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Gene che di solito è una cattiva notizia perde forza oltre i 90 anni

Uno studio della Mayo Clinic dimostra che un gene legato al rischio di sviluppare Alzheimer, malattie cardiache e diabete diventa meno importante per la qualità della vita, dopo aver superato i 90 anni.

A quel punto, buoni amici e un atteggiamento positivo hanno un impatto maggiore, dicono i ricercatori, che pubblicano i risultati sul Journal of American Medical Directors Association di questo mese.


I ricercatori hanno utilizzato il Rochester Epidemiology Project supportato dai National Institutes of Health, un database di cartelle cliniche della Olmsted County in Minnesota, per trovare persone di età tra 90 e 99 anni che vivono da sole o in case di riposo. I 121 partecipanti hanno completato un colloquio, un esame fisico e un questionario sulla qualità della vita. I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi in base alla loro funzione cognitiva, per capire gli effetti dell'età e della malattia sul benessere, e sono stati prelevati campioni di sangue per la genotipizzazione.


I ricercatori hanno scoperto che i portatori del gene in questione, noto come ApoE4, non stavano peggio degli altri dello studio.

"Abbiamo scoperto se le persone hanno un buon benessere fisico, intellettuale, emotivo, più connessioni sociali, e se percepiscono di avere una migliore capacità di affrontare le difficoltà, si sentono di avere una migliore qualità della vita", dice la co-autrice Maria Lapid, MD, psichiatra della Mayo Clinic. "Lo studio dimostra che il genotipo ApoE4 non determina la qualità della vita, e che, indipendentemente dal sesso, i fattori ambientali giocano un ruolo importante nel benessere fisico, emotivo, spirituale e sociale", dice. "Si può avere una buona qualità di vita indipendentemente da questo gene".


L'età media dei soggetti studiati era di 93 anni, l'87 per cento erano donne. Quelli che hanno riferito una qualità di vita scadente tendevano ad essere uomini, per ragioni che non sono chiare, e le persone che hanno sperimentato il dolore.


Lo studio è stato finanziato dall'Alzheimer's Association, dal National Institute on Aging, e dal Robert H. and Clarice Smith and Abigail Van Buren Alzheimer's Disease Research Program della Mayo Foundation.

 

 

 

 

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Fonte: Materiale della Mayo Clinic.

Riferimento:
Ajay K. Parsaik, Maria I. Lapid, Teresa A. Rummans, Ruth H. Cha, Bradley F. Boeve, Vernon (Shane) S. Pankratz, Eric G. Tangalos, Ronald C. Petersen. ApoE and Quality of Life in Nonagenarians. Journal of the American Medical Directors Association, 2012; 13 (8): 704 DOI: 10.1016/j.jamda.2012.06.012.

Pubblicato in ScienceDaily il 25 Ottobre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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