Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Capire come si formano i ricordi è cruciale per trattare l'Alzheimer

Si dice che un cruciverba al giorno tiene la mente acuta.


La scienza più recente sta iniziando a spiegare perché.


Con l'invecchiamento della popolazione, e con la demenza che diventa più comune, gli scienziati sono in corsa contro il tempo per trovare trattamenti efficaci.


Recentemente, abbiamo cominciato a capire come le persone formano i ricordi, un passo importante per determinare come li perdono e, alla fine, come invertire questo tragico processo.


Abbiamo scoperto che il nostro cervello non è cablato in modo duraturo. Quando siamo nati non sapevamo camminare e parlare, queste cose devono essere apprese. E la ragione per cui siamo in grado di imparare, non solo da bambini, ma per tutta la vita, dipende da una caratteristica del nostro cervello, capita relativamente di recente: la "plasticità".


Abbiamo scoperto che il cervello può cambiare e modellarsi per adattarsi alle nuove circostanze. E questa è una buona notizia per le persone che cercano di recuperare da ictus, lesioni cerebrali o da Alzheimer. E vale anche per l'autismo, la schizofrenia e la depressione, e per qualsiasi altra condizione che affligge il cervello.


I nostri nervi inviano segnali in tutto il cervello, che "portano" i nostri pensieri e ricordi. I segnali sono controllati da connettori che possono diventare più forti o più deboli a seconda di centinaia di fattori, genetici e ambientali. Nelle malattie del cervello come l'Alzheimer, le connessioni sono soffocate. Potreste aver sentito parlare delle placche rivelatrici, dei grovigli o anche del restringimento del cervello che possono essere individuati con scansioni sul cervello di Alzheimer. Prima che emergano tutti quei segni, il primo indicatore è la scomparsa dei connettori nervosi.


Ci sono modi per rafforzare quei connettori e altri per indebolirli. I cruciverba, ritenuti da tempo capaci di mantenere la mente acuta, sono una forma di esercizio mentale che coinvolge quello che noi chiamiamo «potenziamento a lungo termine», il rafforzamento dei connettori.


Il rovescio della medaglia, lo stress cronico, indebolisce gli stessi connettori, un processo chiamato «depressione a lungo termine». (Tuttavia, gli attacchi di stress acuto possono effettivamente aiutare, perché impegnano la mente). In un cervello sano, il «potenziamento a lungo termine» e questa «depressione» dei connettori sono in equilibrio. Dobbiamo capire ciò che altera questo equilibrio, e come ristabilirlo.


Solo ora stiamo iniziando a comprendere tutti i diversi modi con cui armonizzare i connettori nel nostro cervello che controllano la memoria. Teoricamente, alimenti e integratori potrebbero avere un ruolo importante, ma non abbiamo ancora capito come usare questi strumenti. Dobbiamo esplorare tutte i cambiamenti genetici e ambientali che possono indebolire i nostri connettori, prima di sapere quali sostanze chimiche specifiche possono essere un antidoto.


Un settore molto promettente è il recente sviluppo di strumenti come il «gene editing» [intervento genetico], che ci permetterà di trovare i più importanti tra le centinaia di geni coinvolti nelle malattie del cervello, in modo da poter sviluppare terapie che li spengano senza alcun impatto sulle altre funzioni importanti.


Forse un passo successivo più immediato è mettere a punto farmaci già esistenti che aiutano a ripristinare l'equilibrio tra potenziamento e depressione dei connettori. Ora che sappiamo che sono coinvolti neurotrasmettitori e recettori nel cervello, possiamo puntarli in modo molto più efficace, e dovremmo essere in grado di sviluppare i primi trattamenti veramente efficaci di Alzheimer.


Alzheimer e demenza sono malattie incredibilmente complesse, e molte decine di farmaci finora non sono riusciti a controllarle. Arriveranno innovazioni reali perché abbiamo iniziato a comprendere la loro fisiologia al livello più fondamentale.


Il mondo attende da troppo tempo una buona notizia per la lotta contro queste malattie strazianti, che derubano le persone della loro identità e trasformano i propri cari in estranei. Ma credo che dei trattamenti efficaci non possono che arrivare da una chiara comprensione dell'insorgenza e della progressione della malattia, e quell'immagine sta cominciando solo ora a essere messa a fuoco.

 

 

 


Fonte: Graham Collingridge, professore di fisiologia della University of Toronto

Pubblicato su: The Star (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Un singolo trattamento genera nuovi neuroni, elimina neurodegenerazione nei to…

1.07.2020 | Ricerche

Xiang-Dong Fu PhD, non è mai stato così entusiasta di qualcosa in tutta la sua carriera...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)