Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Identificato il gene collegato al bisogno di dormire meno

La genetica dei ritmi circadiani è stata ben studiata negli ultimi anni, ma si sa molto meno di altri tipi di geni che hanno un ruolo nel sonno, in particolare quelli che regolano la quantità di sonno richiesta dal nostro corpo.


Ora, studiando una famiglia con diversi membri che richiedono un sonno significativamente inferiore alla media, un team di ricercatori ha identificato un nuovo gene che credono abbia un impatto diretto su quanto una persona dorme e hanno riferito le loro scoperte il 28 agosto sulla rivista Neuron.


"È straordinario che sappiamo così poco del sonno, dato che la persona media vi trascorre un terzo della propria vita", afferma Louis Ptáček, neurologo dell'Università della California di San Francisco (UCSF), e uno dei due autori senior dello studio. "Questa ricerca è una nuova frontiera entusiasmante che ci permette di sezionare la complessità dei circuiti nel cervello e i diversi tipi di neuroni che contribuiscono al sonno e alla veglia".


La famiglia il cui DNA ha portato all'identificazione di questo gene è una delle tante che Ptáček e il genetista dell'UCSF Ying-Hui Fu, l'altro autore senior dello studio, stanno studiando, e comprende diversi membri che funzionano normalmente con solo sei ore di sonno. Il gene, ADRB1, è stato identificato usando studi di collegamento genetico e sequenziamento dell'intero esoma, che ha rivelato una variante nuova e molto rara.


Il primo passo per decifrare il ruolo della variante genetica prevedeva lo studio della sua proteina in provetta.


"Volevamo determinare se queste mutazioni causano alterazioni funzionali rispetto al tipo normale"
, afferma Fu. "Abbiamo scoperto che questo gene codifica il recettore ß1-adrenergico e che la versione mutante della proteina è molto meno stabile, alterando la funzione del recettore. Ciò ha suggerito che probabilmente avrebbe avuto conseguenze funzionali nel cervello".


I ricercatori hanno quindi condotto una serie di esperimenti su topi portatori di una versione mutata del gene. Hanno scoperto che questi topi dormivano in media 55 minuti in meno rispetto ai topi normali. (Gli esseri umani con il gene dormono due ore in meno della media). Ulteriori analisi hanno mostrato che il gene era espresso ad alti livelli nei ponti (di Varolio) dorsali, una parte del tronco encefalico coinvolta nelle attività subcoscienti come la respirazione, i movimenti oculari e il sonno.


Inoltre, hanno scoperto che i neuroni ADRB1 normali in questa regione erano più attivi non solo durante la veglia, ma anche durante il sonno REM (movimento rapido degli occhi). Tuttavia, erano silenziosi durante il sonno non REM. Inoltre, hanno scoperto che i neuroni mutanti erano più attivi dei neuroni normali, probabilmente contribuendo al comportamento del sonno breve.


"Un altro modo in cui abbiamo confermato il ruolo della proteina è stato attraverso l'optogenetica", spiega Fu. "Quando abbiamo usato la luce per attivare i neuroni ADRB1, i topi si sono immediatamente svegliati dal sonno".


Ptáček riconosce alcune limitazioni nell'uso dei topi per studiare il sonno. Uno di questi è che i topi esibiscono schemi di sonno diversi rispetto agli umani, incluso, ad esempio, dormire con uno schema frammentato, piuttosto che in un singolo periodo continuo.


"Ma è difficile studiare il sonno anche nell'uomo, perché il sonno è un comportamento, oltre che una funzione della biologia"
, afferma. "Beviamo caffè e restiamo alzati fino a tardi e facciamo altre cose che vanno contro le nostre naturali tendenze biologiche".


I ricercatori hanno in programma di studiare la funzione della proteina ADRB1 in altre parti del cervello. Stanno anche cercando altre famiglie per ulteriori geni che probabilmente saranno importanti.


"Il sonno è complicato"
, osserva Ptáček. "Non pensiamo che ci sia un gene o una regione del cervello che sta dicendo ai nostri corpi di dormire o svegliarsi. Questa è solo una delle molte parti".


Fu aggiunge che il lavoro potrebbe eventualmente avere applicazioni per lo sviluppo di nuovi tipi di farmaci per controllare il sonno e la veglia:

"Dormire è una delle cose più importanti che facciamo. Non dormire a sufficienza è legato ad un aumento dell'incidenza di molte condizioni, compresi cancro, disturbi autoimmuni, malattie cardiovascolari e Alzheimer".

 

 

 


Fonte: Cell Press via Science Daily (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Guangsen Shi, Lijuan Xing, David Wu, Bula J. Bhattacharyya, Christopher R. Jones, Thomas McMahon, S.Y. Christin Chong, Jason A. Chen, Giovanni Coppola, Daniel Geschwind, Andrew Krystal, Louis J. Ptáček, Ying-Hui Fu. A Rare Mutation of β1-Adrenergic Receptor Affects Sleep/Wake Behaviors. Neuron, 28 Aug 2019, DOI

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

   

 

 

 


Fonte:

(> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.