Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mezza età e rischio di demenza: molta preoccupazione, poche prove per la prevenzione

Secondo un nuovo studio, quasi la metà degli americani 50/60enni pensa di avere delle probabilità di sviluppare la demenza quando invecchia, ma solo il 5% di loro ha in effetti parlato con un medico su ciò che può fare per ridurre il rischio.


Nel frattempo, un terzo o più dice che sta cercando di scongiurare la demenza assumendo integratori o facendo le parole crociate, nonostante la mancanza di prove che tali tattiche funzionino. I nuovi risultati suggeriscono la necessità di una migliore consulenza alle persone di mezza età sui passi che possono fare per mantenere il loro cervello sano nell'invecchiamento.


Nel frattempo, le aziende farmaceutiche continuano a lavorare su potenziali farmaci di prevenzione della demenza. Ma una sovrastima del rischio futuro di demenza da parte degli individui può portare a un sovra-uso costoso di tali prodotti, avvertono i ricercatori.


I nuovi risultati sono apparsi in una lettera di ricerca nella nuova edizione di JAMA Neurology, e in una presentazione alla riunione annuale della Gerontological Society of America. Entrambi i rapporti provengono da un team della University of Michigan che ha analizzato i dati di un sondaggio rappresentativo a livello nazionale di 1.019 adulti da 50 a 64 anni di età.


Donovan Maust MD/MS, psichiatra geriatrico specializzato nell'assistenza legata alla demenza e primo autore della lettera su JAMA Neurology, nota che anche tra i partecipanti più anziani, il rischio di demenza è inferiore a 1 persona su 3 con più di 85 anni.


Il rischio inizia a salire intorno a 65 anni, ed è più alto nelle persone in ambito Latino o afro-americano. Quando le persone hanno tra i 50 e i 64 anni, egli dice, hanno ancora tempo per abbattere il futuro rischio di demenza:

"C'è la crescente evidenza che gli adulti in mezza età possono adottare misure per ridurre il rischio di demenza, che comprendono l'aumento dell'attività fisica e il controllo delle condizioni di salute come l'ipertensione e il diabete. Purtroppo, i nostri risultati suggeriscono che le persone possono non essere consapevoli di questo e non lo stanno chiedendo al loro medico".


Nel frattempo, il nuovo studio mostra che il 32% degli intervistati ha detto che stava prendendo integratori di olio di pesce o acidi grassi omega-3, e il 39% ha detto che sta prendendo altri integratori per la salute del cervello. Più della metà ha detto che stava facendo parole crociate o altri giochi del cervello nella speranza di mantenere 'acuta' la mente.

 

 

Altri risultati

I nuovi dati provengono dal National Poll on Healthy Aging, effettuato dall'Institute for Healthcare Policy and Innovation con il sostegno di AARP e di Michigan Medicine, il centro medico universitario della U-M. La nuova ricerca, e la presentazione alla GSA della condirettrice del sondaggio Erica Solway PhD/MSW, approfondisce i dati del sondaggio più del rapporto pubblicato all'inizio di quest'anno.


Lo studio suggerisce che il livello di preoccupazione per la demenza tra alcuni gruppi di adulti di mezza età potrebbe non essere in linea con il loro rischio rispetto ad altri. Ad esempio, gli studi suggeriscono che le persone di origine Latina hanno circa il 50% in più di probabilità di sviluppare la demenza rispetto ai bianchi non latini e gli afro-americani hanno circa il doppio di probabilità dei bianchi non-Latini.


Tuttavia, nel sondaggio, gli afro-americani o i Latini non considerano di avere più probabilità di sviluppare la demenza rispetto ai rispondenti bianchi. In effetti, gli intervistati afro-americani sentivano di avere una probabilità significativamente minore di sviluppare la demenza rispetto ad altri gruppi.


Allo stesso modo, le persone di mezza età con una salute fisica peggiore a causa di condizioni come il diabete, la pressione alta e le malattie cardiache hanno più probabilità di sviluppare la demenza rispetto a quelli in buona salute. Tuttavia, gli intervistati del sondaggio che hanno segnalato la loro salute fisica come appena passabile o scadente non giudicano il loro rischio di demenza come più elevato rispetto ai loro coetanei sani.

 

 

Trasformare la preoccupazione in prevenzione

Ridurre il rischio di sviluppare la demenza può essere fatto in mezza età attraverso cose come aumentare l'attività fisica, smettere di fumare, e gestire le patologie croniche come il diabete o l'ipertensione, dice Maust.


I medici e le autorità sanitarie pubbliche devono comunicare agli adulti di mezza età che questi passi costituiscono la maggior parte delle strategie basate su evidenze per aiutare a preservare la funzione del cervello in età avanzata, dice Maust, oltre a ridurre il rischio di tanti problemi, dagli infarti e l'ictus alle malattie polmonari, dal cancro alla perdita della vista e della mobilità.


Anche se gli sviluppatori di farmaci avranno successo dove i tentativi del passato hanno fallito, e forniranno farmaci che agiscono in maniera specifica per prevenire la demenza, questi farmaci probabilmente saranno costosi. E il fallimento di molti farmaci aspiranti preventivi implica che potrebbero passare anni prima che uno arrivi sul mercato.


Ma i 50/60enni possono impegnarsi in azioni specifiche per migliorare la loro salute ora, a costi molto inferiori per se stessi e per la società, oltre a risparmiare quello che spendono in integratori e giochi del cervello.

 

 

 


Fonte: University of Michigan via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Donovan Maust, Erica Solway, Kenneth Langa, Jeffrey Kullgren, Matthias Kirch, Dianne Singer, Preeti Malani. Perception of Dementia Risk and Preventive Actions Among US Adults Aged 50 to 64 Years. JAMA Neurology, 15 Nov 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.