Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La terapia efficace per l'Alzheimer abbandonata dalla medicina convenzionale dal 1991



Oggi negli Stati Uniti una persona over-65 su 9 soffre di Alzheimer. A 85 anni, uno su tre ha la malattia, che porta con sé perdita di memoria, difficoltà a comunicare, confusione, depressione, e lentezza nei movimenti.


La medicina convenzionale sostiene che non c'è alcun modo per impedire, rallentare o curare la morte delle cellule cerebrali causata dall'Alzheimer.


Tuttavia, uno dei trattamenti sperimentati anni fa, tra i più efficaci studiati fino ad oggi, è stato abbandonato dalla scienza convenzionale, nonostante il fatto che i risultati dello studio del 1991 su quel trattamento (che affrontava una causa principale controversa del gonfiore, del danno e della morte delle cellule cerebrali) aveva offerto una mappa per rallentare o prevenire la malattia.


Venticinque anni fa, la Dott.ssa Maire Percy e un team di ricercatori hanno trovato una terapia farmaceutica che rallentava della metà l'avanzata dell'Alzheimer, conservando al paziente la capacità di prendersi cura di se stesso più a lungo e meglio.


La terapia era un trattamento combinato tra il farmaco di chelazione deferoxamina (DFO) e degli antiossidanti. Dei 48 pazienti dello studio, i cinque che non hanno ricevuto alcun trattamento sono morti, ma tutti quelli della terapia sono sopravvissuti.


Anche se in questo studio il DFO aveva effetti collaterali negativi, ed era costoso e inutile per le aziende farmaceutiche, la relazione dello studio sul successo della terapia mostra che era una possibile chiave per rallentare l'Alzheimer: una combinazione tra una chelazione per rimuovere l'alluminio e gli antiossidanti per proteggere la cervello dai danni da metalli pesanti.


La Dott.ssa Percy voleva concentrarsi sulla rimozione dell'alluminio a causa dei suoi effetti tossici, molti e forti, conosciuti. Lei lo chiama "l'elemento naturale neurotossico più abbondante a cui siamo esposti". Eppure la medicina convenzionale si spinge fino a chiamare il collegamento Alzheimer-alluminio un 'mito': "Nel complesso, gli scienziati possono solo dire che è ancora incerto se l'esposizione all'alluminio ha un ruolo nell'Alzheimer", scrive WebMD, una voce leader della medicina convenzionale su Internet.


Ciò nonostante, la Dott.ssa Percy ha capito che il collegamento tra il metallo onnipresente e l'Alzheimer si basa su almeno sette osservazioni indipendenti che il metallo neurotossico promuove fortemente modifiche, stress e danni che quasi riflettono le caratteristiche principali dell'Alzheimer.


Una delle evidenze più importanti che suggeriscono il ruolo importante dell'alluminio nell'Alzheimer è che il trattamento per chelare il metallo fuori dal corpo è stata una delle strategie terapeutiche più efficaci trovate finora.


La medicina convenzionale e WebMD fanno sembrare innocuo l'alluminio: "un elemento comune della crosta terrestre, presente in piccole quantità nei prodotti per la casa e in molti alimenti". In questo modo, i lettori sono sviati in fiducia dall'imparare e dal prendere misure per evitare un metallo tossico sempre presente che provoca chiaramente danni cerebrali di tipo Alzheimer.


Questo dipende probabilmente dal fatto che questa neurotossina è "uno dei pochi materiali che influenzano ogni persona nel paese", scrive la Aluminum Association. Il metallo stimola l'attività economica negli Stati Uniti, aggiungendo 186 miliardi di dollari all'economia, ed è un ingrediente sempre presente in quasi tutto, dai materiali da costruzione al dentifricio, al deodorante, ai prodotti da forno, alle pillole, e al latte per neonati.


Anche se il corpo medico nega il ruolo dell'alluminio nell'Alzheimer, i risultati dello studio della Dott.ssa Percy del 1991 hanno mostrato chiaramente che la terapia diretta a invertire gli effetti tossici noti dell'alluminio sulle cellule cerebrali, con un mix di chelanti disintossicanti e antiossidanti che invertono i danni, ha rallentato il progresso della malattia di due volte e probabilmente ha impedito diversi decessi nel gruppo di studio di 48 membri.


Sono disponibili modi naturali e convenienti per rimuovere i metalli pesanti, ma poiché la terapia colpisce il delicato equilibrio del cervello e le azioni del sistema immunitario, anche un trattamento naturale lieve può fare più male che bene, se usato male, e dovrebbe essere intrapreso soltanto con la supervisione di un professionista sanitario.


La ricerca continua a dimostrare il danno cerebrale causato dall'alluminio che le persone ingeriscono ogni giorno dal cibo, dai farmaci, dall'acqua, dei deodoranti, e da altro ancora. La scelta di prodotti che sono privi di alluminio è un passo logico per prevenire l'Alzheimer.

 

 

 


Fonte: Olga Belinskaya in American Free Press (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Percy ME, Kruck TPA, Pogue AI, Lukiw WJ. Towards the prevention of potential aluminum toxic effects and an effective treatment for Alzheimer’s disease. Journal of inorganic biochemistry. 2011;105(11):1505-1512. doi:10.1016/j.jinorgbio.2011.08.001.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Il cammino può invertire l'invecchiamento del cervello?

2.09.2021 | Esperienze & Opinioni

Il cervello è costituito principalmente da due tipi di sostanze: materia grigia e bianca...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)