Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La musica aumenta la memoria nei pazienti con Alzheimer

Mentre le parti del cervello in cui produciamo i ricordi (i lobi temporali mediali, come l'ippocampo) sono le prime ad essere devastate dallo sviluppo dell'Alzheimer, la musica viene dalle aree corticali e subcorticali, che non sono altrettanto danneggiate dalla malattia.

Il potere della musica di calmare o eccitare è ben noto, e c'è buona scienza dietro l'uso della musica per suscitare ricordi dormienti anche in coloro le cui menti non ce la fanno.


Ora i risultati di un recente studio della Boston University (BU) suggeriscono che la musica può aiutare le persone affette da demenza anche a trattenere nuove informazioni, una scoperta con implicazioni promettenti per coloro che vivono con l'Alzheimer.


Secondo il ricercatore Brandon Ally (foto a sinistra), assistente professore di neurologia della Scuola di Medicina alla BU, i malati di Alzheimer che sono stati sottoposti a una serie di test di memoria hanno imparato meglio i testi delle canzoni quando sono stati messi in musica e non solo parlati, mentre gli anziani sani ricordano allo stesso modo con o senza musica.

Pur essendo lo studio piccolo (solo 32 soggetti), i risultati, descritti da Ally come sbalorditivi, potrebbero portare ad un nuovo modo di aiutare i malati di Alzheimer a ricordare le cose necessarie per il loro benessere e mantenere la loro indipendenza. Ad esempio, una canzoncina semplice potrebbe aiutare i pazienti a ricordare quando e quali farmaci da prendere, dice Ally, la cui ricerca si concentra principalmente su come la memoria si deteriora nell'invecchiamento sano e in pazienti anziani con demenza.


Nello studio, sviluppato da un'idea suggerita da Nick Simmons-Stern, assistente di Ally nella ricerca estiva, la squadra della BU ha chiesto a un gruppo di anziani sani e a un gruppo con Alzheimer di guardare una serie di semplici testi di canzoni, sullo schermo del computer, prima con la parole cantate da una giovane, e poi con le parole pronunciate dalla donna stessa, e infine senza alcun suono di accompagnamento del tutto.


Per essere sicuri che i soggetti non avessero alcuna precedente conoscenza delle canzoni, Ally e Simmons-Stern, ora laureato a Yale, hanno usato canzoni per bambini scritte solo negli ultimi anni e hanno fatto un controllo a campione per essere quasi certi che le canzoni erano sconosciute alle persone anziane. Dopo aver visto e ascoltato selezioni di quattro-righe dagli 80 testi, ai soggetti è stato chiesto se le riconoscievano. Per quelli con Alzheimer, sentire la canzone cantata migliorava significativamente il ricordo; per le persone nel gruppo di controllo, ascoltare testi parlati o cantati o che semplicemente apparivano come testo sullo schermo, produceva lo stesso risultato.


"Molti gruppi hanno analizzato come la musica sblocca i ricordi del passato; un terapeuta può riprodurre la musica da grandi gruppi dell'epoca per svelare le memorie di guerra di un ottuagenario", dice Ally. "Ma siamo stati i primi a dimostrare che i malati di Alzheimer possono effettivamente apprendere nuove informazioni utilizzando la musica. Ci sono stati studi di musicisti con demenza che ricordavano melodie e come suonare, ma poco altro. Si tratta di quello che i ricercatori chiamano memoria "procedurale", egli dice, come andare in bicicletta".


Ally spera che i risultati di questo e di studi futuri darà un'idea più chiara su come il cervello, invecchiando, processa la musica e come la memoria musicale si differenzia dalla memoria verbale. "Una cosa che sappiamo circa il modo in cui il cervello elabora la musica è che è un processo globale", dice. "Mentre le parti del cervello in cui produciamo i ricordi (i lobi temporali mediali, come l'ippocampo) sono le prime ad essere devastate nello sviluppo dell'Alzheimer, la musica arriva dalle aree corticali e subcorticali, che non sono altrettanto danneggiate dalla malattia".


Il risultato è che i neuroscienziati ritengono che la musica può permettere ai pazienti di codificare le informazioni utilizzando molte più parti del cervello. Oppure può essere che la musica stimola le persone e le aiuta a prestare maggiore attenzione, dice, aggiungendo che anche negli anziani sani la mancanza di concentrazione gioca un ruolo nel deterioramento della memoria. Qualunque sia il meccanismo, il valore terapeutico della musica è accettato dalla medicina ufficiale, e alcune forme di musicoterapia sono coperte da assicurazione sanitaria.


Ally spera di ripetere lo studio con un campione più ampio, e indagare ulteriormente sul perché la musica sembra non avere alcun effetto sul riconoscimento dei dati del test da parte degli adulti sani. Ally e Simmons-Stern prevedono di effettuare studi di controllo per perfezionare i risultati, confrontando testi in rima con testi non rimati e confrontando l'efficacia dei diversi tipi di melodie. "Non mi aspettavo di trovare un tale enorme vantaggio nella musica e apprendimento, e questo è qualcosa che la gente può usare", dice Ally. Di solito c'è un periodo di tempo tra i risultati di uno studio e le applicazioni pratiche, ma in questo caso "era come un gioco da ragazzi", dice. "Si può utilizzare questa tecnica domani".


Brandon Ally si è trasferito al Vanderbilt Memory Disorders Research Lab dopo il rilascio di queste informazioni.

 

 

 

 

*************************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

************************
Fonte: School of Medicine della Boston University, BU Today.

Pubblicato in Alzheimer's Reading Room il 25 febbraio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Nuova 'teoria unificata della mente': implicazioni per la prevenzion…

17.07.2025 | Ricerche

In un nuovo studio con implicazioni sulla prevenzione del morbo di Alzheimer (MA) e altr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.