Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rivelato il meccanismo con cui i prioni danneggiano le cellule cerebrali

Rivelato il meccanismo con cui i prioni danneggiano le cellule cerebraliI prioni sono più noti per il loro ruolo nelle malattie. Le encefalopatie spongiformi, come la malattia della mucca pazza e la scrapie nelle pecore, sono il risultato di un accumulo tossico di prioni nel cervello di questi animali. Negli esseri umani, i prioni sono stati causa della malattia mortale di Creutzfeldt-Jakob (la versione umana della mucca pazza) e gli scienziati ipotizzano che siano alla base di molti altri disturbi neurodegenerativi, tra cui Alzheimer, Huntington e Parkinson. Ma gli studi sul lievito indicano una vasta gamma di attività prionica nelle cellule sane, suggerendo che le proteine reattive possano avere funzioni cruciali per la vita cellulare normale. (Fonte: © Medi-Mation Ltd/Science; © Russell Kightley/Science)Un nuovo studio ha scoperto un meccanismo molecolare nella proteina prione, responsabile di varie malattie neurodegenerative, che può spiegare perché le cellule nervose degenerano in questi disturbi.


Le scoperte, che appaiono sulla rivista eLife, potranno un giorno portare a migliori terapie e trattamenti per queste malattie.


La proteina prione ha un ruolo cruciale in disturbi neurodegenerativi fatali come la malattia di Creutzfeldt-Jakob negli esseri umani e la 'malattia della mucca pazza' nei bovini.


Le malattie di prioni fanno parte di un gruppo più ampio di disturbi neurodegenerativi umani, che comprende Alzheimer, Parkinson e Huntington, tutte dovute all'accumulo anomalo di aggregati di proteine ​​nel cervello. Secondo i ricercatori, il modo in cui si danneggiano le cellule nervose in queste malattie finora è rimasto un mistero.


David Harris MD/PhD, professore e preside del dipartimento di biochimica della Boston University, autore corrispondente della ricerca, spiega:

"Il nostro lavoro dimostra che la proteina prione agisce da interruttore molecolare 'on-off', acceso-spento. Nella posizione 'on', un'estremità della proteina fornisce un segnale tossico alle cellule nervose, mentre nella posizione 'off' l'altra estremità della proteina diventa un freno per ridurre il segnale tossico. In più, il rame, metallo componente normale della biochimica del cervello, influenza la proteina prione verso lo stato 'off'. Questo nuovo meccanismo, in cui le due parti della proteina prione hanno funzioni contrarie, finora non erano ancora state capite completamente".


Usando un approccio multidisciplinare che coinvolge tecniche elettrofisiologiche, cellulari e biofisiche, i ricercatori hanno scoperto che parti della proteina prione prive dell'area 'freno' causano correnti elettriche anormali nelle cellule. Gli anticorpi che interferiscono con il funzionamento dell'area freno fanno lo stesso. E' importante notare che anche il trattamento anticorpale ha causato una grave degenerazione dei dendriti delle cellule nervose, le propaggini essenziali per la normale comunicazione tra le cellule nervose.


In collaborazione con i colleghi dell'Università della California di Santa Cruz, i ricercatori hanno applicato una tecnica chimica sofisticata per dimostrare che le due estremità della proteina prione interagiscono l'una con l'altra per alterare la quantità di segnale tossico che viene inviato.


Come risultato della loro scoperta, i ricercatori raccomandano cautela nella somministrazione di anticorpi contro i prioni, come possibile terapia sia per le malattie di prioni che per l'Alzheimer. "Il nostro studio risuona come grave avvertimento per i possibili effetti collaterali negativi di questa strategia, dal momento che abbiamo dimostrato che tali anticorpi causano una drastica degenerazione delle cellule nervose, interferendo con la normale funzione 'on-off' della proteina prione", hanno aggiunto.


I ricercatori sperano che il loro studio possa portare a migliori terapie per i disturbi neurodegenerativi, oltre a aiutare i medici a evitare i possibili effetti collaterali pericolosi dell'uso di anticorpi anti-prioni per scopi terapeutici. "Questi dati forniscono l'immagine migliore ad oggi dello stato 'off' della proteina prione", ha dichiarato il coautore Glenn Millhauser PhD, della UC Santa Cruz. "Riconoscere la natura di questo stato fornisce una piattaforma per lo sviluppo di farmaci per la cura delle malattie neurodegenerative. È un momento emozionante nella biologia dei prioni".

 

 

 


Fonte: Boston University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Bei Wu, Alex J McDonald, Kathleen Markham, Celeste B Rich, Kyle P Mchugh, Jörg Tatzelt, David W Colby, Glenn L Millhauser, David A Harris. The N-terminus of the prion protein is a toxic effector regulated by the C-terminus. eLife, Published on 20/5/2017, DOI: http://dx.doi.org/10.7554/eLife.23473

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)