Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Malfunzionamento delle proteine ​​contribuisce alle placche di Alzheimer

Placche_cervello_topi
David Holtzman, MD

Scienziati hanno scoperto che una proteina prodotta da un gene chiave dell'Alzheimer rallenta la capacità del cervello di liberarsi della beta amiloide, l'ingrediente principale delle placche amiloidi che caratterizzano la malattia devastante.

La ricerca, negli esseri umani e nei topi, collega lenti tassi di eliminazione dell'amiloide beta ad una variante del gene apolipoproteina E (APOE).

La scoperta avvicina i ricercatori alla comprensione di un importante fattore di rischio per l'Alzheimer e può puntare a percorsi naturali per la pulitura della beta amiloide, migliorati con farmaci. Gli scienziati della School of Medicine della Washington University a St. Louis riportano i risultati questa settimana in Science Translational Medicine.

L'APOE esiste in tre forme: E2, E3 ed E4.

I neurologi se ne sono interessati perchè studi genetici hanno dimostrato che l'APOE E4 aumenta notevolmente il rischio di Alzheimer e ne abbassa l'età dell'esordio da 10 a 15 anni. "Sappiamo che l'APOE è collegato all'accumulo di beta amiloide e sospettiamo che l'APOE E4 possa rallentare l'eliminazione della beta-amiloide. Questo studio dimostra direttamente che ciò è particolarmente vero per l'APOE E4", dice David Holtzman, MD, professore all'istituto Andrew B. and Gretchen P. Jones e capo del Dipartimento di Neurologia della Washington University. "Il passo successivo è quello di scoprire come l'APOE danneggia l'eliminazione di beta amiloide e come l'APOE E4 interrompe questo processo, con l'obiettivo finale di sviluppare metodi per migliorare la pulitura".

Per iniziare lo studio, gli scienziati hanno analizzato i geni APOE di quasi 300 volontari sani umani e hanno utilizzato scansioni del liquido cerebrospinale per determinare approssimativamente la quantità di deposito di placca amiloide nel cervello dei volontari. Quelli con una o due copie della forma E4 del gene APOE avevano molte più probabilità di avere deposito di placca, rispetto ai soggetti con altre versioni di APOE. Anche se tutti i volontari erano sani, il deposito di placca amiloide e i cambiamenti cerebrali associati con l'Alzheimer iniziano 10/15 anni e oltre prima che i sintomi clinici diventino evidenti. I ruoli normali dell'APOE nel cervello sono ancora poco chiari. Nel resto del corpo, circola nel sangue e svolge un ruolo importante nel controllo dei livelli di colesterolo.

Alcune cause dell'Alzheimer aumentano la produzione nel cervello di beta amiloide, ma gli scienziati finora non sapevano se l'APOE E4 causa una maggiore produzione di beta amiloide o ne rallenta la rimozione. Per rispondere a questa domanda, Joseph Castellano, studente di dottorato nel laboratorio di Holtzman, ha lavorato con topi geneticamente modificati per sviluppare le alterazioni cerebrali simili all'Alzheimer e produrre esclusivamente una delle tre forme umane di APOE.

Castellano ha usato una tecnica chiamata 'microdialisi in vivo' per monitorare i livelli di beta amiloide nel cervello dei topi.

Ha scoperto che i topi giovani adulti che avevano prodotto APOE E4 avevano livelli significativamente più elevati di beta-amiloide nel cervello, ed la eliminavano molto più lentamente rispetto ai topi che avevano prodotto APOE E2 o E3. Quando ha valutato il deposito di placca amiloide nei vecchi topi, quelli che hanno prodotto APOE E4 avevano molte più placche dei topi con APOE E2 o E3.

Per determinare se le diverse forme di APOE avevano avuto alcun effetto sui tassi di produzione di beta amiloide, Castellano ha applicato un'altra tecnica chiamata 'cinetica di etichettatura degli isotopi stabili' in collaborazione con il laboratorio di Randall Bateman, MD, assistente professore di neurologia alla Washington University. L'esperimento non ha mostrato differenze significative nei tassi di produzione nei topi con ciascuna delle tre forme di APOE umano. "Questi esperimenti dimostrano che l'APOE E4 compromette l'eliminazione della beta amiloide rispetto ad altre forme di APOE", dice Castellano. "Una domanda molto importante è se l'APOE e la beta amiloide interagiscono direttamente o indirettamente. Se si legano uno con l'altra, questo legame si differenzia a seconda della forma di APOE, causando le differenze dell'eliminazione che abbiamo osservato?"

Il laboratorio di Holtzman ha già individuato un recettore nel cervello che rimuove l'APOE e la beta amiloide. "Vorremmo sapere se tale recettore rimuove beta-amiloide e APOE insieme, o se i due sono rimossi dal cervello attraverso meccanismi distinti", dice Holtzman. "Rispondere a queste domande potrebbe essere molto importante per nuove terapie".

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce?
Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica. Non tenerla per te, non farci perdere l'occasione di conoscerla.


Riferimento: Castellano JM, Kim J, Stewart FR, Jiang H, DeMattos RB, Patterson BW, Fagan AM, Morris JC, Mawuenyega KG, Cruchaga C, Goate AM, Bales KR, Paul SM, Bateman RJ, Holtzman DM. Human apoE isoforms differentially regulate brain amyloid-beta peptide clearance. Science Translational Medicine , June 29, 2011. Ricerca finanziata dai National Institutes of Health (NIH), dall'American Health Assistance Foundation, dal Neuroscience Blueprint Core Center Grant dei NIH e dalla Pfizer.

Pubblicato in Washington University St Louis il 29 giugno 2011 - Traduzione di Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.