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La demenza del tuo famigliare non deve essere una condanna a morte anche per te

DiagnosiFinalmente riesci a convincere il coniuge ad andare insieme dal medico. E' solo sulla settantina, ma ultimamente dimentica dove sono le chiavi della macchina, non trova le parole e si perde quando esce da solo. C'è preoccupazione da un pò di tempo, e quindi sei sollevata nel sapere che il coniuge è disposto a vedere un professionista.

Il medico, un neurologo, è un uomo alto, distinto, ricercatore, sulla sessantina.


Indossa un lungo camice bianco inamidato ed è seduto dietro la sua scrivania ingombra. Chiede a tuo marito di ricordare tre cose: una palla, uno spazzolino da denti e una penna. Li memorizzi anche tu, sperando che il tuo cervello stia ancora funzionando. Quindi chiede a tuo marito di sottrarre sette da 100 e continuare a sottrarre sette fino a zero, se riesce. Tuo marito dice: "93, 82".


Cosa? Ti siedi più dritta e cerchi di non sbottare: "93, 86". Tuo marito era molto bravo in matematica al liceo e ha studiato ingegneria all'università. Ti ha insegnato a fare calcoli, ma tutto ad un tratto non sa che 93 meno sette fa 86? Cominci a pensare a come negavi quando faceva cadere le cose e vagava per la casa. Tuo marito non riesce a ricordare le tre cose che avrebbe dovuto ricordare 10 minuti fa. Tu sei contenta di poterlo fare, ma il tuo cuore batte troppo veloce.



Infine, il medico guarda tristemente entrambi e dice a tuo marito: "Credo che tu abbia la demenza". Tu dici: "Che cosa possiamo fare? C'è qualche farmaco che alleviare i sintomi?". La sua testa si china a scrivere sul ricettario. "Gli darò due farmaci, ma in realtà non faranno un granchè". Tu vorresti che non fosse stato così diretto.  E' doloroso.


Vorresti investire il medico di domande, perché sai che tuo marito è stato condannato ad una pena di morte, proprio come suo padre prima di lui. Vorresti veramente gridare: "No, Dio! aiutaci!". Suo padre è morto dopo cinque anni intensi di sofferenza. A questo punto, se vuoi rimanere sana ed emotivamente forte, è necessario fare un respiro profondo e non credere di avere ricevuto una condanna a morte. Ecco cinque modi per tenerti in pista:

  • Ricordati che sei un individuo autonomo e non sei tuo marito. Anche se siete stati insieme molti anni, ora è necessario iniziare a separarsi emotivamente. Questo non è un processo facile, ed è meglio iniziare subito dopo la diagnosi di demenza.
  • Continua a lavorare e fare quello che fai di solito, come fare esercizio fisico e mantenere amicizie e altre relazioni personali e professionali. Molti coniugi smettono di lavorare e diventano caregiver a tempo pieno a questo punto. Si isolano da amici e familiari quando dovrebbero andare incontro agli altri, per quanto possibile. Se te lo puoi permettere, trova un aiuto per assistere il tuo caro con demenza. Io e molti dei miei colleghi abbiamo scoperto che i coniugi che si dedicano esclusivamente all'assistenza si ammalano di più e perfino muoiono subito dopo il loro caro.
  • Non sottovalutare quanto possa essere stressante assistere il tuo caro. Trova un aiuto professionale, sia aderendo ad un gruppo di sostegno che con una psicoterapia individuale.
  • Contatta più famigliari che puoi. Se hai una famiglia numerosa, fai in modo che molti membri siano coinvolti nel più breve tempo possibile. In caso contrario, fai nuove amicizie e sollecita il loro aiuto.
  • Mangia e dormi bene. Entrambe queste funzioni di base saranno compromesse dall'assistere il tuo caro con demenza. Assicurati inoltre che il tuo umore resti positivo. Molti coniugi cadono in depressione o nei disturbi d'ansia quando lottano per prendersi cura dei loro cari.


Ricordati che, per quanto vicina tu possa essere al tuo coniuge (o genitore), la sua condanna a morte non è la tua condanna a morte. Proteggiti dallo stress eccessivo, rimanendo forte e ricordando che puoi scegliere come reagire alla malattia del tuo caro.

 

 

 

 

 


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Carol W. Berman, M.D. Scritto da Carol W. Berman, MD, Assistente professore di psichiatria al Medical Center della NewYork University.

Pubblicato in Huffington Post il 25 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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