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Gli occhi consentono di dare una sbirciatina al rischio di Alzheimer

I depositi proteici nella retina e nel cervello sembrano andare di conserva con la possibile neurodegenerazione, un'informazione che potrebbe portare a un rilevamento più semplice e più rapido.

amyloid retinaDepositi amiloidi marcati con fluorescenza di curcumina in una scansione retinica. (Fonte: NeuroVision)

Le placche di amiloide sono depositi proteici che si formano tra le cellule cerebrali, ostacolando la loro funzione e alla fine portando alla morte dei neuroni. Sono considerate un segno distintivo del morbo di Alzheimer (MA), e il centro di diverse investigazioni progettate per ridurre o prevenire la loro formazione, incluso lo studio A4 nazionale (USA).


Ma i depositi amiloidi possono essere presenti anche nella retina dell'occhio, spesso nei pazienti con diagnosi clinica di MA, suggerendo che sono patologie simili in entrambi gli organi.


In un piccolo studio trasversale pubblicato il 17 agosto 2021 su Alzheimer's & Dementia, un team di ricercatori, guidato da scienziati dell'Università della California di San Diego, ha confrontato i test dell'amiloide retinica e cerebrale in pazienti dello studio A4 e di un altro studio (LEARN-Longitudinal Evaluation of Amyloid Risk and Neurodegeneration) valutando il rischio di neurodegenerazione nelle persone con bassi livelli di amiloide.


Come le proverbiali 'finestre sull'anima', i ricercatori hanno osservato che la presenza di punti retinici negli occhi era correlata alle scansioni cerebrali che mostravano livelli più elevati di amiloide cerebrale. La scoperta suggerisce che la scansione retinica non invasiva può essere utile come biomarcatore per rilevare il rischio di MA di stadio iniziale.


L'autore senior Robert Rissman PhD, professore di neuroscienze dell'UC San Diego e direttore del Biomarker Core for the Alzheimer’s Disease Cooperative Study e dell'Alzheimer’s Disease Research Center dell'UC San Diego, ha detto:

"Questo era un piccolo insieme di dati iniziali ottenuto dalla visita iniziale, che coinvolgeva otto pazienti. Ma questi risultati sono incoraggianti perché suggeriscono che potrebbe essere possibile determinare l'insorgenza, la diffusione e la morfologia del MA - una diagnosi preclinica - usando una scansione retinica, piuttosto che scansioni del cervello più difficili e costose.

"Non vediamo l'ora di vedere i risultati di ulteriori scansioni retiniche in altri punti del tempo e l'impatto del solanezumab (un anticorpo monoclonale) sulle scansioni retiniche. Purtroppo dovremo aspettare di vedere e analizzare questi dati quando sarà completato l'esperimento A4".


Il passo successivo, ha detto Rissman, sarà uno studio più ampio per documentare in modo più completo, e accertare, la relazione tra l'amiloide retinica e quella cerebrale, sia trasversalmente che nel tempo.

 

 

 


Fonte: Scott La Fee in University of California - San Diego (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jennifer Ngolab, Michael Donohue, Alison Belsha, Jennifer Salazar, Paula Cohen, Sandhya Jaiswal, Veasna Tan, Devon Gessert, Shaina Korouri, Neelum Aggarwal, Jessica Alber, Ken Johnson, Gregory Jicha, Christopher Dyck, James Lah, Stephen Salloway, Reisa Sperling, Paul Aisen, Michael Rafii, Robert Rissman. Feasibility study for detection of retinal amyloid in clinical trials: The Anti‐Amyloid Treatment in Asymptomatic Alzheimer's Disease (A4) trial. Alzheimer's & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, 2021, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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