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Senolitici puntano gli enzimi cerebrali legati all'Alzheimer senza danneggiare quelli sani

Chemical structures of approved and investigational senolytic 1 5 and nootropic 6 agentsSenolitici (1-5) e nootropi (6) approvati e sperimentati.

Con una nuova ricerca pubblicata su Aging, un team di ricerca della Dalhousie University di Halifax (Canada), guidato da Sultan Darvesh, ha scoperto che alcuni composti anti-invecchiamento, noti come senolitici, possono bloccare gli enzimi cerebrali dannosi legati al morbo di Alzheimer (MA) senza influire su quelli sani. I senolitici sono composti che aiutano a eliminare le cellule danneggiate o 'zombi' che si accumulano con l'età e contribuiscono all'infiammazione e alla disfunzione tissutale.


Un segno distintivo della malattia è l'accumulo di ciuffi proteici appiccicosi nel cervello, noti come placche di amiloide-beta (Aβ). Due enzimi - acetilcolinesterasi (AChE) e butirilcolinesterasi (BChE) - sono presenti vicino a queste placche. Sebbene questi enzimi abbiano ruoli importanti nella funzione cerebrale, possono anche contribuire alla progressione del MA quando si attaccano alle placche. I farmaci che puntano questi enzimi sono già usati per aiutare la memoria, ma spesso bloccano forme sia dannose che sane, con effetti collaterali indesiderati.


Per studiare una soluzione migliore, i ricercatori hanno testato sei composti noti per le loro proprietà anti-invecchiamento o di potenziamento del cervello, per capire se potevano bloccare solo le forme dannose di enzimi AChE e BChE legate al MA. Usando campioni di tessuto cerebrale da pazienti con MA e saggi di attività enzimatica, hanno scoperto che composti come dasatinib e nintedanib, due senolitici, erano in grado di bloccare le forme di AChE e BCHE associate alle placche di Aβ, senza influenzare gli enzimi cerebrali normali.


Lo studio ha anche usato la modellazione al computer per esplorare il modo in cui questi composti interagiscono con gli enzimi. I modelli hanno mostrato che gli enzimi cambiano forma quando si avvicinano alle placche, rendendoli più facili da puntare per determinati composti. Questo cambiamento può spiegare come i farmaci possono influire selettivamente solo sulle aree malate del cervello.


Sebbene non tutti i composti abbiano funzionato ugualmente bene, i risultati offrono una nuova strategia per il trattamento del MA. Concentrandosi sulle differenze tra forme enzimatiche sane e malate, i ricercatori possono progettare terapie più precise ed efficaci. Questo approccio selettivo potrebbe migliorare la memoria, ridurre l'infiammazione ed evitare gli effetti collaterali degli attuali trattamenti di MA.


In sintesi, questa ricerca apre nuove possibilità per il trattamento del MA in modo più mirato. Sottolinea inoltre come le scoperte nell'invecchiamento e nella salute del cervello possano lavorare insieme per creare terapie migliori per le malattie neurodegenerative.

 

 

 


Fonte: Dalhousie University via Impact Journals LLC (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: S Darvesh, [+3], D Sands. Differential senolytic inhibition of normal versus Aβ-associated cholinesterases: implications in aging and Alzheimer’s disease. Aging, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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