Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Trapianto di neuroni embrionali per il possibile trattamento di patologie del cervello

NeuroneLa sopravvivenza inaspettata di neuroni (come quello nella grafica) embrionali trapiantati nel cervello di topi neonati in una serie di esperimenti all'Università di California di San Francisco (UCSF) fa nascere speranze sulla possibilità di utilizzare il trapianto neuronale per curare malattie come l'Alzheimer, l'epilessia, la corea di Huntington, il Parkinson e la schizofrenia.

Gli esperimenti, descritti questa settimana sulla rivista Nature, non sono stati progettati per verificare se il trapianto di neuroni embrionali possa effettivamente trattare una malattia specifica.


Ma essi forniscono una prova di principio che gli interneuroni GABA-secernenti, un tipo di cellula cerebrale legato a molti disturbi neurologici diversi, possono essere aggiunti in numero significativo nel cervello e possono sopravvivere senza danneggiare la popolazione di interneuroni endogeni. La sopravvivenza di queste cellule dopo il trapianto, in numero di gran lunga superiore al previsto, è stato uno shock per il gruppo, che è stato condotto dal professore Arturo Alvarez-Buylla, PhD, della UCSF e da Derek Southwell, MD, PhD, ex studente laureato della UCSF.


La teoria prevalente riteneva che la sopravvivenza dei neuroni in sviluppo fosse qualcosa di simile al gioco delle sedie, quello in cui ci si deve trovare sedere prima che cessi la musica. Il cervello ha una capacità limitata per queste cellule, costringendole a competere tra di loro per i pochi posti disponibili. Solo quelle che trovano un posto per "sedersi" (e ricevere segnali di sopravvivenza derivati da altri tipi di cellule) sopravvivono quando la musica si ferma. Il resto trova una morte fulminante.


Sulla base di questa teoria, il team della UCSF si aspettava che solo un numero fisso e limitato di trapiantati interneuroni embrionali sarebbe sopravvissuto nel cervello dei topi anziani riceventi, indipendentemente da quante erano state trapiantate. Quello che hanno scoperto è stato molto diverso: indipendentemente dal numero di quelle trapiantate, una percentuale consistente é sempre sopravvissuta. "[Questo tasso costante di sopravvivenza] suggerisce che queste cellule, che altri studi collaborativi hanno mostrato avere grande potenziale terapeutico, possono essere aggiunte alla corteccia in numero significativo", ha detto Alvarez-Buylla, Professore Heather e Melanie Muss di Neurochirurgia e membro del Centro Eli e Edythe Broad di Medicina Rigenerativa e di Ricerca sulle cellule staminali all'UCSF.


Il lavoro precedente all'UCSF e altrove ha dimostrato che il trapianto di queste cellule é in grado di creare un nuovo periodo critico nella plasticità del cervello destinatario, ridurre le crisi di epilessia in modelli animali, e ridurre i disturbi del movimento di tipo Parkinson nei ratti di laboratorio. L'attività di queste cellule è spesso interrotta nell'Alzheimer, e il loro numero è alterato nel cervello di persone con schizofrenia. Quando sono trapiantate nel midollo spinale aiutano anche a diminuire la sensazione di dolore.


In questo studio, il gruppo dell'UCSF ha scoperto di aver alterato il numero di cellule che loro stessi avevano trapiantato, una quota costante di queste cellule sono sopravvissute (non un numero costante), suggerendo che una frazione delle cellule è destinata a morire a causa di meccanismi autonomi delle cellule o che un fattore di sopravvivenza viene secreto dagli stessi neuroni inibitori. Il lavoro mostra che questi interneuroni possono essere trapiantati in numero molto maggiore di quanto si pensasse - una osservazione che potrebbe avere importanti implicazioni per l'uso di queste cellule per correggere difetti dell'equilibrio eccitatorio / inibitorio nel cervello malato.

 

La sopravvivenza delle cellule dipende da segnali sconosciuti

Gli interneuroni GABAergici sono essenziali per la funzione cerebrale, perché bilanciano l'azione dei neuroni "eccitatori" della corteccia cerebrale con la produzione di segnali inibitori. Malattie come l'epilessia, l'Alzheimer, la corea di Huntington, il Parkinson e la schizofrenia sono tutte variamente legate alle interruzioni in questo equilibrio eccitatorio / inibitorio, e sono stati documentati problemi con gli interneuroni GABAergici in tutte queste malattie.


Questi interneuroni GABAergici non nascono nella corteccia cerebrale, la parte del cervello in cui saranno alla fine incorporati dai circuiti funzionali. Al contrario, sono creati in una parte lontana del cervello in sviluppo e poi migrano verso la loro destinazione finale. Per decenni, gli scienziati non hanno saputo come viene determinato il numero appropriato di questi interneuroni, quanti se ne formano, quando muoiono e quanti sopravvivono dopo aver raggiunto la corteccia cerebrale. La recente pubblicazione affronta alcune di queste incognite, ma ha anche rivelato una osservazione inattesa.


Si ritiene generalmente che i numeri neuronali sono determinati dalla disponibilità di segnali di sopravvivenza forniti da altre cellule bersaglio. Questa idea, nota in generale come "ipotesi neurotrofica", si basa su esperimenti da premio Nobel del 1940 che mostrano come viene determinata la sopravvivenza dei neuroni in sviluppo nel midollo spinale e nel sistema nervoso periferico. Quel lavoro ha dimostrato che solo le fibre nervose che possono collegarsi correttamente agli obiettivi al di fuori del sistema nervoso, possono sopravvivere e che tali obiettivi producono una proteina chiamata fattore di crescita nervoso, responsabile del mantenimento in vita dei nervi.


Per molti anni, l'ipotesi neurotrofica ha dominato le idee sul come e perché le cellule del cervello vivono e muoiono. "Da allora si è assunto che l'ipotesi neurotrofica si applicasse a tutti i tipi i neuroni e a tutte le aree del sistema nervoso", ha detto Southwell. Il presupposto era che una volta che i interneuroni GABAergici trovano il percorso verso la parte giusta del cervello, solo quelli che si fondono con gli altri neuroni già sul posto sarebbero protetti da una proteina o da qualche altro fattore per rimanere in vita. Al contrario, la sopravvivenza degli interneuroni trapiantate è stata determinata in modo indipendente dalla competizione dei segnali di sopravvivenza prodotti da altri tipi di cellule destinatarie.


Anche se i nuovi esperimenti non rovesciano questa teoria, in quanto si applicano al modo in cui i nervi fuori del cervello si connettono ai propri obiettivi, essi suggeriscono che possa esserci qualcos'altro che interagisce con gli interneuroni GABAergici.


Questo lavoro è stato finanziato dal California Institute for Regenerative Medicine, dal John G. Bowes Research Fund, dal Ministero spagnolo della Scienza e dell'innovazione, e dal National Institute of Neurologic Disorders and Stroke, uno dei National Institutes of Health (# R01 NS071785 & # R01 NS048528).

 

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Materiale della University of California, San Francisco (UCSF). Articolo originale scritto da Jason Bardi.

Riferimento:
Derek G. Southwell, Mercedes F. Paredes, Rui P. Galvao, Daniel L. Jones, Robert C. Froemke, Joy Y. Sebe, Clara Alfaro-Cervello, Yunshuo Tang, Jose M. Garcia-Verdugo, John L. Rubenstein, Scott C. Baraban, Arturo Alvarez-Buylla. Intrinsically determined cell death of developing cortical interneurons. Nature, 2012; DOI: 10.1038/nature11523.

Pubblicato in ScienceDaily il 12 Ottobre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.