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I modelli di sonno possono cambiare invecchiando: sono problemi per il futuro?

Quando Carol Gee ha compiuto 55 anni, si è fatta un nuovo amico: le 4 di mattina. In passato, di solito dormiva anche a quell'ora. Ma una volta entrata in menopausa, quella è diventata la sua nuova sveglia. "Vado a dormire e mi sveglio ogni mattina più o meno nello stesso momento, quasi come se avessi impostato la sveglia", dice la Gee, che ora ha 68 anni.


Non è l'unica persona anziana ad aver sperimentato un cambio esasperante nei cicli del sonno. Nel 2017, un sondaggio nazionale condotto dall'Università del Michigan ha rilevato che il 46% degli over-65 ha regolarmente difficoltà ad addormentarsi.


Quando le persone invecchiano, il corpo cambia in ogni modo prevedibile. Le articolazioni si irrigidiscono. Il cervello può rallentare. Le ferite impiegano più tempo a guarire. Anche i modelli di sonno cambiano. Questa può essere una novità per molti, afferma Michael V. Vitiello, psicologo dell'Università di Washington, specializzato nel sonno nell'invecchiamento.


I cambiamenti più evidenti e spesso più aggravanti sono il modo in cui cambiano i tempi di sonno e di sveglia e il sonno diventa più leggero, spesso a partire dalla mezza età. Sono finite le tirate del fine settimana fino alle 11 e la possibilità di dormire anche con un camion della spazzatura rumoroso davanti casa.


Il cambiamento più comune è la tendenza a svegliarsi con le galline o prima. I ricercatori del ritmo circadiano lo chiamano 'morningness' (mattinieria?) e hanno scoperto che, prevedibilmente, tende ad arrivare quando l'ora preferita di coricarsi delle persone, con l'età, si anticipa. Gli scienziati hanno documentato i cambiamenti nei ritmi circadiani che avvengono con l'invecchiamento, ma stanno ancora imparando perché si verificano, dice Vitiello.


Anche l'architettura del sonno - le fasi e la profondità del sonno - cambia con l'età. Gli anziani impiegano più tempo ad addormentarsi e si svegliano più spesso. Tendono a soffermarsi per meno tempo nelle fasi più profonde del sonno rispetto ai giovani adulti, e hanno anche meno sonno REM (rapid eye movement, movimento rapido degli occhi). Anche se lo scopo esatto del sonno REM non è ancora chiaro, sembra essere importante per la memoria e l'apprendimento. Meno sonno ristoratore di notte può portare a una sonnolenza durante il giorno. (Fintanto che i sonnellini non sono così lunghi da interferire con l'addormentarsi durante la notte, sono considerati parte di un normale schema del sonno).


Ma non tutte le notti senza riposo sono benigne. Gli studi hanno rilevato che il sonno scadente può rappresentare una particolare minaccia per gli anziani: cadute, depressione e ansia, problemi di memoria e aumento del rischio di suicidio sono alcuni degli effetti dei disturbi del sonno che i ricercatori hanno trovato in questo gruppo di popolazione.


Alcuni disturbi del sonno, come il 'Disturbo del Comportamento del Sonno REM' (in cui le persone esprimono sogni vividi), i disturbi del sonno-veglia del ritmo circadiano (che causano una discrepanza tra l'ora di andare a dormire e l'interesse del corpo a dormire) e l'apnea del sonno (che induce la respirazione a fermarsi ripetutamente mentre si dorme), sono stati associati ad un aumento del rischio di Parkinson, di Alzheimer e demenza.


Ma, come per i cambiamenti nell'architettura e nei tempi del sonno, gli scienziati sono ancora incerti sui motivi di queste associazioni di rischio. Kristine Yaffe, una neuropsichiatra della University of California di San Francisco, specializzata in demenza, avverte che ci sono più domande che risposte quando si tratta di demenza e sonno: "Se le persone hanno la demenza, tendono a non dormire bene", ha detto. "I problemi del sonno portano effettivamente alla demenza? A volte è difficile da districare".


In uno studio del 2017 apparso sulla rivista Sleep, i ricercatori hanno scoperto che le persone con disturbi del sonno avevano un rischio di deterioramento cognitivo e/o di Alzheimer superiore di 1,68 volte rispetto a quelli senza interruzioni del sonno. Ma come hanno chiarito i ricercatori, non c'era modo di sapere se i disturbi del sonno sono una causa di demenza o solo un suo sintomo.


Ciò che è chiaro è l'associazione tra buon sonno e benessere psicologico negli anziani. Uno studio del 2010 ha documentato tale associazione quando si trattava della qualità del sonno, ma la quantità di sonno non mostrava gli stessi effetti.


E qui, dicono gli esperti, ci può essere la chiave per capire il sonno quando invecchi. Se stai dormendo meno, ma non senti effetti negativi fuori dal letto, i cambiamenti potrebbero essere semplicemente normali, legati all'età. Se si verifica un improvviso cambiamento nel sonno, o il sonno insufficiente o inadeguato interferisce con la vita quotidiana, alterando la personalità, o il tuo compagno di letto dice che smetti di respirare quando russi, potrebbe essere un segno di qualcosa di più serio e vale la pena parlare con il tuo medico.


A volte capire il sonno è solo una questione di tentativi. Florine Salierno, di 81 anni, ha scoperto che anni di tentativi di prodotti da banco come la melatonina non hanno fatto nulla per la sua insonnia e non le piacevano i vari farmaci che le erano stati prescritti. Ora, segue il suggerimento del medico di fare meditazione quando non riesce a riaddormentarsi, cosa che a volte la aiuta. La Salierno può sentirsi infastidita o addirittura depressa da una notte insonne, ma nella maggior parte dei casi cerca di non lasciarsi disturbare.


E questo corrisponde a quello che dicono i ricercatori. Il nostro corpo cambia nel corso degli anni ed è normale che anche il sonno cambi: "Lo vedo come un tessuto nel tempo", dice Vitiello. "Puoi correre i 100 metri con la stessa velocità di quando avevi 18 anni?". Nel tempo, dice, i modelli di sonno semplicemente cambiano. "Molti anziani riconoscono che non dormono come quando avevano 18 anni, ma possono ancora funzionare e stanno bene. E tutto va bene nell'universo".

 

 

 


Fonte: Erin Blakemore in The Washington Post (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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