Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Livelli più elevati di leptina indicano una protezione cerebrale dalla demenza in tarda età

L'ormone per mantenere il peso è cruciale per trasmettere segnali nel cervello

healthy food and waist tape Image by freepik.com

Una nuova ricerca si è avvicinata a collegare l'obesità alla demenza. Livelli più elevati di leptina, un ormone che aiuta a mantenere normale il peso corporeo, sono associati negli adulti di mezza età a una migliore sostanza bianca trasmetti-segnale nel cervello, secondo uno studio dell'Università del Texas di San Antonio (UT Health San Antonio).


"I risultati supportano il ruolo noto delle variazioni della leptina nel rischio di demenza in tarda età, mettendo in relazione la sua carenza con i cambiamenti nella struttura della sostanza bianca, che è un evento iniziale nel processo di compromissione cognitiva dovuto al morbo di Alzheimer (MA) o alla demenza vascolare", ha affermato Claudia Satizabal PhD, prof.ssa associata del Glenn Biggs Institute for Alzheimer and Neurodegenerative Diseases di UT Health San Antonio.


La Satizabal è autrice senior dello studio pubblicato in Alzheimer's & Dementia, al quale hanno collaborato ricercatori del Biggs Institute, del Tufts Medical Center di Boston, del Framingham Heart Study, della Boston University, dell'Università della California-Davis, dell'Università Nazionale e Kapodistriana di Atene e della Columbia University.

 

Obesità e MA

Il MA è la causa principale di demenza, con un impatto sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo. Sempre più evidenze suggeriscono che l'obesità in mezza età è un importante contributo al rischio di sviluppare la malattia. Ciò ha portato a un crescente interesse a districare i meccanismi che collegano l'obesità al MA, che potenzialmente si estendono su percorsi vascolari, genetici e metabolici.


E lo studio del tessuto adiposo o grasso ha portato ad approfondimenti significativi. Una volta visto come un serbatoio passivo per lo stoccaggio di energia, il tessuto adiposo ora è considerato parte del sistema endocrino, perché secerne un gruppo di peptidi bioattivi noti come 'adipochine' o 'molecole di segnalazione delle cellule' che hanno ruoli funzionali nell'energia o nello stato metabolico del corpo, nell'Infiammazione e nell'obesità.


La leptina è una adipochina responsabile del controllo centrale dell'assunzione di cibo e dell'omeostasi energetica ed è stata implicata in varie funzioni neurofisiologiche, che includono sviluppo cerebrale, neurogenesi e neuroprotezione. A causa di questi effetti, è considerato un meccanismo plausibile nel percorso che va dall'obesità al MA, in base a scoperte che legano livelli di leptina più elevati a un rischio più basso di MA incidente e di lieve compromissione cognitiva, nonché a migliori indicatori cerebrali strutturali negli anziani, osserva lo studio.


Tuttavia, gli studi condotti su individui più giovani non hanno rilevato associazioni tra leptina e i primi indicatori del danno cerebrale che precedono il rischio di demenza in tarda età. I ricercatori del nuovo studio di UT Health San Antonio puntavano a ottenere ulteriori approfondimenti sulle potenziali relazioni tra leptina e un onere neurodegenerativo e cerebrovascolare. In particolare, hanno studiato le associazioni dei marcatori di leptina con la funzione cognitiva e le misure di risonanza magnetica (MRI) dell'atrofia cerebrale e delle lesioni vascolari negli adulti di mezza età sani.


Hanno condotto valutazioni neuropsicologiche su 2.262 partecipanti cognitivamente sani del Framingham Heart, uno studio di coorte cardiovascolare a lungo termine su residenti di Framingham (Massachusetts), che copre tre generazioni e che ora è un progetto del National Heart, Lung and Blood Institute, in collaborazione con la Boston University.


Gli scienziati hanno misurato le concentrazioni di leptina, del suo recettore leptina solubile e il loro rapporto, noto come 'indice leptina libera' (free leptin index), che indica la biodisponibilità della leptina, usando saggi di immunoassorbenti legati agli enzimi. Misure cognitive e MRI sono state ottenute usando protocolli standardizzati.


I risultati hanno trovato un'associazione più elevata del recettore leptina solubile con minore anisotropia frazionaria, un biomarcatore di integrità cerebrale della materia bianca, e minore diffusività media scheletrata, un marcatore di lesioni della materia bianca. Di conseguenza, un 'indice leptina libera' più elevato era associato a un'anisotropia frazionaria più elevata.


Questi risultati sono stati replicati in uno studio su 89 partecipanti ispanici cognitivamente sani di San Antonio, da MarkVCID, un consorzio di centri medici universitari statunitensi la cui missione è identificare e convalidare i biomarcatori della malattia dei piccoli vasi del cervello (microangiopatia) che producono contributori vascolari al deterioramento congitivo e alla demenza (VCID).


Nell'insieme, i ricercatori hanno concluso che una maggiore biodisponibilità della leptina era associata a una migliore integrità della materia bianca negli adulti sani di mezza età, a sostegno del ruolo neuroprotettivo putativo della leptina sul rischio di demenza in tarda età.

 

 

 


Fonte: Steven Lee in University of Texas at San Antonio (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: S Charisis, [+18], CL Satizabal. Leptin bioavailability and markers of brain atrophy and vascular injury in the middle age. Alz&Dem, 2024, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023 | Normativa

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Molecola 'anticongelante' può impedire all'amiloide di formare …

27.06.2018 | Ricerche

La chiave per migliorare i trattamenti per le lesioni e le malattie cerebrali può essere nelle mo...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.