Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Espellere la spazzatura proteica diventa più difficile per i neuroni che invecchiano

Aberrantly formed autophagosomes accumulate in neuron of an aged mouseAutofagosomi aberranti si accumulano nel neurone di un topo anziano (Fonte: Andrea Stavoe)Le cellule smaltiscono la "spazzatura" dannosa attraverso l'autofagia, un processo normale e necessario in cui vengono gestite le proteine ​​aggregate e le strutture disfunzionali.


Se una parte di questo meccanismo non funziona, i rifiuti si accumulano all'interno delle celle, alla fine uccidendoli.


Secondo un nuovo studio eseguito all'Università della Pennsylvania, mentre le cellule invecchiano, declina la loro capacità di disfarsi dei rifiuti nocivi.


I risultati suggeriscono che il deterioramento dell'autofagia nei neuroni invecchiati - cellule che non si riproducono mai e sono vecchie come il corpo dove abitano - potrebbe essere un fattore di rischio per una serie di malattie neurodegenerative come la sclerosi laterale amiotrofica, l'Alzheimer e il Parkinson.


Lo studio, frutto di scansioni in-vivo dei neuroni di topi giovani e anziani, è stato appena pubblicato su eLife dall'autrice senior Erika Holzbaur PhD, professoressa di Fisiologia, e dal primo autore Andrea Stavoe PhD, postdottorato del laboratorio della Holzbaur. L'importanza dell'autofagia è stata riconosciuta nel 2016 con il premio Nobel in Fisiologia o Medicina.


"Il pensiero corrente tra gli scienziati è che il declino dell'autofagia rende i neuroni più vulnerabili ai rischi genetici o ambientali", ha scritto la Holzbaur. "Ciò che motiva la nostra linea di ricerca è che la maggior parte delle malattie neurodegenerative in cui è implicato un deterioramento dell'autofagia, come la SLA, l'Alzheimer, l'Huntington e il Parkinson, sono anche disturbi dell'invecchiamento".


All'inizio dell'autofagia, un componente all'interno della cellula, chiamato autofagosoma, inghiotte le proteine ​​mal ripiegate o le strutture danneggiate, per degradarle, sequestrando essenzialmente questi rifiuti in un sacchetto della spazzatura biologico. L'autofagosoma si fonde quindi con una seconda struttura cellulare, chiamata lisosoma, che contiene gli enzimi necessari a scomporre la spazzatura, consentendo ai componenti di essere riciclati e riutilizzati.


Questo flusso elegante di rimozione dei rifiuti è ciò che mantiene i neuroni sani, ma in sua assenza, i neuroni alla fine muoiono a causa dell'accumulo di rifiuti non presi in carico. "Pensa alle strade della città durante uno sciopero dei netturbini", ha detto Stavoe.


Il team ha valutato il tasso di autofagia nei neuroni del topo durante l'invecchiamento e ha trovato una diminuzione significativa del numero di autofagosomi prodotti, insieme a difetti pronunciati nella struttura degli autofagosomi prodotti dai neuroni di topi anziani.


Mentre i primi stadi della formazione degli autofagosomi non sono influenzati, ci sono frequenti stalli nella loro formazione nei topi anziani, e quelli che si formano sono deformi. Questi difetti possono indurre la spazzatura ad accumularsi nelle sinapsi neuronali. Stavoe osserva che in altri studi sono stati osservati autofagosomi con membrane deformate nel tessuto cerebrale di persone decedute con una malattia neurodegenerativa.


È importante notare che l'attivazione della proteina WIPI2B nei topi anziani ripristina la formazione di autofagosomi nei neuroni invecchiati, riportando in linea il processo di raccolta dei rifiuti autofagici. Questo recupero dipende dal livello di attivazione di WIPI2B, fornendo informazioni sulla regolazione biologica della formazione di autofagosoma.


Dall'altra parte, quando i ricercatori hanno tolto il WIPI2B dai neuroni giovani, la formazione dell'autofagosoma si è arrestata. "Questo straordinario e completo recupero dell'autofagia attraverso una proteina suggerisce un nuovo obiettivo terapeutico per la neurodegenerazione associata all'età", ha detto Stavoe.

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andrea Stavoe, Pallavi Gopal, Andrea Gubas, Sharon Tooze, Erika Holzbaur. Expression of WIPI2B counteracts age-related decline in autophagosome biogenesis in neurons. eLife, 16 July 2019, DOI: 10.7554/eLife.44219

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Perché è importante la diagnosi precoce di demenza?

31.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Vedere problemi di memoria nel tuo caro anziano può essere davvero spaventoso. Magari no...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

We use cookies on our website. Some of them are essential for the operation of the site, while others help us to improve this site and the user experience (tracking cookies). You can decide for yourself whether you want to allow cookies or not. Please note that if you reject them, you may not be able to use all the functionalities of the site.