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Se pensi di avere l'Alzheimer, forse hai visto giusto [studio]

Uno studio recente suggerisce che le lagnanze auto-riferite sulle carenze di memoria potrebbero prefigurare un deficit clinico della memoria più avanti nella vita.


Erin Abner, professore assistente del «Sanders-Brown Center on Aging» dell'Università del Kentucky, ha fatto a 3.701 uomini over 60 una semplice domanda: "Hai notato alcun cambiamento nella tua memoria dall'ultima volta che sei venuto qui?".


Questa domanda ha portato ad alcuni risultati interessanti. "Sembra che le lamentele soggetive sulla memoria possano predire disturbi clinici della memoria", ha detto Abner. "Altri epidemiologi hanno visto risultati simili, il che è incoraggiante, poiché significa che potremmo davvero avere qualcosa".


I risultati sono significativi perché potrebbero aiutare ad identificare prima le persone che hanno un rischio di sviluppare l'Alzheimer. "Se i vuoti di memoria e di pensiero che le persone notano da sé stesse potessero essere marcatori precoci del rischio di Alzheimer, potremmo finalmente essere in grado di intervenire molto prima nel processo di invecchiamento, per rinviare e/o ridurre gli effetti dei disturbi della memoria cognitiva".


Abner, che è anche un membro del corpo docente al Dipartimento di Epidemiologia dell'Università del Kentucky, ha avuto cura di sottolineare che il suo lavoro non deve necessariamente preoccupare chiunque abbia dimenticato qualche volta dove ha lasciato le chiavi. "Io non voglio allarmare la gente", ha detto. "E' importante distinguere tra vuoti di memoria normali e problemi di memoria significativi, che di solito cambiano nel tempo e riguardano molteplici aspetti della vita quotidiana".


Fondato nel 1979, il Sanders-Brown Center on Aging dell'Università del Kentucky è riconosciuto a livello nazionale per le sue ricerche, informazione, sensibilizzazione e programmi clinici sull'invecchiamento cerebrale sano e sulle malattie neurodegenerative. Nel 1985, il SBCoA è stato nominato «Alzheimer's Disease Center», uno dei dieci centri originali finanziati dal National Institute on Aging.

 

 

 

 

 


Fonte:  Laura Dawahare in University of Kentucky  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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