Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché il cervello è più riluttante a funzionare quando invecchiamo

Nuove scoperte, dirette da neuroscienziati dell'Università di Bristol e pubblicate recentemente sulla rivista Neurobiology of Aging, rivelano un nuovo meccanismo attraverso il quale il cervello può diventare più restio a funzionare quando invecchiamo.

Non è chiaro del tutto perché le funzioni cognitive del cervello come la memoria e il linguaggio declinano con l'avanzare dell'età. Anche se il lavoro pubblicato quest'anno suggerisce che il declino cognitivo può essere rilevabile prima dei 50 anni di età.

 

La ricerca, guidata dal professor Andy Randall e dal dottor Jon Brown della Scuola di Fisiologia e Farmacologia dell'Università, identifica un nuovo meccanismo cellulare che sottende le modifiche dell'attività dei neuroni che può causare il declino cognitivo durante il normale invecchiamento, da sani. Il cervello utilizza in larga misura i segnali elettrici per codificare e trasmettere le informazioni. Le modifiche a questa attività elettrica probabilmente provocano modifiche alla capacità cognitiva dipendenti dall'età.


I ricercatori hanno esaminato l'attività elettrica del cervello registrando i segnali elettrici in singole celle dell'ippocampo, una struttura con un ruolo cruciale nella funzione cognitiva. In questo modo hanno definito la cosiddetta "eccitabilità neuronale", ;un descrittore di quanto sia facile produrre segnali elettrici brevi, ma molto grandi, chiamati potenziali d'azione, i quali si verificano in quasi tutte le cellule nervose e sono assolutamente essenziali per la comunicazione all'interno di tutti i circuiti del sistema nervoso.


I potenziali d'azione sono innescati vicino al corpo cellulare del neurone e una volta prodotti, viaggiano rapidamente nella struttura massicciamente ramificata della cellula nervosa, e lungo la strada attivano le sinapsi che la cellula nervosa produce con le altre numerose cellule nervose a cui è connessa.


Il gruppo di Bristol ha chiarito che, nel cervello invecchiato, è più difficile indurre i neuroni ippocampali a generare potenziali d'azione. Inoltre hanno dimostrato che questa riluttanza relativa di produrre potenziali d'azione nasce dalle modifiche alle proprietà di attivazione delle proteine di membrana chiamate canali del sodio, che mediano il rapido innesco del potenziale d'azione consentendo un flusso di ioni di sodio nei neuroni.


Il Professor Randall, docente di Neurofisiologia Applicata, ha detto: "Molto del nostro lavoro è capire il malfunzionamento della segnalazione elettrica nel cervello malato, in particolare nell'Alzheimer Abbiamo iniziato a chiederci, però, perché anche il cervello sano può rallentare una volta raggiunta l'anzianità. Inchieste precedenti, fatte altrove, hanno descritto i cambiamenti correlati all'età dei processi che vengono attivati dai potenziali d'azione, ma i nostri risultati sono significativi perché dimostrano che la generazione del potenziale d'azione, inizia con più difficoltà nelle cellule cerebrali anziane. "Individuando i canali del sodio, come probabile colpevole di questa riluttanza a produrre potenziali d'azione, il nostro lavoro punta anche ai modi in cui potremmo influire sulle modifiche alla eccitabilità neuronale prodotte dall'età, e di conseguenza sulla capacità cognitiva".


Questa ricerca è finanziata da Pfizer.

 

 

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

 

 


Fonte: Materiale della University of Bristol.

Riferimento: Andrew D. Randall, Clair Booth, Jon T. Brown. Age-related changes to Na channel gating contribute to modified intrinsic neuronal excitability. Neurobiology of Aging, 2012; DOI: 10.1016/j.neurobiolaging.2011.12.030.

Pubblicato in ScienceDaily il 1 Febbraio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare a informarti. Clicca qui a destra:

Notizie da non perdere

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.