In materia di rette, le residenze per anziani non autosufficienti si trovano schiacciate fra l’indecisione della politica e le rivendicazioni dei cittadini. A denunciarlo è il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, di cui fa parte anche Uneba, evidenziando un problema che anche Uneba da tempo sottolinea. “Le scelte compiute dalla magistratura assumono così un ruolo di sostituzione della politica sempre maggiore”, scrive il Patto nel comunicato stampa che potete leggere anche qui sotto.
Se si azzerassero le rette per le sole persone affette da Alzheimer, nota il Patto, ”notevoli sarebbero le iniquità prodotte. Da una parte, tra la popolazione di anziani non autosufficienti pure portatori di gravi patologie, con le persone affette da Alzheimer (40% dei residenti nelle strutture) esentate e gli altri no. Dall’altra, una gratuità totale delle rette sarebbe iniqua con riferimento a coloro che hanno disponibilità economiche tali da potersele permettere. Inoltre, quello che, in linea teorica, pare un intervento a favore Alzheimer, nei fatti si rivela essere il contrario. La possibilità di sentenze che azzerino le rette, infatti, produce disincentivi per le strutture a prendere in carico l’utenza Alzheimer per non essere esposte ai ricorsi e ai conseguenti deficit di bilancio: paradossalmente provocherebbe una diminuzione di posti effettivi e quindi un aumento delle liste di attesa”.
“La situazione attuale – ribadisce il Patto Non Autosufficienza – non è sostenibile. Serve, con urgenza, un intervento normativo per dare certezze e superare l’attuale caos che si riverbera negativamente su tutti i soggetti interessati. Un intervento che, non metta in discussione diritti acquisiti, non costringa a inutili costi per contenziosi e vada nella direzione della sostanziale sostenibilità per i cittadini e per gli enti pubblici, privati e del terzo settore che gestiscono i servizi”.
Il comunicato completo:
Fonte: Uneba.org
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