Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scienziati collegano 'ormone della fame' alla memoria in studio sull'Alzheimer

Hunger HormoneLa grelina (ghrelin), prodotta dallo stomaco in assenza di cibo, stimola anche la crescita di nuove cellule cerebrali.

Gli scienziati dell'Università del Texas di Dallas hanno trovato prove che suggeriscono che la resistenza alla grelina (l'«ormone della fame») nel cervello, è collegata ai disturbi cognitivi e alla perdita di memoria associati al morbo di Alzheimer (MA).


I risultati, basati su osservazioni di campioni di tessuto cerebrale post mortem dei pazienti di MA e su esperimenti su topi modello di MA, suggeriscono anche una possibile strategia di trattamento per la malattia neurodegenerativa incurabile che colpisce circa 5,8 milioni di anziani negli Stati Uniti.


La ricerca è stata pubblicata il 14 agosto come articolo di copertina sulla rivista Science Translational Medicine. "Questo è uno studio di prova del concetto, ma siamo molto incoraggiati dai risultati", ha affermato il dott. Heng Du, professore associato di scienze biologiche della UT di Dallas e autore senior dello studio.


La grelina, prodotta nello stomaco, invia segnali al cervello per regolare l'equilibrio energetico e il peso corporeo. Spesso chiamata «ormone della fame», ha un ruolo nell'appetito e nell'iniziazione dei pasti. Ma la grelina è stata implicata anche nell'apprendimento e nella memoria.


L'ippocampo è la regione del cervello cruciale per l'apprendimento, la memoria e le emozioni, ed è una delle prime a soffrire di morte cellulare e danni nel MA, a causa di un accumulo tossico di frammenti proteici chiamati amiloide-beta.


In un ippocampo sano, la grelina si lega alle proteine ​​chiamate recettori della grelina, che si combinano con i recettori attivati ​​in modo simile per il neurotrasmettitore dopamina. I due recettori formano quindi un complesso proteico che aiuta a mantenere la comunicazione tra le cellule cerebrali e, in definitiva, la memoria.


Nel nuovo studio, Du e i suoi colleghi hanno scoperto che l'amiloide-beta si lega ai recettori della grelina nell'ippocampo, bloccando la loro capacità di combinarsi con i recettori della dopamina. Nelle parole di Du:

"La nostra ipotesi è che questa dissociazione tra i recettori della grelina e della dopamina possa essere ciò che sta influenzando la cognizione nei pazienti di MA. Poiché il cervello perde la funzione dei recettori della grelina a causa dell'amiloide-beta, il corpo cerca di compensare aumentando la produzione di grelina e il numero di recettori della grelina. Ma l'amiloide impedisce ai recettori di funzionare".


Du ha paragonato questa condizione all'insulino-resistenza riscontrata in soggetti con diabete di tipo 2. In quella malattia, i recettori dell'insulina non funzionano correttamente:

"Per compensare, i pazienti nelle prime fasi del diabete di tipo 2 producono più insulina per legare i recettori dell'insulina. Ma diventano resistenti all'insulina. Non importa quanta insulina è prodotta dall'organismo, i recettori dell'insulina non sono in grado di attivare le reazioni biochimiche a valle necessarie per trasportare il glucosio dal sangue nelle cellule.

"Allo stesso modo, in base ai nostri risultati, il MA potrebbe essere collegato alla resistenza della grelina".


Du ha detto che i nuovi risultati aiutano a spiegare perché un recente studio clinico di un composto chiamato MK0677 - progettato per attivare i recettori della grelina nel cervello - si è dimostrato incapace di rallentare la progressione del MA.


Per testare un approccio diverso nei topi modello di MA, il team di Du ha dato contemporaneamente ai topi MK0677 e un altro composto, il SKF81297, per attivare i recettori della dopamina. Du ha detto:

"Quando abbiamo dato questi composti contemporaneamente, abbiamo visto una migliore cognizione e memoria nei topi MA, e una riduzione delle lesioni nell'ippocampo.

"Attivare entrambi i recettori allo stesso tempo è stato fondamentale: ripristinava la capacità dei recettori di formare i complessi. Quando ciò accade, sospettiamo che il recettore della grelina diventi protetto e non possa più legarsi all'amiloide-beta.

"Sono necessarie ulteriori ricerche, ma prendere di mira questo meccanismo potrebbe rivelarsi terapeuticamente utile".


Du, che ha richiesto un brevetto sull'approccio, ha affermato che i risultati del team suggeriscono che il MA potrebbe essere più di una semplice malattia del cervello:

"Con l'avanzare dell'età, tendiamo a sperimentare cambiamenti nel metabolismo. Questi influenzano il cuore e il sistema gastrointestinale, ma forse stanno anche influenzando il cervello alterando il recettore della grelina.

"Sappiamo che anche in assenza di demenza, molte persone anziane hanno problemi di memoria, e questo potrebbe essere correlato alla dissociazione tra i recettori nel cervello, anche senza la presenza di amiloide.

"Sto iniziando a pensare al MA come a un disturbo sistemico e che dovremmo prestare maggiore attenzione al percorso metabolico e ormonale della malattia".

 

 

 


Fonte: University of Texas at Dallas (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jing Tian, Lan Guo, Shaomei Sui, Christopher Driskill, Aarron Phensy, Qi Wang, Esha Gauba, Jeffrey Zigman, Russell Swerdlow, Sven Kroener, Heng Du. Disrupted hippocampal growth hormone secretagogue receptor 1α interaction with dopamine receptor D1 plays a role in AD. Science Translational Medicine, 14 Aug 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)