Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Studio sulle funzioni simultanee rivela problemi di transizione nel cervello che invecchia

Ricercatori dell'Università della California di San Francisco hanno individuato un motivo per cui gli anziani hanno più difficoltà nell'elaborazione di più compiti simultanei rispetto ai giovani: hanno più difficoltà nel passare tra una funzione e l'altra a livello di reti cerebrali.

Elaborare più attività insieme richiede la memoria a breve termine, o "di lavoro", la capacità di trattenere e manipolare le informazioni nella mente per un periodo di tempo. La memoria di lavoro è la base di tutte le operazioni mentali, dall'apprendere il numero di telefono di un amico e poi digitarlo in un cellulare, al seguire lo svolgimento di una conversazione, al condurre operazioni complesse come ragionare, capire e apprendere.

La scoperta, riportata nell'edizione online di Proceedings of National Academy of Sciences (settimana del 11 aprile 2011), integra i risultati dal laboratorio Gazzaley, concentrati non sulle interruzioni, o sul multitasking [funzioni simultanee], ma sulle distrazioni. "I nostri risultati suggeriscono che l'impatto negativo del multitasking sulla memoria di lavoro non è necessariamente un problema di memoria, di per sé, ma il risultato di una interazione tra attenzione e memoria", ha detto l'autore principale dello studio, Adam Gazzaley, MD, PhD, professore associato di neurologia, fisiologia e psichiatria alla UCSF e direttore del UCSF Neuroscience Imaging Center.

Questa ricerca ha mostrato che la capacità del cervello di ignorare le distrazioni, o le informazioni irrilevanti, diminuisce con l'età e che anche questo impatta sulla memoria di lavoro. I ricercatori sanno che il multitasking ha un impatto negativo sulla memoria di lavoro sia negli adulti giovani che in quelli meno giovani. Tuttavia, episodi chiamati "momenti di anziani" (come dimenticare ciò che si voleva prendere nel frigorifero dopo aver lasciato il divano) in combinazione con gli studi scientifici condotti alla UCSF e altrove, indicano che l'impatto è maggiore negli anziani.

In questo studio, gli scienziati hanno confrontato la memoria di lavoro di uomini e donne, sani e giovani (età media 24,5 anni) con uomini e donne anziani (età media 69,1), in un test di memoria visiva che coinvolgeva il multitasking. Usando la risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno monitorato il flusso sanguigno nel cervello dei partecipanti per identificare l'attività dei circuiti neurali e delle reti. Ai partecipanti è stato chiesto di guardare una scena naturale e di mantenerla a mente per 14,4 secondi. Quindi, nel mezzo di questo tempo hanno provocato una interruzione, mostrando l'immagine di una faccia e chiedendo ai partecipanti di determinarne sesso ed età. E' stato poi chiesto di ricordare la scena originale.

Come previsto, gli anziani hanno più difficoltà a mantenere la memoria dell'immagine originale. L'analisi fMRI ha rivelato il perché. Quando i giovani e gli anziani sono stati interrotti, il loro cervello si è svincolato dalla rete di manutenzione della memoria e hanno riassegnato risorse di elaborazione neurale verso l'interruzione. Però i giovani hanno ristabilito subito la connessione con la rete di manutenzione della memoria in seguito all'interruzione e si sono staccati dal'immagine dell'interruzione. Gli anziani, invece, non sono riusciti nè a disconnettersi dall'interruzione nè a ristabilire la rete neurale associata alla memoria perturbata.

"Questi risultati indicano che i deficit nel passaggio tra le reti funzionali del cervello sono alla base dell'impatto del multitasking sulla memoria di lavoro negli anziani", ha detto il co-autore Wesley C. Clapp, PhD, collega postdoctoral nel laboratorio di Gazzaley. La ricerca parallela del laboratorio sugli effetti delle distrazioni nella memoria di lavoro allarga la prospettiva di ciò che accade nel cervello che invecchia. La capacità di ignorare informazioni irrilevanti (come la maggior parte dei volti in una stanza affollata quando si cerca un amico che non si incontra da tempo) e di migliorare le informazioni rilevanti come il volto di una nuova conoscenza incontrata durante la ricerca del vecchio amico è un fattore chiave nella formazione dei ricordi. "L'impatto delle distrazioni e delle interruzioni rivela la fragilità della memoria di lavoro" dice Gazzaley, che è anche membro del WM Keck Center for Integrative Neuroscience alla UCSF. "Questo è un fatto importante da considerare, visto che viviamo sempre di più in un'ambiente più esigente, ad alta interferenza, con un aumento drastico all'accessibilità e alla varietà di mezzi elettronici e dispositivi che li rendono fruibili, molti dei quali sono portatili."

Oltre alle ricerche, il team di Gazzaley sta esplorando le potenzialità del software di programmi di allenamento del cervello per aiutare gli anziani a migliorare la capacità mentale di elaborare compiti simultanei. "La possibilità di aggiornare in modo dinamico la memoria di lavoro è fondamentale per le funzioni cognitive", ha detto.

Lo studio è stato finanziato dai National Institutes of Health, dall'American Federation of Aging Research e da una borsa di studio presidenziale post-dottorato a Clapp da parte della University of California. Altri co-autori sono stati Michael T. Rubens e Jasdeep Sabharwal del laboratorio Gazzaley.

 


  Fonte: Materiale della University of California - San Francisco.

Riferimento: Wesley C. Clapp, Michael T. Rubens, Jasdeep Sabharwal, Adam Gazzaley. Deficit in switching between functional brain networks underlies the impact of multitasking on working memory in older adults. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2011; DOI: 10.1073/pnas.1015297108.

Pubblicato su ScienceDaily il 12 aprile 2011 Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente; in particolare si segnala la presenza frequente di una istituzione medica con base in Germania (xcell-Center) che propone la cura dell'Alzheimer con cellule staminali; la Società Tedesca di Neuroscienze ha più volte messo in guardia da questa proposta il cui effetto non è dimostrato. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.