Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché l'Alzheimer non ci colpisce tutti?

Anche se si potrebbe pensare che il cervello delle persone che sviluppano l'Alzheimer (AD) abbiano elementi costitutivi della malattia assenti nel cervello di quelle sane, per la maggior parte dei malati questo non è vero.


Ogni cervello umano contiene gli ingredienti necessari per innescare l'AD, ma mentre circa 5 milioni di americani ne sono colpiti (un numero destinato a triplicarsi entro il 2050) la stragrande maggioranza delle persone non lo è e non svilupperà in futuro la condizione neurologica devastante.


Per ricercatori come Subhojit Roy, MD, PhD, professore associato del Dipartimento di Patologia e Neuroscienze della School of Medicine dell'Università della California di San Diego, questi fatti generano una domanda singolare: perché non siamo tutti colpiti dall'Alzheimer?


In un articolo pubblicato nel numero del 7 Agosto della rivista Neuron, Roy e colleghi offrono una spiegazione: per un trucco della natura che, nella maggior parte delle persone, mantiene la separazione fondamentale tra una proteina e un enzima che, se combinati, attivano la degenerazione progressiva e la morte cellulare caratteristica dell'AD.


"E' come separare fisicamente polvere da sparo e fiammiferi così da evitare l'inevitabile esplosione", ha detto il ricercatore principale Roy, biologo cellulare e neuropatologo del Shiley-Marcos Alzheimer's Disease Research Center dell'UC San Diego. "Sapere come vengono separati la polvere da sparo e i fiammiferi può darci nuove informazioni per riuscire a fermare la malattia".


La gravità dell'AD è misurata dalla perdita di neuroni funzionanti. In termini patologici, ci sono due segni rivelatori dell'AD: grumi di una proteina chiamate "placche" di amiloide-beta che si accumulano fuori dei neuroni e filamenti o "grovigli" di un'altra proteina, chiamata tau, che si trova dentro i neuroni. La maggior parte dei neuroscienziati ritengono che l'AD sia causato dall'assemblaggio di accumuli di proteina amiloide-beta che innescano una sequenza di eventi che porta alla compromissione della funzione delle cellule e alla loro morte. Questa cosiddetta "ipotesi cascata amiloide" mette la proteina amiloide-beta al centro della patologia di AD.


La creazione di amiloide-beta richiede la convergenza di una proteina chiamata proteina precursore dell'amiloide (APP) con un enzima che scinde l'APP in piccoli frammenti tossici, chiamato beta-secretasi o BACE. "Entrambe queste proteine ​​sono molto espresse nel cervello", ha detto Roy, "e se fosse loro permesso di combinarsi continuamente, avremmo tutti l'AD". Ma questo non accade.


Usando colture di neuroni ippocampali e tessuti cerebrali sia umani che di topo, Roy, il primo autore Utpal Das, borsista postdottorato del laboratorio di Roy, e i colleghi, hanno scoperto che le cellule cerebrali sane tengono ben segregati APP e BACE-1 in scomparti distinti, appena sono prodotti, assicurandosi che le due proteine ​​non vengano in contatto. "La natura sembra aver escogitato un trucco interessante per separare i co-cospiratori", ha detto Roy.


Gli scienziati hanno anche scoperto che le condizioni che promuovono una maggiore produzione della proteina amiloide-beta aumentano la convergenza tra APP e BACE. Specificamente, un aumento dell'attività elettrica neuronale (nota per aumentare la produzione di amiloide-beta) porta anche ad un aumento della convergenza APP-BACE. Gli esami post mortem di pazienti di AD hanno rivelato pure una maggiore vicinanza fisica delle proteine, riconfermando il significato fisiopatologico di questo fenomeno nella malattia umana.


Das ha detto che i risultati sono di fondamentale importanza in quanto chiariscono alcuni dei primi eventi molecolari scatenanti l'AD e mostrano come un cervello sano sappia come evitarli in modo naturale. In termini clinici, essi indicano una possibile nuova strada per curare definitivamente, o anche prevenire, la malattia.


"Un aspetto interessante è che possiamo forse cercare le molecole che tengono separate fisicamente APP e BACE-1"
, ha detto Das. "E' un approccio in qualche modo non convenzionale".

 

 

 

 

 


Fonte:University of California, San Diego Health Sciences.

Riferimento: Utpal Das, David A. Scott, Archan Ganguly, Edward H. Koo, Yong Tang, Subhojit Roy. Activity-Induced Convergence of APP and BACE-1 in Acidic Microdomains via an Endocytosis-Dependent Pathway. Neuron, 2013; 79 (3): 447 DOI: 10.1016/j.neuron.2013.05.035

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.