Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Proteine ​​di tipo prionico collegate all'Alzheimer e ad altre condizioni

Una nuova teoria sui disturbi che attaccano il cervello e la colonna vertebrale ha ricevuto un notevole impulso da scienziati della School of Medicine della Washington University di St. Louis.


La teoria attribuisce questi disturbi alle proteine ​​che agiscono come prioni, copie di una proteina normale danneggiate in modo da causare malattie. Gli scienziati in precedenza pensavano che solo una particolare proteina avrebbe potuto essere danneggiata in questo modo, ma i ricercatori nel laboratorio di Marc Diamond, MD, riferiscono che un’altra proteina legata all'Alzheimer e a molte altre condizioni neurodegenerative si comporta proprio come un prione.


Il laboratorio di Diamond ha scoperto che la proteina tau potrebbe essere danneggiata in modi diversi, e che queste diverse forme di corruzione - chiamate ceppi - sono legate a forme distinte di danni al cervello.


“Se pensiamo a questi diversi ceppi di tau come a diversi agenti patogeni, allora possiamo cominciare a descrivere molte malattie umane legate alla tau sulla base dei ceppi che ne sono alla base”, ha detto l’autore senior Diamond, Professore «David Clayson» di Neurologia. “Questo può implicare che alcuni anticorpi o farmaci, per esempio, funzionano meglio contro alcuni disturbi rispetto ad altri”.


Lo studio è stato condotto dai primi coautori David Sanders e Sarah Kaufman, dottorandi, ed è apparso online il 22 maggio su Neuron.


I prioni sono composti da proteine normali che sono piegate in forma anomala. Essi non sono vivi, ma i loro effetti possono essere simili ai microbi infettivi come batteri o virus. La particolare struttura consente ai prioni di replicarsi attraverso una sorta di pressione tra pari molecolari: quando un prione interagisce con le proteine identiche, ma piegate normalmente, può indurre queste proteine a diventare prioni, piccoli aggregati, o grumi, che possono diffondersi da cellula a cellula.


I prioni sono balzati inizialmente all’attenzione popolare nel 1990 con la comparsa del morbo della mucca pazza, una malattia che distrugge il cervello dei bovini. Gli scienziati hanno collegato alcuni casi di una condizione simile delle persone al consumo di carne proveniente da mucche infettate. I ricercatori hanno infine stabilito che la malattia è causata da un ceppo distinto di prioni prodotti dai bovini ammalati.


Gli scienziati avevano sospettato che le forme prioniche di una proteina chiamata alfa-sinucleina contribuiscono al Parkinson e ad altre condizioni, e le versioni prioniche delle proteine SOD1 e TDP43 possono causare la sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta anche come morbo di Lou Gehrig. Gli scienziati hanno anche individuato ciuffi tau in 25 diverse malattie neurodegenerative, chiamate collettivamente taupatie. Questo ha suggerito il potenziale comportamento prionico della tau.


Nel 2009, il gruppo di Diamond ha rilevato che la tau si piega erroneamente in varie forme diverse in provetta. “Quando abbiamo infettato una cellula con una di queste copie deformi di tau e abbiamo permesso alla cellula di riprodursi, le cellule figlie contenevano copie di tau misfolded [mal ripiegate] allo stesso modo della cellula madre”, ha detto Diamond. “Inoltre, se estraiamo la tau da una cellula colpita, potremmo reintrodurla in una cellula normale, dove ricreerebbe la stessa forma aggregata. Ciò dimostra che ognuna di queste copie di forma diversa della proteina tau può formare ceppi di prioni stabili, come un virus o un batterio, che possono essere trasmessi indefinitamente”.


Diamond ha usato i prioni tau prodotti dalle cellule per infettare il cervello di topi, dimostrando che ceppi di forma diversa causano diversi livelli di danno cerebrale. Ha isolato i prioni dai topi, li ha fatti crescere in coltura cellulare, e poi ha infettato altri topi. Durante questi trasferimenti, ogni particolare prione continua ad essere mal ripiegato nella stessa forma e causa danni allo stesso modo.


Infine, i ricercatori hanno esaminato ciuffi di tau nel cervello di 28 pazienti dopo la loro morte. Ciascuno dei pazienti era noto per avere una delle cinque forme di tauopatia. “Ogni malattia aveva un ceppo di prione tau unico o una combinazione di ceppi ad esso associati”, ha detto. “Per esempio, abbiamo isolato lo stesso ceppo del prione tau da quasi tutti i pazienti con Alzheimer che abbiamo esaminato”. In genere anche i campioni di cervello di pazienti con la degenerazione neurologica progressiva cortico-basale e la malattia di Pick avevano gli stessi ceppi di prioni tau o miscele di ceppi.


Diamond e altri stanno ora lavorando per trovare un modo per isolare i prioni tau in modo non invasivo dalle persone per fini diagnostici. Le opzioni per fermare i prioni sono gli anticorpi monoclonali, che potrebbero marcare i prioni per essere disattivati o per l’attacco e la rimozione da parte del sistema immunitario (rif. studio Diamond e David Holtzman, MD, preside di Neurologia, in Neuron 2013). Sia Diamond che gli altri stanno sviluppando dei modi per bloccare il movimento dei prioni tau tra le cellule e impedire alle cellule da produrre nuove copie delle proteine prioniche.

 

 

 

 

 


Fonte: Michael C. Purdy in Washington University Saint Louis  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Sanders DW, Kaufman SK, DeVos SL, Sharma AM, Mirbaha H, Li A, Barker SJ, Foley AC, Thorpe JR, Serpell LC, Miller TM, Grinberg LT, Seeley WW, Diamond ML. Distinct tau prion strains propagate in cells and mice and define different tauopathies.Neuron, online May 22, 2014. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.neuron.2014.04.047

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Il ruolo sorprendente delle cellule immunitarie del cervello

21.12.2020 | Ricerche

Una parte importante del sistema immunitario del cervello, le cellule chiamate microglia...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)