Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'Alzheimer potrebbe non essere la malattia che noi pensiamo!

Quando si sente la parola Alzheimer, che cosa viene in mente? Dimenticare? Perdersi? Persone d'altri tempi? Malattia? Negli ultimi 35 anni è stata combattuta una guerra per spiegare l'Alzheimer, ma sappiamo veramente di cosa si tratta?


Nel primo post di questa serie abbiamo visto come il settore della psicologia diagnostica la demenza (che ora chiamano «disturbo neurocognitivo»). Da quel post possiamo vedere le tracce della demenza (compreso l'Alzheimer) che, anche se descrivono i sintomi, non puntano ad una causa evidente come la maggior parte delle malattie.


Margaret Lock, nel suo approfondito e stimolante libro The Alzhiemer's Conundrum [=L'enigma dell'Alzheimer], spiega perché quello che noi comunemente chiamiamo Alzheimer è un fenomeno, più che una malattia: "A differenza delle malattie in cui i batteri, tossine, formazione del tumore o geni specifici sono chiaramente implicati nelle cause, è più difficile sostenere argomentazioni coerenti e raggiungere il consenso su un fenomeno come l'Alzheimer dove, a parte il contributo dell'invecchiamento stesso, la causalità è innegabilmente complessa e rimane sconosciuta, per tutti gli effetti e scopi".


Sappiamo cosa può essere l'esperienza dell'Alzheimer dall'esterno e la sua correlazione innegabile con l'età.


Tuttavia, non sappiamo il colpevole esatto, o la combinazione di colpevoli, di questa esperienza; quindi, classificarla come una malattia da spiegare è mettere il proverbiale carro davanti ai buoi. Come possiamo sperare di curare qualcosa quando la sua causalità è sconosciuta?

 

Perché pensiamo che sia una malattia?

Tutto è iniziato nel 1906 con Alois Alzheimer che ha scoperto la placca senile e l'assottigliamento della corteccia cerebrale associata all'anzianità in una donna di 55 anni che aveva esibito i sintomi di quello che oggi chiamiamo «morbo di Alzheimer», così come i grovigli neurofibrillari. I grovigli sono ora comunemente presunti come la causa del fenomeno di Alzheimer.


C'è una forte correlazione tra i grovigli che egli ha scoperto ed i sintomi della malattia. Per molto tempo questa correlazione è stata presa come causalità. Il problema è che i grovigli associati all'Alzheimer possono essere rilevati solo in un'autopsia post mortem. Se un medico non pensa che una persona possa avere avuto l'Alzheimer, è altamente improbabile che il suo cervello sarà sottoposto ad autopsia per scovare i grovigli associati con l'Alzheimer. Questo ha portato ad una grave mancanza di dati sull'Alzheimer, sull'invecchiamento e sul nostro cervello.


Ora questo sta cominciando a cambiare, e dobbiamo ringraziare 678 suore. Esse stanno partecipando a uno studio longitudinale sull'invecchiamento (The Nun Study), compresa la donazione del loro cervello dopo la morte per essere sottoposto ad autopsia. Sarah Robinson nella sua tesi di dottorato "La difficile transizione dell'Alzheimer" ha sintetizzato i primi risultati:

"Le autopsie cerebrali hanno rivelato che alcune suore che avevano esibito livelli alti di perdita di memoria e deterioramento cognitivo in vita, avevano solo minime placche, grovigli o deterioramento del cervello, mentre altre suore che non avevano mostrato assolutamente segni di perdita di memoria o di deterioramento cognitivo da vive, avevano un cervello deteriorato pieno di placche e grovigli. Anche se la maggior parte dei cervelli affetti da Alzheimer hanno placche e grovigli, la ricerca di David Snowdon [direttore del Nun Study] ci ricorda la complessità della condizione, e del fatto che la biologia non sempre prevede i sintomi e viceversa".


Questi risultati suggeriscono che non c'è una chiara correlazione causa-effetto tra i grovigli e l'Alzheimer. Questi dati, tuttavia, sono nuovi e pochi in confronto alla comprensione pubblica dell'Alzheimer come una malattia risultante dai grovigli.

 

Fa davvero la differenza se vediamo l'Alzheimer come una malattia o un fenomeno?

Se, come è generalmente accettato, l'Alzheimer è una malattia da spiegare, che dire di coloro che attualmente convivono con essa? Durante il mio lavoro, ho assistito anziani nelle fasi avanzate di Alzheimer considerati pazzi o ignorati.


Ci preoccupiamo dei loro bisogni fisici di base, ma ignoriamo in gran parte i loro bisogni più profondi di esseri umani, come l'amore, lo scopo e la comunità. Nel peggiore dei casi, essi sono considerati già andati; solo gusci corporei di una persona che c'era una volta.


Credo che questo derivi dal vedere l'Alzheimer come una malattia incurabile. Gli sforzi sono concentrati sulla spiegazione della malattia, ma che dire di quelli che la vivono in questo momento? Qual è la loro qualità di vita? Quale il loro scopo? Vedere l'Alzheimer come fenomeno offre una prospettiva diversa.


Il dizionario Webster definisce fenomeno: «Qualcosa (come un fatto o un evento interessante) che può essere osservato e studiato e che è tipicamente insolito o difficile da comprendere o spiegare completamente».


Di conseguenza, il fenomeno Alzheimer, è difficile da capire ma è anche qualcosa da osservare e studiare. Questa prospettiva offre un rapporto reciprocamente vantaggioso a coloro che subiscono il fenomeno e quelli che si preoccupano di loro, che a sua volta aumenta la qualità della vita per tutti.


Guardarlo in questo modo offre uno scopo all'Alzheimer. Possiamo continuare a valorizzare la persona che lo vive come un membro produttivo della nostra società da cui possiamo imparare e crescere.


Il cambiamento di una parola può sembrare piccolo ma il cambiamento di intenzioni può offrire enormi differenze nell'esperienza di vita per coloro che vivono con la malattia di Alzheimer e per i loro cari.

 

 

 

 

 


Fonte: in Huffington Post (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023 | Ricerche

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)