Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La demenza è discriminatoria?

Con più di una persona su 10 over-65 affetta da demenza, è probabile che ognuno di noi ne subisca un impatto: personalmente, in famiglia o tra amici.


Più di 47 milioni di persone in tutto il mondo vivono con la demenza e si prevede che il loro numero triplichi entro il 2050, rendendo la demenza il problema sanitario internazionale più pressante di questo secolo. Inoltre, i costi monetari globali della demenza sono sconcertanti: spendiamo oltre 820 miliardi di dollari ogni anno per assistere persone con demenza e circa due terzi di tale costo sono associati all'assistenza familiare e ai supporti sociali.


La prevalenza, la diagnosi, la prevenzione, la cura e i risultati della demenza sono tutti associati a disparità di salute per diversi gruppi di persone, ad esempio:

  • 2 milioni di uomini, ma 3,4 milioni di donne hanno la demenza (in USA);
  • la demenza nei neri e negli ispanici può essere diagnosticata 1-2 anni più tardi rispetto ai bianchi non ispanici;
  • le persone che vivono in quartieri svantaggiati hanno un biomarcatore del morbo di Alzheimer in età precoce;
  • i bianchi non ispanici hanno il 30% in più di probabilità di ricevere la prescrizione di medicinali per ritardare la demenza.

Sfortunatamente, anche se sta crescendo la ricerca che contribuisce alla nostra conoscenza delle disparità di salute, abbiamo ancora molta strada da fare.


I gruppi di minoranze e le donne sono sotto-rappresentate nella ricerca clinica e lo sono da molto tempo. Anche quando sono coinvolti, gli scienziati non sono coerenti nel riferire o indagare le differenze per razza, etnia o genere.


Questo è importante perché ne sappiamo meno sui fattori che hanno il maggior potenziale di prevenire o curare la demenza tra donne e minoranze rispetto a quanto sappiamo sulla prevenzione o il trattamento della demenza tra uomini bianchi non ispanici. Tuttavia, sappiamo dalla scienza che ci sono dei modi per ridurre il rischio di sviluppare demenza anche se una persona vive in età avanzata.


Quindi, chi ha più probabilità di avere la demenza? Il più grande fattore di rischio è l'età di una persona. Tuttavia, anche tra persone della stessa età, ci sono disparità.

 

Disparità di genere

Le donne hanno maggiori probabilità rispetto agli uomini di sviluppare la demenza, visto che rappresentano quasi i due terzi delle persone con Alzheimer negli Stati Uniti.

 

Disparità razziale ed etnica

Numerosi studi hanno scoperto che gli ispanici hanno una probabilità più alta del 50%, e i neri circa del doppio, di sviluppare la demenza rispetto ai bianchi non ispanici, anche se i bianchi non ispanici sono il gruppo più grande che vive con demenza negli Stati Uniti.

C'è anche una letteratura più piccola ma molto importante che suggerisce che gli indiani d'America e i nativi dell'Alaska hanno quasi lo stesso rischio dei neri di sviluppare la demenza. D'altra parte, gli asiatici-americani hanno il rischio più basso di sviluppare demenza di tutti questi gruppi etnici o razziali.

 

Disparità nella diagnosi, nel trattamento e nei risultati

Esistono disparità in tutte e tre le aree.

  • In primo luogo, i neri e gli ispanici hanno maggiori probabilità di ricevere la diagnosi di demenza più tardi nel processo della malattia e hanno una maggiore compromissione cognitiva alla diagnosi rispetto ai bianchi non ispanici.
  • In secondo luogo, i bianchi non ispanici e gli ispanici sono più propensi dei neri a ricevere una prescrizione di farmaci atti a ritardare la progressione della demenza.
  • E, infine, nonostante la diagnosi precoce e i maggiori tassi di prescrizione di farmaci, i bianchi non ispanici hanno un tasso di mortalità più elevato dalla demenza rispetto ai neri o agli ispanici.

 

Cosa ci dice tutto questo? E cosa possiamo fare a riguardo?

Ci sono buone notizie riguardo la prevenzione e il potenziale per affrontare alcune di queste disparità. Una recente revisione ha rilevato che circa il 35% del rischio di demenza è modificabile o il rischio può essere modificato con l'intervento. Lo studio ha rilevato che c'erano nove fattori di rischio di questo tipo:

  1. Bassi livelli di istruzione
  2. Isolamento sociale
  3. Depressione in età avanzata
  4. Ipertensione e obesità nella mezza età
  5. Inattività fisica
  6. Fumo
  7. Diabete
  8. Perdita dell'udito


Di questi, i bassi livelli di istruzione e la perdita dell'udito contribuiscono a quasi la metà del rischio modificabile per la demenza, suggerendo che l'aumento dei livelli di istruzione e la prevenzione della perdita dell'udito sono aree critiche su cui concentrarsi se si vuole ridurre sostanzialmente il rischio di sviluppare demenza.


Inoltre, è in corso una ricerca continua per modificare un fattore genetico, l'allele ε4 dell'apolipoproteina E (ApoE), che contribuisce con un ulteriore 7% al rischio di sviluppare l'Alzheimer.


I determinanti sociali della salute sono al centro di ogni discussione sulle disuguaglianze sanitarie: contribuiscono alle disparità che vediamo nella prevalenza, nella diagnosi, nella terapia e nei risultati della demenza.


Quando affrontiamo i fattori sociali, come l'aumento dell'accesso a un'istruzione di qualità e le connessioni sociali di supporto tra le persone, insieme ai fattori di salute e di stile di vita (come il benessere cardiovascolare e la prevenzione della perdita dell'udito), possiamo ridurre il rischio di demenza in tutto il mondo.


Inoltre, è sempre più urgente aumentare la partecipazione dei gruppi minoritari nella ricerca sanitaria e riferire quei dati. Possiamo ridurre il pedaggio della demenza a livello globale; ma dobbiamo agire, e il percorso chiaro di azione è ridurre le disuguaglianze sociali e sanitarie a livello locale, nazionale e internazionale!

 

 

 


Fonte: Bryan R. Hansen PhD/MSN/RN/APRN-CNS/ACNS-BC, assistente professore alla Johns Hopkins School of Nursing (JHSON) e preside del Center for Innovative Care in Aging; ha pratica di infermiere psichiatrico, istruttore clinico infermieristico psichiatrico e esaminatore infermieristico forense per adulti; attualmente è infermiere clinico per adulti.

Pubblicato su Johns Hopkins School of Nursing  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)