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Nuovo farmaco può migliorare la memoria nelle persone con Alzheimer moderato

Un nuovo farmaco aggiuntivo può migliorare i problemi di memoria nelle persone con Alzheimer moderato, secondo uno studio di fase IIa pubblicato oggi che sarà presentato al 65° Meeting annuale dell'Accademia Americana di di Neurologia a San Diego dal 16 al 23 Marzo 2013.

Il farmaco, chiamato ORM-12741, è il primo a puntare uno specifico sottotipo di recettori adrenergici (alfa-2C) nel cervello, ritenuti coinvolti nella modulazione delle funzioni del cervello in condizioni di stress, la risposta "combatti o fuggi".


Per la sperimentazione clinica, a 100 persone con Alzheimer moderato sono stati somministrati in modo casuale 30 o 60 milligrammi, o 100 a 200 mg di ORM-12741 o una pillola placebo, due volte al giorno per tre mesi, come terapia aggiuntiva a un farmaco colinesterasi. Inoltre è stato permesso l'uso di memantina. Questi sono gli altri farmaci per l'Alzheimer attualmente sul mercato. Né i ricercatori né i partecipanti sapevano quali trattamenti ricevevano i partecipanti.

 

Dopo tre mesi, i ricercatori hanno rianalizzato diversi aspetti della memoria e del comportamento dei partecipanti. Quelli che hanno preso l'ORM-12741 hanno avuto risultati migliori sui test di memoria rispetto a coloro che hanno ricevuto la pillola di placebo.


Ai tre mesi, i punteggi di memoria per quelli che hanno ricevuto la pillola placebo erano peggiorati del 33 per cento, mentre i punteggi di coloro che hanno preso l'ORM-12741 erano migliorati del 4 per cento.


"Attualmente, c'è solo una manciata di farmaci per l'Alzheimer sul mercato e hanno solo effetti moderati sui sintomi della malattia", dice l'autore dello studio Juha Rouru, MD, della Orion Pharma di Turku in Finlandia. "E' emozionante ogni volta che si trova un farmaco che punta un nuovo percorso nel cervello e mostra una efficacia negli studi clinici".


Si stima che entro il 2050 ci saranno 13,8 milioni di persone con Alzheimer.


Lo studio è stato finanziato da Orion Pharma.

 

 

 

 


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Fonte: American Academy of Neurology (AAN).

Pubblicato in Science Daily il 11 Marzo 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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