Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Controcorrente: 'Non dobbiamo temere la demenza; la fine dell'epidemia è in vista'

Solo pochi tra noi vogliono invecchiare, visto che la maggior parte ha paura di diventare mentalmente confuso.


Ma ora che il nostro corpo dura più a lungo, in migliori condizioni di salute, e il cervello non fa eccezione, la prospettiva di vivere una vecchiaia soddisfatta è più alta che mai. Non è difficile pensare a una persona molto vecchia che è ancora tagliente come una lama di rasoio.


Questo semplice fatto è logica scientifica che smentisce la nozione che la vecchiaia ti fa diventare confuso. La vecchiaia e la demenza sono due entità separate che, anche se spesso coincidono, sono altrettanto diverse come la vecchiaia e i capelli grigi. Perché allora così tante persone credono che le due siano in stretto contatto?


L'attenzione data da tutto il mondo all'Alzheimer, come è erroneamente chiamata la demenza, non sembra comparsa di punto in bianco. Agli inizi del 1900, il medico tedesco Alois Alzheimer ha descritto i sintomi di un paziente psichiatrico di mezza età. Dopo la sua morte, ne ha esaminato il cervello, ed è diventato il primo ricercatore a descrivere i depositi di amiloide. Con questo, aveva scoperto un meccanismo plausibile che causa segni e sintomi. A quel tempo, l'opera di Alzheimer non aveva ricevuto molta attenzione. Psichiatri e anatomisti hanno contestato l'importanza della sua nuova scoperta, preferendo sottolineare la relazione tra vasi sanguigni e danni nel cervello.


Per lungo tempo la demenza è tornata completamente in secondo piano come malattia riconosciuta, e le persone che diventavano confuse in età avanzata erano dichiarate "senili". La senilità era ritenuta il risultato del "normale" processo di invecchiamento e a metà del secolo scorso questo tipo di problemi riceveva scarsa attenzione.


La negazione dell'esistenza della demenza è un segno della discriminazione che affliggeva gli anziani. Nel 1975 è apparsa una nuova alba di ricerche, guidata dallo statunitense dottor Robert Butler (il primo direttore del National Institute on Ageing), che ha spezzato questa visione fatalista. Butler è stato un pioniere: "La malattia di Alzheimer" è stata finalmente riconosciuta da medici e scienziati ricercatori medici.


La parte positiva della "guerra all'Alzheimer" è che ha rimesso il problema della demenza al suo posto sulla mappa. Opinionisti e responsabili delle politiche in molti paesi sviluppati hanno predetto scenari orrendi, con numeri di pazienti di demenza in aumento sempre più drastico nei prossimi anni. In parte è vero, perché la generazione nata nel dopoguerra (baby boom) sta raggiungendo l'età cruciale. Dopo tutto, la demenza è una malattia che colpisce principalmente le persone anziane.


Ma tali prognosi si basano sul presupposto che il rischio statistico di demenza rimarrà lo stesso. Si tratta di un falso presupposto. Ricercatori olandesi hanno dimostrato che il rischio di demenza in età avanzata è significativamente più basso a partire dal 2000 rispetto a prima.


Le scansioni cerebrali effettuate dopo il 2000 hanno dimostrato molti meno danni dovuti alla malattia vascolare cerebrale, che sarebbe una spiegazione plausibile della riduzione del rischio di demenza. L'epidemia di malattie cardiovascolari è da tempo in declino, a cominciare dalla riduzione del numero di attacchi di cuore nella mezza età, e seguito da un calo nel numero di ictus subiti dalle persone anziane. Ora, come conseguenza, vediamo le cifre della demenza che cadono per i più vecchi della società.


I colleghi in Danimarca e in Svezia, in modo indipendente, hanno fornito una notevole conferma di questo miglioramento generale del corpo e della mente. Essi hanno dimostrato inconfutabilmente che le funzioni fisiche e mentali delle persone che hanno ora più di 90 anni sono semplicemente migliori di quelle dei novantenni nati 10 anni prima.


Essi ritengono che questo sia dovuto, almeno in parte, al fatto che gli anziani di oggi generalmente hanno avuto una migliore istruzione nei primi anni di vita. Il loro cervello è stato nutrito meglio. Non è una sorpresa che una indagine su grande scala della popolazione nel Regno Unito ha spinto i ricercatori a segnalare un calo del 30% nel rischio di demenza nel corso degli ultimi 20 anni.


La fine dell'epidemia è in vista.


I test precoci sono necessari? C'è un consenso generale che lo screening per la demenza non ha assolutamente alcun senso, e può anche essere considerato immorale. I test per gli stadi precoci della demenza possono essere un pericolo enorme, poiché le persone che ricevono una diagnosi credono di essere destinate a morire con la demenza, fatto che è ben lungi dall'essere sempre vero.


Dopo aver dato la diagnosi di demenza, la medicina moderna non ha nulla da offrire per rallentare una qualsiasi degenerazione cognitiva. Tuttavia, l'esperienza insegna che trattando in modo appropriato l'alta pressione sanguigna, impegnandosi in attività fisica ed evitando di diventare sovrappeso, si può prevenire la demenza.


La grande differenza nel modo in cui invecchiano le persone dovrebbe spingerci a raccogliere la sfida individuale e la responsabilità pubblica di invecchiare bene. Non è mai troppo tardi, ma neanche troppo presto per iniziare.

 

 

 


Fonte: Rudi Westendorp, professore di Medicina e Anzianità all'Università di Copenhagen

Pubblicato in The Guardian (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

I tuoi ricordi sono governati da timer nascosti nel tuo cervello

10.12.2025 | Ricerche

Uno dei compiti più essenziali del cervello è decidere quali esperienze immagazzinare co...

Per capire l'Alzheimer, ricercatori di Yale si rivolgono alla guaina di m…

4.07.2025 | Ricerche

L'interruzione degli assoni, la parte simile a una coda nelle cellule nervose che trasme...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)