta significativamente il rischio di MA è una delle questioni centrali nella ricerca di MA”, spiega il prof. Thomas Willnow, che per molti anni ha studiato lo sviluppo di malattie neurodegenerative al Max Delbrück Center for Molecular Medicine in the Helmholtz Association (MDC). Willnow è anche affiliato alla Charité - Universitätsmedizin Berlino e alla Aarhus University.

 

L'ApoE4 impedisce il riciclo del sortilin

Uno studio del laboratorio di Willnow ha ora fornito una possibile spiegazione del perché l'ApoE4 è un tale pericolo per il cervello. L'autore principale dello studio, che è stato recentemente pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, è il dott. Antonino Asaro del MDC. Lo studio ha trovato che nella variante E3, l'endocitosi funziona agevolmente: il sortilin vincola l'ApoE3 carico di lipidi. Dopo aver depositato il suo carico all'interno dei neuroni, il sortilin ritorna alla superficie cellulare per impegnare nuovo ApoE. Questo processo si ripete molte volte all'ora, quindi fornisce ai neuroni una quantità sufficiente di acidi grassi essenziali.


Però tutto si ferma quando è coinvolto l'ApoE4. Se il sortilin lega l'ApoE4 e lo trasporta verso l'interno del neurone, il recettore si raggruma all'interno della cellula. Non riesce più a tornare alla superficie cellulare, e il processo di endocitosi si blocca. Alla fine, sono assorbiti sempre meno acidi grassi, le cellule grigie non possono proteggere se stesse e si infiammano. Come risultato, quando arriva l'invecchiamento diventano suscettibili alla morte cellulare, e infine muoiono. Ecco che quindi aumenta drasticamente il rischio di sviluppare la demenza di Alzheimer.


“Abbiamo usato un topo modello personalizzato per simulare il metabolismo umano dei lipidi”, spiega Willnow. La sua squadra l'ha ottenuto allevando topi transgenici che producono varianti ApoE umane, ApoE3 o ApoE4. I ricercatori hanno poi studiato la composizione lipidica del cervello dei topi attraverso la spettrometria di massa, una tecnica per analizzare gli atomi e le molecole.


Hanno scoperto che la composizione lipidica era sana nel cervello di topi con ApoE3 con adeguati livelli di acidi grassi insaturi e endocannabinoidi. Al contrario, le cellule cerebrali dei topi E4 non ricevevano abbastanza lipidi. Sotto il microscopio, i ricercatori hanno visto che nei topi ApoE4 le vescicole di membrana, che normalmente riportano il sortilin dall'interno della cellula di nuovo alla sua superficie, restavano bloccate all'interno del neurone, un segno che l'ApoE4 aveva indotto il recettore a raggrupparsi.

 

Un potenziale nuovo approccio per terapie di Alzheimer

“Questa scoperta potrebbe fornire la base per una nuova strategia per trattare il MA”, dice Willnow. Le persone con la variante E4 possono essere trattate con un agente che impedisce all'ApoE4 di indurre il recettore sortilin a raggrupparsi. Tali agenti sono già stati testati in colture neuronali. Il laboratorio di Willnow al MDC, in collaborazione con il Neuroscience Research Campus dell'Università di Aarhus in Danimarca, sta ora lavorando per sviluppare tale terapeutico. La Novo Nordisk Foundation supporta la ricerca con una borsa di studio di € 7 milioni.


“Se riusciamo a sviluppare un tale farmaco, potrebbe avere senso lo screening per l'ApoE4”, dice il biologo cellulare. Si potrebbero quindi prendere misure preventive contro il danno infiammatorio delle cellule grigie nelle persone con un rischio genetico. “Ma fino ad allora preferirei non sapere quale variante ho di ApoE”.

 

 

 


Fonte: Jana Ehrhardt-Joswig in Max Delbrück Center (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Antonino Asaro, Anne-Sophie Carlo-Spiewok, Anna Malik, Michael Rothe, Carola Schipke, Oliver Peters, Joerg Heeren, Thomas Willnow. Apolipoprotein E4 disrupts the neuroprotective action of sortilin in neuronal lipid metabolism and endocannabinoid signaling. Alzheimer's & Dementia, 26 June 2020, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)